sabato 30 luglio 2016

Autostrada Roma-Latina, il no dei costruttori: «Solo sprechi e ritardi»

di Michele Marangon

Appello a Renzi e Zingaretti: «Usiamo i 468 milioni del Cipe per mettere in sicurezza la Pontina»». Il commissario Pozzi:« Finanzimento vincolato, proposta Acer irricevibile»

Un’associazione di imprenditori edili, forse per la prima vota nella storia italiana, dice no ad una «grande opera». Più che un rifiuto, quello dei costruttori romani è una sorta di ravvedimento operoso rispetto a quanto veniva espresso nell’aprile del 2009, quando Ance Lazio e Confindustria promuovevano l’autostrada Roma-Latina come una priorità ineludibile. Oggi non è più così: le imprese dell’area romana e di quella pontina auspicano un ripensamento da parte di Regione e Governo affinché venga messa in sicurezza l’attuale Pontina, anziché dare avvio ad un project financing che moltiplicherà i costi della parte pubblica e che, forse, non vedrà mai una reale conclusione. Si contesta così una scelta realizzativa - la finanza di progetto - che di fatto garantisce solo il concessionario privato, mettendolo al riparo da ogni rischio con le continue iniezioni di denaro pubblico. Ricordiamo che di quasi tre miliardi di euro per realizzare l’opera, lo Stato ha stanziato appena 468 milioni.
Stop alle «concessioni all’italiana»
La sommossa delle imprese arriva a poche settimane di distanza dall’annuncio ufficiale del commissario governativo per il Corridoio Tirrenico Giovanni Pozzi che annunciava il cronoprogramma: 16 settembre 2014 presentazione delle offerte; 4 aprile 2015 partenza dei cantieri; 30 marzo 2021 l’apertura al traffico. Stefano Petrucci, presidente dell’Ance Lazio, motiva così il cambio di rotta: «Eravamo convinti - e lo siamo ancora – dell’importanza di una Roma Latina sicura, veloce ed efficiente che leghi il Nord e il Sud della costa tirrenica. Ma lo siamo molto meno rispetto al fatto che il modo giusto per arrivare a raggiungere il risultato che tutti vogliamo sia quello di ricorrere a una concessione “all’italiana”, come quella che si sta concretizzando. Una soluzione che è destinata a produrre costi pubblici crescenti, tempi incerti e ben più lunghi di quelli programmati, disagi alle popolazioni locali e marginali vantaggi all’economia e all’occupazione locale»
Petrucci: «Alto rischio contenziosi»
Prosegue Petrucci: «Abbiamo molti dubbi per quanto riguarda i due tracciati di collegamento Tor de’ Cenci e Cisterna – Valmontone, rispettivamente con la Roma Civitavecchia e l’autostrada del Sole. Incertezze destinate ad incidere profondamente sul futuro iter procedurale dell’opera, lasciando spazio a revisioni e contenziosi che sono spesso all’origine dell’allungamento dei tempi e dell’aumento dei costi che caratterizzano molte opere strategiche. Con il risultato di determinare un forte disallineamento tra previsioni e aspettative, soprattutto per quanto riguarda il contributo finanziario dello Stato». Le perplessità derivano dai paragoni con analoghi project financing ( autostrada Brescia-Milano, la Pedemontana Lombarda, la Pedemontana Veneta e la superstrada Rho – Monza) in cui si prevede un aumento del contributo pubblico sino a sfiorare il 500%. Ad esempio la Brescia-Milano di prossima apertura, a conti fatti ha necessitato di un miliardo in contributi statali quando non ne era previsto alcuno.
Il flop delle grandi opere
Spiega a tal proposito Edoardo Bianchi, presidente di Acer-Ance Roma: «Abbiamo preso in considerazione 5 opere che per diversi aspetti possono essere confrontate con il percorso atteso dalla Roma Latina: la Brebemi, le Pedemontane lombarda e veneta, il Quadrilatero Umbria – Marche e la superstrada Rho – Monza, che dovrebbe essere pronta per la fine dell’anno in vista dell’Expo e che registrano un ritardo del 50% rispetto a quanto programmato. Ebbene il risultato è un aumento dei costi delle opere doppio rispetto alle previsioni, una incertezza e dilatazione dei tempi preventivati e soprattutto una crescita dell’impegno finanziario pubblico prossimo a 5 volte quello stimato inizialmente. E’ il meccanismo stesso della “Concessione all’italiana” che non garantisce nessuno se non i concessionari. Esempio lampante è la pratica del pubblico di garantire di fatto i rischi dei privati, alterando i principi stessi della Concessione.
Grandi contro piccoli?
Il dubbio sollevato da molti è che dietro il ripensamento dei costruttori romani ci sia la convinzione che, con l’opera così come è stata concepita, non vi sarà margine di guadagno per le piccole imprese scalzate inevitabilmente dalle lobbie più imponenti, i grandi gruppi attrezzati per una opera faraonica. Ma Bianchi smentisce: «Non c’e nessuna contrapposizione tra grandi e piccole e medie imprese. Chi pone la questione della Roma Latina in questo modo è in mala fede. Il tema è la valutazione sui tempi e costi e sui vantaggi per i cittadini e sulla fattibilita’ concreta di un’opera importante».
Arriva la proposta alternativa: messa in sicurezza
«Noi - ha proseguito Petrucci - invitiamo il Presidente del Consiglio Renzi e il Presidente della Regione Zingaretti a valutare la nostra proposta in alternativa alla concessione ai privati, utilizzando l’attuale contributo pubblico di 468 milioni per la messa in sicurezza della attuale Pontina. Calcoliamo che questa scelta consentirebbe in meno di tre anni di dare una risposta concreta e in breve tempo alle esigenze di sicurezza e di miglioramento anche in termini di efficienza e di fluidità di traffico. Ovvero in meno della metà degli anni previsti dal progetto autostradale, tra l’altro sicuramente destinato a protrarsi ulteriormente nel tempo. Una scelta diversa avrà, ne siamo certi, effetti negativi per tutti: per lo Stato che vedrà crescere progressivamente il suo impegno finanziario; per la popolazione e l’economia locale che avrà solo disagi; per il sistema economico e il tessuto delle piccole e medie imprese locali espropriato di una reale opportunità di lavoro, rinunciando altresì a un’importante occasione di crescita occupazionale.”


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