Fusti di Botulino provenienti da un laboratorio di Sierologia del nord Italia e seppelliti a venti metri di profondità in un terreno poi adibito a pascolo. Un’indagine senza precedenti quella che da alcuni anni stanno portando avanti la Procura di Cassino e Guardia di Finanza del Gruppo di Cassino e che ha fatto emergere uno spaccato di «terra dei fuochi» tutto laziale.
I militari del colonnello Roberto Piccinini, comandante provinciale delle Fiamme Gialle, coordinati dal tenente colonnello Massimiliano Fortino e sotto le direttive del Procuratore Capo Luciano D’Emmanuele, hanno ricostruito venti anni di scellerato smaltimento di rifiuti tossici provenienti dalla Lombardia. Nei verbali di interrogatorio si leggono dichiarazioni sconcertanti rilasciate da coloro che, per convenienza e per interesse, hanno partecipato all’interramento senza all’epoca proferir parola. «Abbiamo scavato di notte buche profonde anche trenta metri. Qui poi arrivavano i camion e gettavano tutto. Scarti ospedalieri, protesi di gambe e braccia rimosse dal corpo dei pazienti, cromo esausto e poi del siero, tanto siero scaduto e proveniente da Milano dove c’era un laboratorio che doveva smaltire senza pagare cifre astronomiche».
Gli operai parlano di connivenze tra amministratori, colletti bianchi e alcuni imprenditori del settore rifiuti. La scelta del terreno non è stata casuale: è di proprietà di anziani emigranti che vivono in Scozia. I primi sospetti sulle nefandezze compiute su quella zona a danno degli ignari residenti sono iniziati ad emergere quando gli animali da cortile hanno iniziato a morire in pochi istanti e dopo aver bevuto l’acqua di un canale. A chiarire ogni cosa sono ancora una volta le testimonianze raccolte dalla Guardia di Finanza. Questa volta a parlare è un’anziana contadina del posto: «Era una giornata calda, d’agosto e tutti avevamo sete, persino gli animali. Da alcuni giorni il canale qui accanto, Nocione, era particolarmente maleodorante e soprattutto era divenuto color ruggine. Nei giorni precedenti avevamo visto uno strano movimento notturno di camion e avevamo sentito degli escavatori in funzione. Alla richiesta di spiegazioni ci hanno risposto che stavano compiendo dei lavori di bonifica di un terreno. Tornando a quel giorno di mezza estate, all’improvviso dal pollaio della mia vicina sono scappati una trentina di animali tra galline e pulcini. Quelle povere bestie per sbaglio sono finite nel fosso. Sono morte in meno di cinque minuti. Da quel momento in poi abbiamo smesso di coltivare l’orto. Abbiamo fatto analizzare l’acqua e i dati dell’Arpa ci hanno segnalato la presenza di cromo, sia nel terreno che nell’acqua. Da quel giorno non viviamo più bene. Sempre con il pensiero fisso a quell’appezzamento di terra coperto di erba e rovi».
Prima gli animali. Poi gli uomini. Sono iniziate le malattie. Una per tutte la sindrome di Hodgkin che ha "infettato" il sangue di dodici residenti. Una piccola strada di campagna con un numero così alto di residenti affetti da un cancro al sistema linfatico ed immunitario. Un’anomalia che ha indotto un medico romano a segnalare la cosa alla Dia e appunto alla Guardia di Finanza. Contemporaneamente sono arrivati gli esposti degli ambientalisti corredati di fotografie che attestano il rinvenimento, durante i lavori di scavo per l’ampliamento di un pozzo, di resti umani e scarti di sala operatoria. Nelle viscere di quell’appezzamento, che nel corso degli anni ha cambiato diversi proprietari, sono stati quindi smaltiti i rifiuti provenienti da ambienti sanitari. Non solo fusti di Botulino quindi ma anche medicinali scaduti e lastre sono emersi durante lo sbancamento. L’assessore all’Ambiente al comune di Cassino, Riccardo Consales è intervenuto parlando di «una situazione che, come ambientalista, ho denunciato per anni. Sono contento che finalmente la verità stia per venire alla luce». L’Amministrazione di cui è componente l’assessore ha emesso un’ordinanza che vieta l’uso dei pozzi e il pascolo degli animali. Un deterrente inutile e tardivo: per venti anni a Nocione si sono viste pecore bruciare e piante d’insalata crescere color vermiglio. Tutto è finito sulle tavole di coloro che vivono in zona.
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