venerdì 7 febbraio 2014

Terra dei fuochi, Marfella boccia il governo Screening sanitario insufficiente. E inutile.

L'oncologo Antonio Marfella, uno dei leader dei comitati, contro il decreto: «Siamo partiti. Ma col piede sbagliato».




di Enzo Ciaccio

Per i capi dei comitati «è insufficiente perché glissa sui rifiuti speciali e nega a troppi la tutela sanitaria». Per don Maurizio Patriciello, il parroco di Caivano leader della battaglia contro i veleni di camorra, «si tratta di un importante primo passo scaturito dal dialogo fra le parti».
LA DELUSIONE PER IL DECRETO. Il decreto del governo Letta sulla bonifica di Terra dei fuochi, l’area a nord di Napoli devastata dalle tonnellate di rifiuti tossici sepolti dalla criminalità organizzata (leggi la scheda) suscita soprattutto perplessità. In molti lo hanno definito «deludente», perché «non spende una parola sui traffici illeciti» né chiarisce «quali siano le risorse, come le tutele sugli appalti e i modelli di bonifica».
IL NODO DEL REGISTRO TUMORI. Ci si muove, secondo i più critici, «nella solita logica dell’emergenza» che «glissa sul registro tumori» e «nei subappalti fa sconti alle imprese in tema di antimafia».
I dati essenziali del decreto sono la mappatura delle aree inquinate, la black list degli agricoltori che si oppongono ai controlli, lo screening sullo stato di salute delle popolazioni coinvolte (eccetto quelle residenti a Napoli e a Caserta), l’uso temporaneo dell’esercito, l’introduzione del reato di combustione illecita.
MARFELLA: «PARTIAMO COL PIEDE SBAGLIATO». «È un primo passo, ma temo che si sia partiti col piede sbagliato», dice a Lettera 43.it Antonio Marfella, medico oncologo dell’istituto Pascale di Napoli, fra i leader più ascoltati del movimento che da anni combatte i rifiuti killer.
DOMANDA. Cosa la preoccupa di più?
RISPOSTA. Temo che accada come nel 2009 con il Sebiorec, il primo e unico studio di bio-monitoraggio tossicologico effettuato in Campania.
D. Cioè?
R. Con 85 analisi effettuate su 3 milioni di abitanti si pretendeva di dimostrare che non ci fosse causalità tra patologie oncologiche e degrado delle condizioni ambientali.
D. Come è andata a finire?
R. Quella pessima ricerca, che doveva costituire un punto di partenza, è rimasta l’unica iniziativa attivata in materia.
D. Come valuta il decreto Letta su Terra dei fuochi?
R. Penso che rappresenti un inizio, ma si è partiti col piede sbagliato.
D. Perché?
R. Lo screening sanitario, per esempio, appare poco definito.
D. Che vuol dire?
R. Non si spiega a che cosa mira: se si intende cogliere le nuove patologie, è inutile.
D. Perché?
R. Perché è scientificamente dimostrato che ormai l’età di insorgenza delle patologie oncologiche è scesa al di sotto delle età previste per lo screening.
D. E poi?
R. Così inteso, rischia di produrre effetti addirittura controproducenti.
D. In che senso?
R. Si individueranno nuovi casi di malattia senza avere a disposizione i soldi per curarli. Si rischia che il sistema sanitario della Campania sia ridotto al collasso nel giro di un paio di anni.
D. Sembra quasi un anatema.
R. No, accadrà sul serio se i casi patologici aumenteranno senza che cresca l’entità delle risorse sanitarie destinate alla Campania.
D. Non è che ha ragione la Lega nord, che vi accusa di ulteriori richieste finanziarie allo Stato?
R. Non vogliamo regali, tantomeno se sono destinati alle lobby degli ospedali. Ma bisogna una buona volta decidere se la Campania soffre davvero oppure no di una grave e diffusa patologia causata dal degrado ambientale. Se sì, sarà inevitabile adeguare le risorse.
D. Come?
R. Ridiscutendo le quote all’interno del Fondo sanitario nazionale e non attraverso 50 milioni elargiti una tantum.
D. Il governatore Stefano Caldoro sostiene le stesse cose.
R. Caldoro ha ragione quando denuncia che lo Stato dà alla Regione 50 milioni ma nel contempo gliene toglie 400 dai fondi strutturali.
D. Per molti, tra le contraddizioni più gravi del decreto, c’è l’esclusione dallo screening di chi abita a Napoli e a Caserta.
R. L’esclusione è assurda, perché non tutela gente che, pur vivendo a ridosso delle aree più a rischio, solo per pochi metri fa parte del comune di Napoli o di Caserta. Ma c’è di peggio.
D. Addirittura?
R. Sarà escluso dalla verifica anche l’aggiornamento delle centraline di Napoli che dovrebbero garantire il costante monitoraggio ambientale: eppure, quelle in azione a Napoli sono state definite le centraline peggiori d’Italia.
D. Perché?
R. Sono pochissime. E mal funzionanti.
D. Perché un’esclusione così inspiegabile?
R. Perché riguarda più di 1 milione di abitanti: il governo ha voluto evitare costi troppo alti.
D. Nel decreto non si parla di registro tumori, né di falde acquifere e rifiuti speciali. E neanche di quali bonifiche si faranno.
R. Avrei apprezzato se i politici avessero usato la stessa chiarezza con cui ha parlato il pentito di camorra Raffaele Schiavone.
D. Cioè?
R. Si sa che sarà possibile bonificare solo alcune porzioni di territorio e che bisognerà imparare a convivere su aree non bonificabili. Se non si chiarisce questo, si semina illusione fra la gente. E si favorisce l’ulteriore spreco di denaro pubblico.
D. È vero che tra le aree non più bonificabili c’è quella della discarica ex Resit a Giugliano?
R. La Resit è l’esempio di come la camorra e certi imprenditori del Nord hanno risanato il territorio: laggiù sono sepolte tonnellate di rifiuti tossici provenienti dalla val Bormida rimessa a nuovo.
D. Altri limiti del decreto?
R. Non si occupa delle migliaia di aziende del sommerso. Né di come smaltiscono i rifiuti industriali prodotti dal lavoro nero.
D. Filosofia dell’emergenza, subappalti senza adeguate norme anti-mafia, rischio di infiltrazioni criminali. Il decreto glissa su molti vincoli.
R. Moltissimo. Sembra riproporsi il modello Abruzzo: abbiamo già visto come è andata a finire. L’uso sociale dei beni confiscati resta farraginoso. Né si prevedono ristori per le aziende i cui terreni inquinati saranno destinati a colture no food. E poi non si mette a fuoco che il vero dramma è costituito dai rifiuti industriali e non da quelli urbani.
D. Cioè?
R. Non si dice nulla su come controllare meglio il traffico dei rifiuti speciali: non c’è un solo accenno al monitoraggio satellitare dei camion che trasportano i rifiuti né al Sistri, il progetto finanziato anni fa dallo Stato e mai entrato in vigore.
D. Decreto deludente, ma c’è un difetto più grave degli altri?
R. L’International Agency for research on cancer sta diffondendo dati secondo cui è in atto nel mondo un’epidemia di cancro dovuta al mancato controllo sullo sviluppo industriale e sul conseguente avvelenamento dell’ambiente.
D. E quindi?
R. Per anni siamo stati definiti allarmisti per aver denunciato il nesso tra ambiente e malattie. Finché non ne prenderà coscienza, lo Stato capirà ben poco del dramma di Terra dei fuochi.
Venerdì, 07 Febbraio 2014 http://www.lettera43.it/cronaca/terra-dei-fuochi-marfella-boccia-il-governo_43675121717.htm#.UvUqxgOmO-0.twitter

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