venerdì 28 febbraio 2014

Greenpeace, da giganti Ue solo 4% energia rinnovabile: "Chiusi nel passato: perché i big dell'energia europei hanno paura del cambiamento".

Miopia rispetto vento cambiamento, senza idro Enel ferma a 6,7% ROMA - Solo il 4% dell'energia prodotta dalle dieci principali compagnie energetiche dell'Ue arriva dalle rinnovabili, escludendo l'idroelettrico. Tutte insieme generano il 58% dell'energia europea, ma a dispetto del calo della domanda, negli ultimi dieci anni hanno installato ulteriori 85 GW di capacità da carburanti fossili, l'equivalente di tutti gli impianti a combustibile fossile della Germania. Lo dice l'ultimo rapporto di Greenpeace, intitolato "Chiusi nel passato: perché i big dell'energia europei hanno paura del cambiamento".


Cambiamento che per Greenpeace è un mercato all'insegna di un'economia verde e delle rinnovabili. Il rapporto evidenzia la scelta di alcune aziende, fra cui Enel, di fare blocco per la difesa dello status quo, contro la proposta di un target Ue vincolante per le energie rinnovabili per il 2030, a differenza di altre utilities meno "miopi". Secondo gli analisti citati da Greenpeace, per mantenere i livelli di profitto del 2012 le 10 maggiori aziende energetiche europee intanto dovrebbero dismettere una capacità di circa 50 GW da fonti fossili. "Il fallimento nell'adattarsi renderà solo più difficile difendere il loro status di maschio alfa in un ambiente sempre più competitivo che potrebbe significare la loro rovina",dice Franziska Achterberg di Greenpeace. Secondo i dati raccolti dal rapporto, Enel produce il 5,9% dell'energia Ue, ma di questa fetta solo il 3,6% arriva dall'eolico e il 3,1% da altre fonti verdi, sempre escludendo l'idroelettrico. In Italia in particolare Enel nel 2012 ha prodotto quasi il 50% della sua elettricità con il carbone.
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