giovedì 27 febbraio 2014

SARDEGNA, SCOPPIA LA GUERRA DEL SOLARE Angelantoni contro i comitati si rivolge al ministero

UN MILIARDO Il gruppo Angelantoni ha grandi progetti Per superare l’opposizione dei comitati si rivolge al ministero diRoberto Morini Le valutazioni del Savi, Servizio ambiente e valutazione impatti della Regione Sardegna, e quelle del direttore generale sviluppo e energia del ministero dell’Am - biente Corrado Clini non potrebbero essere più opposte. Al centro della contesa i quattro impianti di solare termodinamico che il gruppo Angelantoni vorrebbe costruire nell’isola. Un miliardo di investimento, mille ettari da occupare, ma tutto è fermo per seri problemi ambientali, secondo il Savi, che chiede di sottoporre i progetti alla Via, la valutazione di impatto ambientale. NELLE SUE RISPOSTE il Savi parla di alterazione della morfologia naturale dei luoghi, di “notevo - le impatto di natura paesaggistica” di “rilevanti impatti sulle componenti acque superficiali e sotterranee” di “possibili ripercussioni sulla salute pubblica”, di “consisten - te consumo di suolo agrario”. Il ministero ancora non si pronuncia, perché la competenza non è stata decisa. Ma Clini, a cui, va detto, non spetta la decisione ministeriale dato che non si occupa di impatti ambientali, più volte si è pronunciato a favore. Con il Fatto Quotidiano parla di “barriere” e blocchi “sul fronte autorizzativo”, di “gioco del cerino” tra Regione e ministero. E il “rimpallo di competenze”, dice, causa ritardi che “considerata la competizione internazionale nel settore costituiscono un vantaggio per i competitors”. Poi entra nel merito e sottolinea che “due impianti hanno ciascuno una potenza termica di 389.7 MWe sono in aree marginali non utilizzate o utilizzabili ad altri fini”. Cioè, avendo una potenza superiore ai 300 MWt, sono di competenza ministeriale. Non si occuperà di impatti ambientali ma di energia sì. Il suo parere sembra tutt’altro che marginale. La strategia di Gianluigi Angelantoni, numero uno dell'azienda e di Ase, Archimede solar energy, braccio solare del gruppo, è dichiarata: “Voglia - mo un posto di primo piano nei progetti per il solare termodinamico nel Nordafrica e in Arabia Saudita”. Ci sono anche i partner: per la tecnologia i giapponesi di Chyioida, gruppo Mitsubishi, per le alleanze i sauditi di Fal Holdings guidati dallo sceicco Fahad Al Atel, con un terzo del capitale di Ase. “In Arabia Saudita ci sarà il più grosso investimento”, spiega Angelantoni. In gioco ci sono “cento miliardi di dollari in venti anni per cinquanta GW prodotti da rinnovabili metà dei quali da solare termodinamico”. Infine c’è il developer : Fintel Energia, che individua l’area, chiede l’au - torizzazione, realizza l’impianto. Suoi i preliminari sardi. PER VINCERE lì e anche per rientrare nella squadra di Quarzazate in Marocco, il consorzio Desertec, da cui Angelantoni è stato tagliato fuori, bisogna fare training in Italia, con grandi impianti in zone assolate. In Sicilia c’è l’unico impianto italiano in produzione, quello dell’Enel a Priolo. In Sardegna invece, dall’agosto del 2012, ogni due mesi Energo Green Renewables, gruppo Fintel, ha presentato un progetto: 160 ettari tra Cossione e Giave, provincia di Sassari, 237 ettari nel cagliaritano, nel Sulcis, ancora al nord, con altri 235 ettari tra Giave e Bonorva con i cinesi di Sunwise Capital. Quasi mille ettari agricoli. Agli stop motivati del Savi Angelantoni replica: “Il suolo resta utilizzabile per il pascolo, perché gli specchi hanno un’altezza di 6-7 metri. Poi ci sono cinquemila posti di lavoro nei prossimi tre anni per la costruzione e 500 per trent’anni per gestione e manutenzione”. Ma non convince i sardi. Nascono comitati sostenuti dalle associazioni ambientaliste. Il nodo principale resta la difesa del paesaggio, patrimonio anche economico per chi vuole puntare molte carte sul turismo. A Cossoine un referendum boccia il progetto con il 90 per cento dei voti. PARTE COSÌ l’operazione trasferimento al ministero, dove Angelantoni confida in una burocrazia più sensibile. Si comincia con l’impianto di Flumini Mannu, tra Villasor e Decipoputzu, poi a Cagliari arriva un nuovo progetto la cui potenza “risulterebbe” di 389 MW. Più di 300 dunque. Di chi è la competenza, chiede il Savi? Angelantoni, che vuole certezze, dice di aver avuto contatti positivi con la Presidenza del consiglio, che ha inviato un suo funzionario in Sardegna forse per dichiarare progetto strategico l’intero intervento, e con la Farnesina, che sosterrebbe l’operazione globale. Grande è dunque il dispiegamento di forze contro i comitati sorti un po’ ovunque in Sardegna, che si fanno forti delle motivazioni tecniche del Savi. All’ap - pello manca solo il neoministro Gianluca Galletti, Udc, al suo primo approccio con i temi dell’ambiente. Dovrà cercare di imparare rapidamente. il fatto quotidiano 26 febbraio 2014

Nessun commento: