mercoledì 12 febbraio 2014

Maenza la cattura all'alba di 3 incendiari biogassisti

Maenza, gli sviluppi delle indagini dei carabinieri la Cattura all’alba per gli incendiari Finiscono in carcere Mauro, Mirko e Giovanni Risi IL MOVENTE AVREBBERO TENTATO DI ACCAPARRARSI IL TRASPORTO DEL LETAME DELLE AZIENDE VERSO LA CENTRALE A BIOGAS DI ELISA FIORE Al l’alba di ieri ha avuto fine la prima puntata della guerra per le nuove energie che nel giro di due mesi ha letteralmente travolto la piccola frazione di Farneto. Tre le persone arrestate. Puntavano ad accaparrarsi il trasporto del letame con un vecchio camion. Sono i titolari di una piccola azienda familiare posta proprio di fronte a quei terreni dove i lavori per la centrale a biogas erano iniziati qualche settimana prima. E’ stato un blitz notturno, quello che ieri ha condotto in carcere i tre presunti autori degli inneschi incendiari che tra il 6 novembre e il 14 gennaio, hanno seminato il panico tra gli allevatori di bufale e nelle aziende di valle Farneto a Maenza. In fumo sono andati i capanni di tre aziende. E l’unico filo conduttore sembrava essere il conferimento dello stallatico a due diverse società di lavorazione del biogas, e la presenza di pannelli fotovoltaici sui magazzini, realizzati ex novo, per proteggere e conservare centinaia di balle di fieno. Ma c’era stata anche una «punizione di fuoco» alla carrozzeria di un piccolo artigiano, forse per altri motivi. Così ieri sono finiti in carcere con l’accusa di concorso in atti incendiari e minacce, i tre componenti di una famiglia di Maenza: Mauro Risi, 43 anni, padre di Giovanni Risi, 21 anni, e zio di Mirko Risi, 24 anni. Il primo con precedenti specifici e una certa «predilezione» per il fuoco. I loro incendi non lasciavano scampo, quattro inneschi ogni volta come hanno appurato le indagini. L’ordinanza di custodia cautelare è stata firmata dal giudice per le indagini preliminari Guido Marcelli, su richiesta del sostituto procuratore Giuseppe Miliano. Il blitz partito alle 2 del mattino è durato 4 ore, venti i militari impegnati, un’unità cinofila anti esplosivo. Sotto osservazione, e in contemporanea, uno spazio vasto, dove sono state effettuate perquisizioni che hanno portato al ritrovamento di bottiglie e taniche incendiarie come ha sottolineato il capitano della Compagnia di Terracina Angelo Bello, durante la conferenza stampa di ieri condotta insieme al colonnello Giovanni De Chiara. «Le comunità per ora possono tirare un sospiro di sollievo, le prime a collaborare» - ha detto De Chiara. D’altro canto dalla Confederazione italiana degli agricoltori era giunto forte l’appello a «fare presto per ridare serenità agli allevatori». Poco meno di un milione di euro il danno subito dalle aziende colpite. E non ci sono compagnie assicurative che copriranno quelle perdite. Per ora fugati i collegamenti con altre strategie criminali. I Risi avrebbero tentato di applicare una loro tattica familiare tesa all’estorsione, alla presa di possesso di un ruolo nell’affare delle energie rinnovabili. Imporre i loro mezzi di trasporto alle ditte che avevano deciso di dare il loro assenso alla nuova economia verde con cui si cerca di rilanciare questo lembo di terra. Ci sono altri collegamenti su cui, tuttavia, l’Arma, ritiene dover ancora investigare. Latina Editoriale Oggi 11 febbraio 2014

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