lunedì 17 febbraio 2014

Le fiamme ieri sera nell’azienda Mariposa a Maenza. Indaga l’Arma Incendio nel maneggio Il rogo ricollegato agli attentati degli ultimi due mesi

ESCALATION E’ IL QUINTO EPISODIO IN APPENA 60 GIORNI LE INDAGINI SULLA PISTA DEL FOTOVOLTAICO LE REAZIONI UN ALLEVATORE: COSÌ E’ IMPOSSIBILE ANDARE AVANTI SUL POSTO ANCHE IL SINDACO MASTRACCI DI MINA PICONE Quinto rogo a Farneto di Maenza a i d a n n i d i un’azienda privata. Nel mirino, questa volta, il maneggio «Mariposa» di Angelo Perfili che da molti anni costituisce un’oasi naturalistica e punto di ritrovo per chi ama i cavalli e l’equita - zione. Le fiamme, improvvise e voraci, si sono sviluppate verso le 21 di ieri mentre i proprietari erano all’interno della loro casa, poco distante dal capannone per il ricovero del foraggio. Immediatamente è scattato l’intervento degli stessi proprietari per spegnere il rogo, mentre nel frattempo si aspettava l’arrivo dei vigili del fuoco che hanno completamente domato l’in - cendio verso le 23 e 30. Fortunatamente sono stati salvati tutti i cavalli. Sul posto sono intervenuti i comandanti del- le stazioni dei Monti Lepini, tra cui i marescialli delle stazioni di Priverno e di Maenza. Anche il sindaco di Maenza Francesco Mastracci, con il vicesindaco Antonio Cimini, è intervenuto a dare sostegno alla famiglia Perfili apparsa fortemente prostrata e sotto choc per quello che è accaduto. In un attimo la notizia si è diffusa in tutta Farneto, la valle di Maenza che in due mesi ha subito cinque roghi di matrice dolosa, che hanno registrato anche tre arresti. Gli inquirenti dovranno far quadrare il cerchio ancora una volta servendosi di alcuni elementi: la dotazione di impianti fotovoltaici, fatti installare alcuni privatamente e altri dalla Nova Power di cui era amministratore delegato Luigi Migliore; il rapporto di parentela, anche se non strettissimo, tra la famiglia Perfili e la famiglia Migliore. «Così è impossibile andare avanti» ha commentato un allevatore accorso sul posto. «Bisogna analizzare la matrice dell’episodio» ha sottolineato il sindaco di Maenza. Da Carnevali ad Apponi, da Rossi ad Ofeni (l’au - tocarrozzeria distrutta sulla 156) fino a Perfili il conto sale paurosamente. «Ma se gli arrestati non hanno potuto agire – com - mentava qualcuno ieri sera – allora chi lo ha fatto? Che cosa si nasconde in questa sequenza vorticosa di incendi nella valle tra Maenza e Priverno? E’ d av ve r o possibile che i poli della questione – Fotovoltaici e impianti di biogas sul punto di essere attivati (uno di Carnevali, l’altro della Signorino, di cui Migliore è referente) - siano i principali indizi per il giallo dai riverberi infuocati della piana tra la 156 e i monti Lepini? Latina Editoriale Oggi 17 febbraio 2014 Il riferimento ai numerosi incendi che stanno devastando i lepini, soprattutto la zona di Maenza «La mafia dietro ai roghi» L’accusa di Felice Cipriani, presidente provinciale di «Altraitalia Ambiente» ANCORA fuoco devastante sulle colline di Maenza. Dalle ceneri ancora calde risorgono, come d’in - canto, le fiamme che ancora si espandono e divorano macchia. Un assurdo. Il presidente dell’Altrita - lia Ambiente, sezione del Lazio, Felice Cipriani, non aveva fatto in tempo a den u n c i a r e l’azione sfrontata dei piromani che appiccano fiamme per giorni e giorni sullo stesso territorio di Maenza, quando si è trovato – da a m b i e n ta l i s t a – a dover scoprire il peggio della distruzione della natura secondo una catena continua e inesauribile. Venerdì scorso, elicotteri e canadair hanno operato sulla montagna «Colle Santo» in cui era stato appiccato il fuoco nei giorni precedenti (sul versante nord e sud prima, ovest poi – iniziando dal basso, località «Le Rose» e «San Martino», per finire con la vetta). Nel versante preso di mira si trovano, peraltro, vaste zone demaniali vocate al pascolo ed al bosco. Incendi rabbiosi e continui. Mai come quest’an - no. Da che cosa deriva questo accanimento barbaro? Cercare una risposta significa avvicinarsi agli incendiari, farne un identikit. Secondo Cipriani non ci si trova di fronte a piromani occasionali o a persone che non siano di Maenza. Sicuramente si tratta di «locali » che vivono in campagna e conoscono bene il territorio e la montagna, essendo legati ad essa per via dei pascoli, il legnatico o la caccia. Chi si diverte a sparare fiamme sulla comunità maentina? Certamente – azzarda Cipriani - non sono persone che hanno buoni rapporti con l’amministrazione. Queste eviterebbero la prospettiva di una cattiva immagine dell’en - te locale che non sa salvaguardare il proprio territorio. Scartando qualsiasi ipotesi politica, resta la domanda perché ce l’hanno con il Comune? Forse la stessa amministrazione ha disatteso qualche aspettativa o richiesta, magari non concedendo l’au - torizzazione a costruire un capannone, a pascolare o far legna nei prati o boschi demaniali,. Altra ipotesi: qualcuno allontanare i cinghiali, sempre più numerosi? «Insomma - conclude Felice Cipriani - ci potremmo trovare di fronte ad un messaggio ‘m afioso’, simile a quelli (ben più pericolosi ) della mafia siciliana del 1993». Si tratterebbe di supposizioni tutt’altro che campate in aria. Il ragionamento in questa direzione ha preso piede proprio venerdì, mentre elicotteri e canadair volavano nella valle, camion, carichi di legna, venivano giù dalla Carpinetana, lasciando il territorio del comune lepino. A tutto questo vi è solo da aggiungere che è sconcertante che non si sia fatta un minimo di vigilanza sul territorio dato alle fiamme; vista la consuetudine dei piromani. Nessuno ha analizzato le abitudini che sono apparse ben chiare sin dai primi roghi. Peccato: il territorio di Maenza ha subito una ferita grave all’ambiente, al paesaggio ed alle tasche dei contribuenti. Mina Picone Latina Oggi 5 settembre 2010

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