mercoledì 12 febbraio 2014

Farneta biogas roghi e minacce: «C’è il tritolo per Marchetti»

La frase (recente) di Mauro Risi che ha fatto scattare il blitz INTERCETTATI MENTRE COMPRANO LA BENZINA E PREPARANO UN ALTRO ROGO DI GRAZIELLA DI MAMBRO Mauro Risi gira con un camion non proprio nuovo ed è uno che spiccica una parola di italiano ogni dieci in dialetto stretto, però quando parla con il figlio e viene intercettato dai carabinieri si capisce quali sono le sue intenzioni: controllare il trasporto di letame degli agricoltori della zona verso la centrale a biomasse in costruzione a Maenza perché così si fanno un «...muccchio di bocchi...». I carabinieri cominciano ad ascoltare ciò che dicono i Risi a gennaio e il 31 dello stesso mese viene consegnata una prima informativa che, di fatto, mette i tre nella condizione di indagati sulla base di «gravi indizi di colpevolezza». Il 21 gennaio 2014 Mauro e Giovanni Risi parlano di un attentato che non sono riusciti a fare e valutano la situazione, commentando il fatto che il proprietario dell’azienda agricola interessata (la D’Ettorre) ha messo una telecamera proprio accanto ad un escavatore che viene lasciato fuori dai capannoni. «Un’esca» secondo i Risi. Ecco cosa dice Mauro (tradotto dal dialetto locale): «...lo lascia apposta fuori, ma perché io sono scemo, capito... se ci voglio da’ fuoco all’escavatore no... ricorda che alle due e mezza-tre dormono come i somari, gli devo far vedere io...». In quei giorni emerge sui giornali una pista secondaria sugli attentati, quella legata al controllo delle forniture di latte e alla camorra. Ecco come la commenta Mauro Risi: «...la camorra, vabbò... dai meglio... ciao... pensa alla camorra...». Dopo il 20 gennaio dunque i Risi stavano preparando un altro blitz per incendiare l’azienda di uno cui bisognava dare una lezione e il principale indagato, Mauro, fornisce indicazioni pratiche a Mirko, Giovanni e ad una terza persona non ancora identificata, ma certamente presente al colloquio. Il gruppo si procura la benzina necessaria all’incendio il 27 gennaio presso il distributore «Sette» Esso di Giuliano di Roma e quello stesso giorno Mauro Risi viene registrato mentre dice agli altri: «la bottiglia mettitela npetto (nel petto ndc)... ca mo quando ci fermimo alla Esso tu mitti cinco euro de benzina», poi dice di cospargere con la benzina i sedili e i cruscotti dei veicoli da bruciare così le fiamme si sprigioneranno agevolmente («iettecela ngima ai sedili ngima agliu cruscotto hai capito! alla rocca dee foco capito»); poi chiede se hanno portato una lampadina e uno degli interlocutori risponde che userà la luce del cellulare («... la lampadina la si portata?»); e si raccomanda anche che vengano usati i guanti per evitare il confronto sulle impronte digitali nel caso di accertamento da parte dei carabinieri («... ma però no se chiappono agliecco le impronte.. mitti caso ci girano le palle... te chiamano e te favo le impronte alla caserma, te retruvano è ehhhh... mettete gli aguanti... nisciuno scopre niente»). Un ulteriore agguato si sarebbe dovuto tenere a Priverno in un garage: «...a piperno vengo pure ie, alloco sotto aglio garage alloco ta da da’ foco almeno a sette otto machine». Nelle ultimissime intercettazioni Mauro Risi parla esplicitamente dell’obiettivo successivo e dice che sono arrivati 25 chili di tritolo per un certo Marchetti. E’ il segno che c’è il pericolo di reiterazione di gravissimi reati. E scatta il blitz. ©RIPRODUZIONE RISERVATA Latina Editoriale Oggi 11 febbraio 2014

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