ultimi dieci anni. Dal punto di vista della salute l'Oms calcola che l'inquinamento atmosferico prodotto dal traffico veicolare provoca decine di migliaia di morti ogni anno e nelle aree più inquinate causa una riduzione dell'aspettativa di vita fino a 24 mesi.
"La velocità media nei maggiori centri urbani italiani resta quella di fine Settecento: oscilla intorno ai 15 chilometri all'ora e scende fino a 7-8 chilometri nelle ore di punta", spiega Alberto Fiorillo, responsabile del settore urbano di Legambiente, una delle associazioni che hanno promosso l'appuntamento del 4 maggio. "L'idea delle quote obbligatorie di trasporto pubblico nasce dal fatto che questa situazione è bloccata da anni. La media è settanta per cento di spostamenti in auto e moto, ma a Bergamo si supera il 90 per cento e a Reggio Calabria e a Bari l'80 per cento".
Promossa invece Bolzano: il settanta per cento degli spostamenti viene effettuato in maniera sostenibile (a piedi, con bicicletta o con i mezzi di trasporto pubblico) e in 10 anni l'uso dell'automobile privata si è quasi dimezzato, passando dal 42 per cento di spostamenti al 25 per cento. Passi avanti anche per Bologna (con più di un quarto della popolazione che sale su un mezzo pubblico) e Reggio Emilia, dove il Comune ha approvato a ottobre una riduzione della velocità in tutto il centro abitato, escluse le principali vie di scorrimento, a 30 chilometri all'ora.
Il quadro complessivo resta però sconfortante. Secondo il dossier Mal'aria di Legambiente, nel 2012 ben cinquantadue capoluoghi di provincia hanno superato il tetto giornaliero per le micidiali polveri sottili (Pm 10). Una quadro di illegalità sottolineato dall'Unione europea che da tempo chiede al nostro Paese di adottare provvedimenti per ridurre l'inquinamento atmosferico.
Il 19 dicembre 2012 è arrivata la sentenza della Corte di giustizia europea che ha accolto il ricorso presentato dalla Commissione europea per l'inadempienza dell'Italia.
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