mercoledì 1 maggio 2013

Golfo Gaeta danneggiato da allevamento mitili in cinque al processo

http://latina.laprovinciaquotidiano.it/cronaca/cronaca-locale/28225-golfo-danneggiato-in-cinque-al-processo.html La delocalizzazione degli allevamenti di mitili e pesci a Gaeta, secondo il sostituto procuratore Marco Giancristofaro, sarebbe finita con l’inquinamento del mare, il rischio di far naufragare le imbarcazioni che navigavano nella zona, e una frode attorno all’appalto per il potenziamento del porto commerciale. Ieri per cinque imputati, tre imprenditori e due responsabili dell’Authority, il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Costantino De Robbio, accogliendo le richieste dell’accusa, ha disposto il rinvio a giudizio. Il 27 giugno 2008 l’Autorità portuale di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta assegnò alla «CMC» di Ravenna, la Cooperativa muratori e cementisti, l’appalto da venti milioni di euro per il potenziamento e l’ampliamento delle attrezzature e dei servizi del porto commerciale della città del Golfo. Una serie di lavori che dovevano essere compiuti dopo aver delocalizzato gli impianti di miticoltura e acquacoltura presenti in quello specchio acqueo, gestiti dalla «Gaeta Medfish srl», dichiarata fallita lo scorso anno dal Tribunale di Latina. Nel 2009 si verificarono diversi incidenti nella zona, con imbarcazioni rimaste impigliate in corde e reti. L’area venne interdetta alla navigazione, la Capitaneria di porto iniziò ad avanzare dubbi sull’opera di rimozione delle gabbie dove veniva allevato pesce, e la sezione navale della Guardia di finanza su eventuali sconfinamenti degli impianti rispetto alle superfici autorizzate. Vennero compiuti vari accertamenti e poi inviata un’informativa di reato in Procura. Nel 2010, relazionando sull’opera di potenziamento del porto, il presidente dell’Autorità portuale, Fabio Ciani, sostenne: «Sono i lavori più imponenti realizzati negli ultimi cinque anni, a dimostrazione che Gaeta non è considerata ai confini dell’impero. La Cmc di Ravenna sta realizzando l’opera fra molte difficoltà, ma rispettando pienamente il capitolato». Il sostituto procuratore Marco Giancristofaro, alla luce delle indagini compiute nel golfo, si è invece convinto che qualcosa non sia andato per il verso giusto e ha ottenuto il rinvio a giudizio di Massimo Matteucci, presidente del CdA della «Cmc», azienda leader nel settore della costruzioni a livello nazionale e internazionale, di Dario Foschini, consigliere dell’AD della società di Ravenna, di Maurizio Scalzo, direttore dei lavori e responsabile del procedimento per l’Autorità portuale, Antonello Buono, direttore operativo per l’Authority, e Giuseppe Forcina, presidente del CdA della «Gaeta Medfish». Il processo ai cinque inizierà il prossimo 6 novembre davanti al Tribunale di Gaeta. I vertici della «Cmc» dovranno rispondere di violazioni in materia ambientale e occupazione abusiva di spazio demaniale, per l’abbandono in mare di rifiuti come corde, pali, reti e corpi morti derivanti dalla rimozione degli impianti di acquacoltura e mitilicoltura, di aver messo a rischio la navigazione, di aver danneggiato il golfo di Gaeta e di frode in pubbliche forniture nell’esecuzione dell’appalto per il porto. Scalzo e Buono, difesi dall’avvocato Luca Giudetti, sono accusati di violazioni in materia ambientale e al codice della navigazione, per non aver vigilato sull’operato della «CMC» e sulla delocalizzazione. Forcina, infine, è accusato di violazioni al codice della navigazione per aver posizionato le gabbie dell’allevamento ittico fuori dalle aree previste e dal perimetro di sicurezza. Clemente Pistilli

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