venerdì 18 gennaio 2013

veleni porto Gaeta i fantasmi del passato e i sospetti

Gestione politica attraverso l’Autorità portuale di Civitavecchia Quei fantasmi del passato La più grande infrastruttura tra Roma e Napoli e i sospetti Doveva fungere da approdo per le auto della Fiat e l’ortofrutta del Mof, aspettando le crociere del Mediterraneo COSTRUITO, ampliato e più volte ritoccato il porto di Gaeta aveva grandi chances di sviluppo ma negli anni, anche per colpa della crisi, non è mai riuscito a decollare e adesso tornano tutti i fantasmi del passato che già vedevano Gaeta coinvolta in un traffico di rifiuti verso l’Africa.NON è la prima volta. I sospetti che il porto di Gaeta abbia fatto e possa ancora fare da terminale a traffici non trasparenti esiste. Si sta parlando della più importante infrastruttura pubblica tra Roma e Napoli, sul lato mare. E ha drenato risorse finanziarie importantissime perché doveva essere uno dei terminal via mare più importanti del Paese, sicuramente tra i maggiori che affacc i a n o s u l Ti r r e n o . Nell’ordine da questo porto si era ipotizzato che potessero partire: le navi di ortofrutta da e per il Mof, da e per la Sicilia invece si sa che l’inter - scambio di questi prodotti avviene tuttora su gomma e con grande profitto soprattutto della criminalità organizzata; dal porto di Gaeta dovevano partire parte delle auto prodotte dalla Fiat per farle arrivare nei Paesi che affacciano sul Mediterraneo (progetto mai partito per davvero). Oggi il porto commerciale di Gaeta è un corpo estraneo alla città e non è neppure quella fonte di lavoro che si era ipotizzato. Per certi versi la città lo «sopporta». E’ il terminal delle petroliere e del silicio questo sì e nessuna delle due sostanze è salutare. La «grande opportunità economica» oggi è un grande incubo con i più le ombre che si porta dietro sui traffici illeciti. A gestire l’area è l’autorità portuale di Civitavecchia (e Gaeta) a sua volta un buon contenitore di interessi politici dove gli amministratori vengono nominati secondo un rigido manuale Cencelli dei tempi moderni. Il timore che il porto dei sogni serva solo a furbe compagnie private per fare (anche) traffici illeciti, di rifiuti per esempio, rende ancora più amara qualunque ulteriore considerazione su quanto è costata quest’opera e su quanto costerà ancora visto che sono previsti ulteriori interventi, un potenziamento e la fornitura di maggiori servizi. Per chi? E chi controlla veramente la destinazione ultima del più importante approdo del Lazio dopo Civitavecchia, quello cui era stato affidato il sogno dello scalo delle crociere o del collegamento internazionale per l’export made in Lazio? E’ possibile che tutto questo sia solo un progetto sulla carta e che la verità sul porto commerciale sia (incredibilmente) un’altra? Per quanto la verifica su ciò che entra ed esce dal porto sia istituzionalmente affidata ad organi non politici bensì alle forze del l’ordine, la gestione politica dei due porti non può essere del tutto esente da responsabilità su cosa è diventato questo spazio a latere della città. In questo senso il sequestro del carico di ferro (o di qualunque altra cosa si tratti) è di grande utilità e può aiutare a capire a cosa serve oggi e a cosa può servire veramente domani l’area portuale di Gaeta. LE TAPPE Novembre 2012 L’inizio delle operazioni di scarico dei camion Il conferimento dei rifiuti classificati come ferrosi è cominciato a novembre del 2012 quando sono arrivati in contemporanea i camion delle sei ditte su cui opra indaga la Procura di Latina. Gli uffici della Dogana bloccano un vettore per motivi fiscali ma poi trovano altre incongruenze e iniziano un’attività di indagine su autisti e società di provenienza dei rifiuti ferrosi. Dicembre 2012 Il primo intervento della Dogana Ad inizio gennaio arrivano i primi risultati delle analisi sul deposito del porto ed emerge che sono presenti olii in quantità superiore a quanto prescritto per i rifiuti ferrosi.http://www.latina-oggi.it/read.php?hash=4071ab0853694e701ddc15ccfd8d2bb5

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