Mafie
Così volevano uccidere Tizian
Il nome del giornalista dell'Espresso emerge dalle intercettazioni sugli affiliati alla 'ndrangheta in Emilia: «O la smette o gli sparo in bocca». Da anni il nostro collega segue le infiltrazioni della criminalità nella regione
(23 gennaio 2013)
Le organizzazioni criminali che controllano a Modena gli affari illeciti non gradiscono le inchieste giornalistiche di Giovanni Tizian, 29 anni, giornalista de "l'Espresso".
"Spariamo in bocca a Tizian" è la frase emersa da un'intercettazione realizzata nell'ambito dell'inchiesta Slot machine contro la 'ndrangheta.
L'operazione, condotta dalla guardia finanza di Bologna, ha svelato un giro di video slot machine truccate e di gioco online (diffuso su territorio italiano ed estero) gestito da appartenenti alla criminalità organizzata.
Il nome di Tizian è emerso dalla telefonata fra il presunto capo della banda, Nicola Femia e l'imprenditore Guido Torello; il primo si lamenta degli articoli che Tizian aveva cominciato a scrivere sulla "Gazzetta di Modena" evidenziando i legami di Femia con la criminalitaàorganizzata calabrese. «O la smette o gli sparo in bocca», dice Torello.
Da sei anni Tizian rivela retroscena dei business mafiosi, e questo per i clan non va bene. Ai mafiosi non piace quello che il cronista racconta sulla Gazzetta di Modena e sull'espresso. La sua è l'unica voce che rompe la cortina omertosa.
E per questo motivo qualcuno dei clan già tempo fa aveva deciso di intimidire pesantemente il collaboratore della "Gazzetta". Le intercettazioni, per indagini antimafia, hanno permesso di prevenire l'azione criminale e per il giornalista la prefettura di Modena ha disposto una misura di protezione. Tizian è adesso tutelato da due finanzieri armati.
La forza dell'informazione si dimostra ancora una volta una delle armi migliori per combattere le mafie. Perché i mafiosi e i loro complici hanno paura di essere svelati all'opinione pubblica, soprattutto nelle zone in cui l'azione di Tizian si rivela come un caso isolato. Una mosca bianca, facile da individuare e colpire. Per proteggerlo, dunque, sarebbe necessario oltre alla scorta, un'azione di denuncia collettiva. http://espresso.repubblica.it/dettaglio/cosi-volevano-uccidere-tizian/2198830
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"Spariamo in bocca a Tizian" è la frase emersa da un'intercettazione realizzata nell'ambito dell'inchiesta Slot machine contro la 'ndrangheta.
L'operazione, condotta dalla guardia finanza di Bologna, ha svelato un giro di video slot machine truccate e di gioco online (diffuso su territorio italiano ed estero) gestito da appartenenti alla criminalità organizzata.
Il nome di Tizian è emerso dalla telefonata fra il presunto capo della banda, Nicola Femia e l'imprenditore Guido Torello; il primo si lamenta degli articoli che Tizian aveva cominciato a scrivere sulla "Gazzetta di Modena" evidenziando i legami di Femia con la criminalitaàorganizzata calabrese. «O la smette o gli sparo in bocca», dice Torello.
Da sei anni Tizian rivela retroscena dei business mafiosi, e questo per i clan non va bene. Ai mafiosi non piace quello che il cronista racconta sulla Gazzetta di Modena e sull'espresso. La sua è l'unica voce che rompe la cortina omertosa.
E per questo motivo qualcuno dei clan già tempo fa aveva deciso di intimidire pesantemente il collaboratore della "Gazzetta". Le intercettazioni, per indagini antimafia, hanno permesso di prevenire l'azione criminale e per il giornalista la prefettura di Modena ha disposto una misura di protezione. Tizian è adesso tutelato da due finanzieri armati.
La forza dell'informazione si dimostra ancora una volta una delle armi migliori per combattere le mafie. Perché i mafiosi e i loro complici hanno paura di essere svelati all'opinione pubblica, soprattutto nelle zone in cui l'azione di Tizian si rivela come un caso isolato. Una mosca bianca, facile da individuare e colpire. Per proteggerlo, dunque, sarebbe necessario oltre alla scorta, un'azione di denuncia collettiva. http://espresso.repubblica.it/dettaglio/cosi-volevano-uccidere-tizian/2198830
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