sabato 1 dicembre 2012

Ilva Taranto si avvelena per decreto, ecoballe Clini e Monti

Le ecoballe raccontate da Travaglio http://verdiecologistipontini.blogspot.it/2012/11/le-ecoballe-del-ministro-clini-e.html. Il comune di Latina conferisce la cittadinanza onoraria al Ministro Clini che sembra quanto mai inopportuna in questo periodo. A meno che non si pensi di attuare e adottare qualche impianto inquinante che distribuisce veleni e inquinamento, malattie e morte come quello strenuamente difeso dal Ministro. Che alla fine incalzato dall'evidenza, smentito dal ministro della salute, dai cittadini e dalle associazioni, dopo aver perso tempo prezioso (e soldi pubblici), dopo aver tardato a difendere la salute dei cittadini, scopre che l'Ilva può produrre senza avvelenarehttp://verdiecologistipontini.blogspot.it/2012/12/ilva-taranto-si-poteva-produrre-senza.html. Come hanno detto fin dall'inizio cittadini e verdi, come dimostrano diversi casi in Europa dove oltre al risanamento c'è stato pure produzione e guadagno. Si scopre anche varie redazioni e organi di informazione (oltre al pd di Bersani) erano compiacenti http://verdiecologistipontini.blogspot.it/2012/12/anche-il-giornale-delludc-favore.html. Che anche la Provincia ha fatto dei favori all'azienda che avvelena approvando progetti sbagliati http://verdiecologistipontini.blogspot.it/2012/12/favori-ilva-di-taranto-la-provincia-di.html. Ma anche la provincia di Latina approva uno dopo l'altro i progetti peggiori dal punto di vista dell'inquinamento e della produzione di cancerogeni di vario genere (centrali biogas, biomasse) . Coordinamento provinciale verdi ecologisti e civici

Ilva Taranto si poteva produrre senza avvelenare, perchè non è stato fatto?

RISANAMENTO O CHIUSURA Da Clini la quarta possibilità ai Riva di Giorgio Meletti Adesso sappiamo che, per il governo Monti, un’acciaieria può funzionare bene senza inquinare e senza ammazzare chi vive nei dintorni. Quella che fino a pochi giorni fa veniva classificata come utopia per anime belle (vi ricordate la spietata concorrenza low cost dei cinesi?) adesso è entrata nel programma del governo. La svolta è stata vista in diretta tv da tre milioni e mezzo di spettatori. Giovedì sera il ministro dell’Ambiente Corrado Clini si è presentato a sorpresa nello studio tv di La7, da cui andava in onda Servizio Pubblico, ed è entrato in scena per rispondere alle serrate critiche provenienti da tutti i partecipanti alla discussione sul caso Ilva. VERSO MEZZANOTTE , incalzato dal leader della Fiom Maurizio Landini (“Com’è affidabile un’azienda che solo a marzo portava 8 mila lavoratori a protestare sotto la Procura?”), Clini ha detto una cosa del tutto nuova: “L’Ilva può continuare a produrre solo facendo gli investimenti di risanamento prescritti dall’autorizzazione integrata ambientale. O li fai o chiudi. Se l’azienda non fa questi interventi stiamo lavorando su un meccanismo che consenta la continuità produttiva senza i Riva”. Gongola il conduttore, Michele Santoro: “Questa è una notizia!”. E in quel momento “Servizio pubblico” tocca il picco di ascolti, oltre il 19% di share, a coronamento di una serata record, 12,3% di share medio, con 8,6 milioni di contatti. Ieri in Consiglio dei ministri la conferma. “È la prima volta dopo tanti anni che una legge fa riferimento all’articolo 43 della Costituzione”, rivendica Clini. È uno di quei pezzi dimenticati della Carta del 1948: “A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese...”. Sulla famiglia Riva incombe dunque lo spettro dell’esproprio. In questi mesi tesissimi, a partire dal 25 luglio scorso, quando fu arrestato Emilio Riva, l’86enne patron dell’Ilva, e furono sequestrati dalla magistratura gli impianti dell’area a caldo dell’acciaieria, molte cose sono cambiate. Basti pensare che a Ferragosto Clini parlava di un ricorso alla Corte Costituzionale contro i giudici di Taranto, accusati di aver espropriato al governo la politica industriale. Clini ha capito che non è più politicamente sostenibile far prevalere le ragioni del posto di lavoro su quelle della salute. Ma soprattutto, fa sapere Clini, il vecchio Riva si è arreso. Dopo 17 anni di strenua resistenza, durante i quali nemmeno due condanne passate in giudicato per inquinamento hanno piegato la sua ferma volontà di risparmiare sull’ambiente, ha capito che a questo punto non ha più vie d’uscita: o l’Ilva investe sulla pulizia dei processi industriali o chiude. IL GOVERNOha inventato una sorta di quarto grado di giudizio. I magistrati di Taranto infatti si sono decisi a ordinare il sequestro dell’area a caldo e a fermare la produzione durante il terzo procedimento per inquinamento a carico della famiglia Riva e dei suoi manager. Clini ha deciso di dare una quarta possibilità all’Ilva, stabilendo però che stavolta se Riva fa nuovamente il furbo scatterà la mannaia del commissariamento ed eventualmente della nazionalizzazione. Vedremo. Anche perché adesso si apre la fase più difficile della scommessa di Clini. Gli interventi scritti nell’Aia, che il presidente dell’Ilva Bruno Ferrante si è impegnato a fare, costeranno almeno 3 miliardi in due anni. Chi paga? L’Ilva, dicono tutti. Che però soldi non ne ha, e dovrà chiederli alle banche, dando in garanzia gli impianti stessi e impegnando gli utili dei prossimi anni per pagare debito e interessi. Con un calcolo a spanne, l’onere potrebbe essere di 5-600 milioni all’anno per i prossimi dieci anni, una cifra cioè pari ai profitti degli anni buoni, in un mercato come quello dell’acciaio caratterizzato da una forte ciclicità. A occhio e croce l’Ilva potrebbe non farcela, stando al suo abituale piangere miseria. Ma qualcosa è cambiato. Clini ha ricevuto assicurazioni da Ferrante: “Un peso di 600 milioni all’anno? Lo reggiamo. Si può fare”. Anche questa è una notizia: si poteva fare. Il fatto quotidiano 1 dicembre 2012

Ilva Taranto il governo toglie i sigilli per decreto contro parere Gip

IL GOVERNO TOGLIE I SIGILLI
A L L’ILVA. CON UN DECRETO
MENTRE IL GIP DICE NO AL DISSEQUESTRO DEGLI IMPIANTI, DIVENTA
LEGGE L’AUTORIZZAZIONE AMBIENTALE . PRODUZIONE ASSICURATA LE SANZIONI Se non viene rispettato il piano di bonifica e messa in sicurezza multe salate. Il garante potrà arrivare fino all’e s p ro p r i o dello stabilimento di Marco Palombi Quella che è stata adottata dal consiglio dei ministri è una legge e come tale dovrà essere rispettata. Anche dal tribunale del Riesame”. Corrado Clini mette le mani avanti sul decreto - varato ieri dopo una discussione di sei ore che ha fatto slittare a mercoledì il Dl sull’incandidabilità dei condannati - che consente all’Ilva di riprendere a produrre. In conferenza stampa a palazzo Chigi insieme a Mario Monti e Corrado Passera, il ministro dell’Ambiente “avverte” insomma i giudici attesi ad una scelta giovedì prossimo. Non dovrà più succedere quanto accaduto ieri mattina, quando la gip Patrizia Todisco ha rigettato un’istanza di dissequestro dell’area a caldo dello stabilimento: d’altronde “non c’era ancora il decreto”, ha tagliato corto il premier. SEMBRANO convinti che la situazione sia risolta anche gli operai liguri di Ilva, che ieri hanno applaudito la nuova legge e sciolto il presidio davanti alla prefettura di Genova. “Questo decreto era necessario e urgente - ha spiegato Passera - dovevamo evitare un impatto sull’economia da otto o nove miliardi di euro e farlo subito, perché si stava fermando la filiera dell’acciaio tanto nel gruppo Riva quanto negli stabilimenti di chi aspetta le forniture”. Funzionerà, promette invece Monti: “E’ una creatura blindata dal punto di vista della sua effettiva applicazione”. Quanto al merito, il testo partorito dal governo è quello atteso nei giorni scorsi, eccetto forse per la durezza delle sanzioni in caso di inadempienza, che arrivano fino all’esproprio. In sostanza l’Autorizzazione integrata ambientale del 26 ottobre diventa una legge dello Stato e viene inglobata nel decreto: “Per consentirne la piena attuazione – ha spiegato poi l’esecutivo - Ilva può disporre degli impianti e continuare l’attività produttiva per tutta la durata dell’Aia (sei anni, ndr), sempre che rispetti tutti gli adempimenti previsti”. In questo modo, promette Clini, “cambieranno radicalmente le procedure produttive dell’area a caldo, dalle cockerie al parco minerario”, garantendo quindi il rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini senza perdere i posti di lavoro. La novità, come detto, sono le sanzioni: oltre a quelle già previste dall’Aia, se Ilva non rispetterà il cronoprogramma di bonifica e messa a norma degli impianti, “è stata introdotta la possibilità di una sanzione fino al 10% del fatturato annuo dello stabilimento” (ai valori del 2011 si tratta di quasi un miliardo di euro). È la figura del Garante, però, quello che ha in mano l’arma finale: sarà, nelle parole dell’esecutivo, una figura di assoluta “indipendenza” (anche finanziaria), competenza ed esperienza”, verrà nominato dal capo dello Stato su proposta del governo e “dovrà vigilare sulla completa attuazione del decreto”. I suoi poteri d’intervento in caso la proprietà non risani la fabbrica arrivano fino all’amministrazione straordinaria secondo gli articoli 41 e 43 della Costituzione (quest’ulti - mo parla di esproprio) e “al particolare interesse strategico che ha l’attività siderurgica a Taranto”. Il costo degli investimenti in tutela dell’ambiente, ovviamente, dovrà essere a carico dell’azienda: si parla di tre e più miliardi in pochi anni e, visto il pregresso, esiste più d’un dubbio sulle reali intenzioni dei Riva. Chiosa Passera: “La proprietà non solo è costretta a farli, ma se non fa quello a cui la legge la obbliga, potrebbe persino perdere la proprietà stessa”. RESTA il tema del rapporto con la magistratura: lo stesso Giorgio Napolitano, che dovrà firmare quel testo, ha preteso che l’esecutivo chiarisse in ogni modo che non si trattava di un intervento contro i magistrati. E infatti Monti l’ha ripetuto come un mantra: c’è quella faccenda del dissequestro, ma con questo testo “vengono perseguite in maniera inderogabile le finalità espresse dai provvedimenti dell’autorità giudiziaria”. Difficile, però, che la magistratura tarantina non avvii almeno un ricorso davanti alla Consulta. Il premier, però, s’è detto certo che sulla costituzionalità del decreto è tutto a posto (anche perché parecchie ore se ne sono andate proprio per controllare questo aspetto con l’Avvocatura dello Stato): “Non abbiamo bisogno di fare appelli affinché il provvedimento non venga impugnato, perché abbiamo fatto una grandissima attenzione alla compatibilità costituzionale” e comunque i decreti “hanno costitutivamente bisogno del consenso del Presidente della Repubblica, la cui stella polare è la Costituzione”. Il fatto quotidiano 1 dicembre 2012

Ilva Taranto: Monti e Clini danno uno schiaffo a giudici e salute

L’Anm: schiaffo ai giudici e pericoli per la salute IL SINDACATO TOGATO: “L’ESECUTIVO SI ASSUME LA RESPONSABILITÀ DI FAR CONTINUARE L’ATTIVITÀ MALGRADO I RISCHI PER I CITTADINI” naziodi Antonella Mascali Èstato pm a Bari e spesso si è occupato di reati ambientali. Ora Roberto Rossi è consigliere togato del Csm. Quando gli chiediamo un’opinione sul decreto legge per l’Ilva non nasconde un disagio istituzionale che lo porta a non usare giri di parole per criticare, da magistrato, la decisione di Palazzo Chigi: “Siamo di fronte a un atto del governo che annulla il provvedimento di un giudice. In una democrazia, in uno Stato di diritto i giudici emettono le sentenze e il legislatore fa le leggi”. Infatti la Procura di Taranto sta valutando se sollevare l’eccezione di incostituzionalità del decreto o il conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato. E il gip Patrizia Todisco scrive che la nuova Autorizzazione ambientale (Aia) per L’Ilva “non si preoccupa del pericolo per la salute”. In conferenza stampa Monti a una richiesta di commento sulla decisione dei giudici di Taranto ha risposto che sono state prese perché non c’era il decreto. “Non non è possibile che il provvedimento di un giudice venga annullato da una legge. Non è pensabile che possa esistere una sorta di autorizzazione a infrangere la legge, ma questo decreto è come se dicesse che l’autorizzazione ambientale data all’Ilva autorizza ad andare contro le norme. Il provvedimento dei colleghi di Taranto è stato emesso dopo gravi violazioni di legge, in particolare il divieto di ledere la salute dei cittadini”. Come lo definirebbe il decreto? “Un provvedimento che viola il principio dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura oltre che i diritti costituzionali dei cittadini”. Al Fatto risponde anche il segretario dell’Associazione nazionale magistrati Maurizio Carbone, pm proprio a Taranto: “Restano forti le perplessità per un decreto legge che annulla provvedimenti della magistratura emessi per prevenire gravi rischi alla salute di una intera collettività”. Come definirebbe la scelta del governo Monti? “Prendiamo atto che il governo si è assunto la grave responsabilità di far continuare la produzione di fronte a rischi per la gente della zona. Vanifica gli effetti di provvedimenti giudiziari emessi esclusivamente al fine di scongiurare un pericolo che non solo è concreto ma è anche attuale per la salute della popolazione di Taranto”. Ora che succede? “Diventa ancora più importante verificare l’ef - fettiva disponibilità della proprietà di investire i capitali necessari per mettere a norma lo stabilimento, così come richiesto sia dalla magistratura che dall’autorizzazione integrata ambientale. Fino a oggi rilevo che la proprietà ha dato solo prova evidente di sottrarsi all’esecuzione di provvedimenti della magistratura (Fabio Riva è latitante, il padre Emilio e il fratello Nicola sono agli arresti domiciliari per disastro ambientale, ndr)” Il fatto quotidiano 1 dicembre 2012
http://www.verdiecologistipontini.blogspot.it/2012/12/favori-ilva-di-taranto-la-provincia-di.html

anche il giornale dell'udc a favore dell'inquinamento dell'Ilva di Taranto

Le penne al servizio dell’azienda NELLE CARTE DELL’INCHIESTA GIORNALISTI E DIRETTORI COMPIACENTI VICINI ALLA FONTE Il rapporto dell’addetto alle relazioni esterne dell’azienda, Archinà, con le testate locali Interviene l’O rd i n e di Sandra Amurri inviata a Taranto Per raggiungere i suoi obiettivi, l'addetto alle relazioni esterne del gruppo Ilva, Girolamo Archinà, veniva supportato da due direttori di quotidiani locali, Pietrangelo Putzolu, responsabile della sede tarantina del Nuovo Quotidiano di Puglia” che fa capo alla Caltagirone Editore spa, presidente Azzurra Caltagirone, moglie di Casini e “Michele Mascellaro, direttore di Taranto Sera” scrive nell'ordinanza la gip Patrizia Todisco. MA NON È TUTTO: il dottor Archinà, arrestato nell'ambito dell'inchiesta “ambiente svenduto” per una mazzetta di 10 mila euro che sarebbe stata corrisposta all’ex consulente della procura Lorenzo Liberti (finito ai domiciliari), incaricato di redigere una perizia sull'Ilva, sarebbe il titolare della rubrica sul Nuovo Quotidiano di Puglia firmata Angelo Battista, indicato come esperto delle tematiche ambientali. Il 24 agosto del 2010 ha scritto l'articolo “L'allarme berillio e i fondi per la bonifica” che smontava l'allarme seguito al rilevamento dell'Arpa nel quartiere Tamburi del berillio, sostanza cancerogena causa della berilliosi cronica (malattia polmonare), affermando che si trattava di una bufala per ottenere finanziamenti pubblici per la bonifica. Il Gruppo Riva, in fondo, come emerge dalle intercettazioni, lo pagava anche per convincere gli amministratori a giungere a più miti consigli, per oliare le penne, per pilotare l'informazione televisiva e usare le maniere forti con chi aveva l'ardire di fare semplicemente il suo dovere: porre domande al suo padrone. Esattamente come accadde in occasione della presentazione alla stampa del “rapporto Sicurezza ed Ambiente 2009” quando, il solo giornalista tra tutti i presenti, il collega Luigi Abate di Blu star tv si permise di rivolgere al patron dell'Ilva, Emilio Riva, la seguente domanda: “Inge - gnere qui è stata descritta una realtà paradisiaca, ma non sembra proprio così visti i tanti morti di tumori che ci sono a Taranto”. Riva: “Vede, il dibattito sui tumori è una sua opinione. È completamente inventata” Abate: “Allora sono false le voci di decessi per tumore, ce le siamo inventate?” Riva: “Ve le siete inventate”. Pronto l'intervento del dottor Archinà che alla stregua di un esperto buttafuori, strattona il collega e gli strappa il microfono dalle mani. “Filma, filma tutto” gri - da Abate al suo collega con la telecamera in spalla “mi dia il microfono subito” e quando riesce a riaverlo, Archinà si mette tra lui e Riva con fare da guappo mentre Abate conclude: “Civilmente ho detto che a Taranto ci sono morti per tumori, sto parlando democraticamente”. Ora, grazie all'in - chiesta “Ambiente svenduto”, abbiamo appreso che i giornalisti graditi ad Archinà dovevano essere di ben altra stoffa, come quella di Gaspare Cardamone, editore della tv tarantina Studio 100 e del direttore delle news Walter Baldacconi. Archinà, intercettato al telefono, racconta a Michele Mascellaro, direttore di Taranto Sera, che il responsabile comunicazione dell'Ilva, Alberto Cattaneo, è rimasto “impres - sionato dal fare estorsivo di Cardamone finalizzato a ricevere congrue somme di denaro da parte dell'Ilva come contropartita a una linea editoriale favorevole”. Che sarebbe consistita nel mandare in onda spot, come escamotage per mascherare “la dazione di denaro da parte dell'Ilva al gruppo di Cardamone”. A riprova del fatto che l'Ilva non è un ente caritatevole quando finanzia una campagna elettorale o una televisione. È DI IERI la notizia che l''Ordine dei giornalisti della Puglia ha convocato i giornalisti, che non risultano al momento indagati, affinché forniscano la loro versione dei fatti. Mentre a dare conto dei loro nomi e dei fatti è stato solo il giornale on line di Taranto Inchiostro verde, il sito dalla parte della salute e dell'ambiente, fondato e diretto dalla collega Alessandra Congedo. Che abbia prevalso la consolidata regola del cane non morde cane quando a essere adulato è il dio potere? Il fatto quotidiano 1 dicembre 2012

le ecoballe del ministro Clini e l'onoreficenza di Latina

Ecoballe di Marco Travaglio Fiato alle trombe e ai tromboni, arriva il decreto “salva-Ilva”. Breve riassunto delle puntate precedenti. I giudici di Taranto accertano che, producendo acciaio con gli attuali impianti “a caldo”, l’azienda inquina e uccide; quindi gl’impianti vengono sequestrati e possono restare accesi solo per essere risanati, ma non per produrre altro acciaio, altrimenti il delitto di disastro colposo e omicidio colposo plurimo continua e la magistratura ha il dovere di impedirlo; se e quando gli impianti fuorilegge – l’arma del delitto – saranno finalmente a norma, cioè smetteranno di avvelenare e ammazzare, potranno tornare a produrre. Il governo dice: l’Ilva s’è impegnata a investire subito 4 miliardi (a fronte di 3 miliardi di utili accumulati in 17 anni) per bonificare gli impianti, quindi può riprendere subito a produrre mentre li risana; se poi non mantiene i patti, il governo gliela fa vedere lui e magari sostituisce i Riva con qualcun altro. È un po’ come se ci fosse un maestro pedofilo che ogni giorno molesta i bambini in classe. I giudici lo arrestano per impedirgli di molestarne altri. Ma il governo fa un decreto per rimandarlo a scuola, a patto che nel frattempo si impegni a curarsi: se poi non si cura e continua a molestare bambini, verrà sostituito. Già: e ai genitori dei nuovi bimbi molestati chi glielo spiega? Il decreto salva-Ilva è ancora peggio. Perché nessuno dei contraenti dell’accordo è credibile. Non lo sono i Riva, che si sono impegnati infinite volte a mettere a norma i loro impianti e non l’hanno mai fatto. Non lo è il presidente Bruno Ferrante, prefetto: a luglio il giudice impose il blocco della produzione nelle aree “a caldo” e ora si scopre che quell’ordine fu violato dall’azienda presieduta da Ferrante, che continuò a produrre (dunque a inquinare), tant’è che il gip ha dovuto sequestrare tonnellate di acciaio che non dovrebbero esistere (corpo del reato). A Servizio Pubblico, l’i n c r edibile Clini ha detto che “il presidente Ferrante s’è impegnato”. Me’ cojoni , dicono a Roma. E naturalmente il governo se l’è bevuta (tanto, quando si scoprirà che è l’ennesima truffa, il governo sarà un altro). Ecco, non è credibile neppure il governo. Uno dei registi del decreto è Passera, che ai tempi di Intesa prestava soldi a Riva e lo reclutava per la cordata Alitalia: un ministro super partes. C’è poi la palese incostituzionalità del decreto che dissequestra impianti sequestrati da un gip con un’ordinanza che, in uno Stato di diritto, può essere ribaltata solo al Riesame e in Cassazione. Non a Palazzo Chigi e al Quirinale. Se una porcata del genere l’avesse fatta B., che osò molto ma non al punto di cancellare sentenze per decreto (ci provò con Eluana, ma fu stoppato dal Colle), avremmo le piazze e i giornali pieni di costituzionalisti, giuristi, intellettuali e politici “democratici” sdegnati che sventolano la Costituzione. Invece la fanno Monti e Napolitano, quindi va tutto bene. Corriere : “Decreto del governo per riaprire l’I lva. Monti: coniugare lavoro e salute” ( i mpossibile: l’Ilva se produce uccide). Repubblica : “Ecco il decreto per l’Ilva. Monti: nessuna polemica coi pm” (infatti cancella l’ordinanza di un gip). Sole 24 Ore: “Ilva, dissequestro per decreto. Monti: nessun contrasto coi magistrati”. Avve nire : “Decreto per salvare l’Ilva ed evitare un flop da 8 miliardi l’anno”. M e ssaggero : “Monti sull’Ilva: a rischio 8 miliardi”. La Stampa: “Ilva, un garante per ripartire”. Il Foglio : “Il governo tecnico soccorre l’Ilva (e la siderurgia) per decreto”. Libero : “Decreto per riaccendere l’impianto tutelando la salute” (sì, dei Riva). La fu Unità: “Ilva, decreto per salvare 8 miliardi. Tutela della salute e controllo indipendente del risanamento ambientale”. Altro che corrompere i giornalisti: qui ormai c’è chi viene via gratis. Perepè perepè perepè. Il fatto quotidiano 1 dicembre 2012

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