lunedì 24 dicembre 2012

nucleare: la radioattività nelle acque destinate al consumo umano

Special nucleare http://www.progettohumus.it/nucleare.php?name=specialtoscana
LA RADIOATTIVITA' NELLE ACQUE DESTINATE AL CONSUMO UMANO NELLA REGIONE TOSCANA
Tesi di laurea di Gianni Nocchi
INTRODUZIONE
La radioattività nelle acque destinate al consumo umano.

La politica comunitaria concernente le acque destinate al consumo umano ha visto la luce negli anni settanta del XX secolo con l’adozione di programmi politici e di atti legislativi vincolanti.
Il settore riguardante l’acqua destinata al consumo umano è uno dei settori maggiormente regolamentati nella sfera della normativa ambientale comunitaria.
Data l’importanza per la salute umana della qualità delle acque potabili, occorreva stabilire norme di qualità a livello comunitario che svolgessero una funzione di indicatore e disporre il controllo dell’osservanza di tali norme.

La direttiva sulle acque superficiali del 1975 (75/440/CEE, del 16/6/1975) ha gettato le basi della politica comunitaria sull’acqua potabile rappresentata successivamente a pieno titolo dalla direttiva del 1980 (80/778/CEE, del 15/7/1980).
Successivamente una seconda fase della normativa sull’acqua destinata al consumo umano è stata intrapresa, nell’atto di introdurre possibili miglioramenti alla luce delle maggiori conoscenze scientifiche e tecnologiche che hanno caratterizzato gli ultimi decenni.
Oltre ad adeguare al progresso tecnico e scientifico la direttiva sull’acqua potabile del 1980, occorreva anche adattarla al principio di sussidiarietà, riducendo il numero di parametri soggetti al monitoraggio obbligatorio da parte degli Stati membri e incentrando gli interventi sul rispetto di parametri qualitativi e sanitari essenziali.

Nel 1993, la Commissione ha organizzato una Conferenza europea sull’acqua potabile, tenutasi a Bruxelles, per consultare tutti i soggetti interessati all’approvvigionamento di acqua potabile e, nel 1998, il processo di revisione ha portato all’adozione e entrata in vigore dell’attuale direttiva 98/83/CE (del 3/11/1998, allegata in appendice III), concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano.
Quest’ultima direttiva doveva essere recepita negli ordinamenti nazionali entro fine 2000 ed essere applicata entro fine 2003, con alcune eccezioni per parametri critici come quelli relativi al piombo e ai sottoprodotti di disinfezione.
Il nostro Paese ha adempiuto a questo onere nel 2001 con il Decreto Legislativo n. 31 (del 2/2/2001) relativo alla qualità delle acque destinate al consumo umano (allegato in appendice I).
Fra i parametri indicatori di qualità delle acque destinate al consumo umano, sono previsti anche due parametri relativi alla radioattività (trizio (H-3) e dose totale indicativa (DTI)), per i quali sono assegnati valori di parametro.

In caso di inosservanza dei valori di parametro richiesti, il decreto prevede che sia esaminato se ciò costituisca un rischio per la salute umana e, ove sia necessario per tutelare la salute umana, siano presi provvedimenti correttivi intesi a ripristinare la qualità delle acque.

Più recentemente, infine, gli orientamenti normativi comunitari, ritenendo che gli indicatori parametrici relativi alla radioattività rientrino nel campo delle norme fondamentali (ai sensi dell’
articolo 30 del trattato Euratom), hanno ritenuto giustificato incorporare le prescrizioni relative ai controlli dei livelli di radioattività in uno specifico atto normativo, per mantenere l’uniformità, la coerenza e la completezza della normativa di radioprotezione a livello comunitario.

La Commissione ha presentato dunque una proposta di direttiva che fissa i requisiti per la protezione della salute della popolazione relativamente alle sostanze radioattive presenti nelle acque destinate al consumo umano, a norma dell’articolo 31 del trattato Euratom.

Con tale proposta, le disposizioni della direttiva adottata a norma del trattato Euratom sostituiranno quelle della direttiva 98/83/CE relativamente alle sostanze radioattive presenti e sarà introdotto, oltre a H-3 e DTI, un indicatore di parametro separato per il gas radon (Proposta di DIRETTIVA DEL CONSIGLIO che stabilisce requisiti per la tutela della salute della popolazione relativamente alle sostanze radioattive presenti nelle acque destinate al consumo umano, 2012/0074 (NLE, Bruxelles 28/03/2012)).

Da questo brevissimo excursus sulla politica comunitaria e nazionale sull’acqua potabile, emerge dunque come sempre di più si sia andata affermando la consapevolezza che la radioattività deve essere inclusa fra i parametri importanti per definire la qualità delle acque destinate al consumo umano.

L’ingestione di acqua è infatti una delle modalità con cui le sostanze radioattive possono insediarsi nel corpo umano. Il contenuto di radioattività nelle acque può derivare da fonti antropiche o naturali.
Infatti, anche se in percentuale molto ridotta, le sorgenti di approvvigionamento di acqua potabile possono trovarsi in prossimità di fonti potenziali di contaminazione radioattiva di origine antropica proveniente da impianti che utilizzano, producono o smaltiscono sostanze radioattive.
In questo caso la contaminazione dell’acqua potabile può avvenire in seguito a fughe accidentali di radioattività o a pratiche inadeguate di smaltimento.
D’altra parte, anche le caratteristiche geologiche e idrologiche di molte regioni d’Europa presentano un rischio in termini di presenza di sostanze radioattive di origine naturale.
In Toscana, attualmente si ritiene che l’apporto di radionuclidi di origine naturale alle acque potabili possa essere la fonte principale di radioattività; una valutazione sistematica del contenuto di trizio è stata ritenuta non necessaria in quanto non sono state concesse autorizzazioni agli scarichi di tale radionuclide, che è naturalmente presente nell’ambiente, ma in quantità pari ad alcuni ordini di grandezza inferiore al limite introdotto dal DLgs 31/01 e s.m.i.

In questo lavoro di tesi si presentano i risultati di una prima indagine conoscitiva, effettuata a livello regionale, in merito alla radioattività delle acque destinate al consumo umano nella Regione Toscana.
Il lavoro comprende due fasi principali:
1. la progettazione di un piano di campionamento che, pur nei limiti dettati dal tempo e dalle risorse disponibili, permetta di rappresentare nel modo più completo possibile la radioattività delle acque disponibili in Toscana per il consumo umano;


2. la realizzazione del piano di campionamento e le analisi di laboratorio, svolte con metodi conformi alle norme tecniche UNI, presso il Laboratorio di Radioattività dell’Area Vasta Centro dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana (ARPAT).

Nel seguito, dopo una presentazione generale riguardo ai fondamenti della radioattività e ai suoi effetti sull’uomo, con particolare riguardo alla radioattività di origine naturale, si presenterà il piano di campionamento e si introdurrà la tecnica strumentale e i metodi normati utilizzati nell’analisi delle acque destinate al consumo umano.
A conclusione del lavoro sono presentati i risultati ottenuti, insieme ad alcuni brevi commenti, e una prima valutazione della dose da ingestione di acqua per la popolazione residente sul territorio regionale

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Cartina della regione Toscana con punti di prelievo delle acque

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