Incendi e ozono, i nemici del patrimonio boschivo
Valentina Perugini
AMBIENTE. Un nuovo centro di ricerca per monitorare i roghi nell’Ue: in Italia è allarme rosso. E la Forestale denuncia: l’inquinamento della nostra vegetazione 10 volte sopra gli standard europei.
La Commissione europea ha istituito il centro di ricerca Effis (European forest fire information system), con previsioni di rischio nell’arco di sei giorni in base al meteo. Il sito web permette il monitoraggio minuto per minuto degli incendi boschivi in tutta l’area europea. L’Italia da giugno a settembre appare costantemente di colore rosso, cioè ad alto rischio incendi. La stagione estiva infatti non è soltanto sinonimo di vacanze. Boschi e foreste con le alte temperature sono sotto il pericolo di siccità, inquinamento ed incendi. Nell’Ue, la nazione più colpita dai roghi è stata il Portogallo, con 115.732 ettari di terreno andati in fumo. Seguono l’Italia con 27.463 e la Spagna con 12.908. Generalmente le zone più a rischio sono le aree protette, mentre le più interessate sono terreni agricoli, per il 42 per cento del totale, poi foreste e altri territori per il 22. E il problema si sta aggravando sempre di più. «La superficie incendiata totale nell’Ue è molto variabile di anno in anno - spiega Andrea Camia, membro del team di Effis -. Non c’è una tendenza chiara, ma negli ultimi anni c’è una maggiore concentrazione di situazioni climatiche estreme per gli incendi boschivi, che determinano un pericolo molto elevato e portano a eventi di vaste proporzioni, particolarmente distruttivi e difficili da gestire».
L’abbandono delle aree rurali degli ultimi decenni e la diminuita gestione della vegetazione forestale hanno poi determinato nuovi fattori di rischio incendio. Ma i boschi italiani non soffrono soltanto di questo. Il Corpo forestale dello Stato ha denunciato che un terzo della nostra vegetazione, negli ultimi anni, ha avuto problemi di salute legati a molteplici fattori. Fra i più preoccupanti, l’aumento dell’accumulo di sostanze azotate nei suoli forestali, le concentrazioni elevate di ozono troposferico e i cambiamenti climatici. Soprattutto sono i dati riguardanti l’ozono presente nelle foreste a preoccupare. Secondo le misurazioni effettuate dalla Rete Conecofor, se dati come l’inquinamento atmosferico sono in diminuzione, l’ozono è in continuo aumento dal 1996. è il risultato di una serie di reazioni chimiche di alcuni agenti inquinanti emessi direttamente dagli autoveicoli, favorite dalle radiazioni del sole. Supera gli standard europei anche di 10 volte, specialmente nel periodo estivo e nelle aree più meridionali. Questo deteriora la vegetazione forestale e riduce la biodiversità, provocando forti danni ai grandi alberi, come il faggio, l’abete rosso, il carpino bianco, gli aceri, i frassini, e al sottobosco. A confermare i dati è anche l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che ha registrato il superamento della soglia dei livelli di ozono in tutti i capoluoghi di regione almeno una volta. Le provincie con i dati peggiori sono Milano, Monza, Novara, Bergamo e Padova. Seguono Perugia, Terni e Siracusa.
http://www.terranews.it/news/2011/08/incendi-e-ozono-i-nemici-del-patrimonio-boschivo
martedì 2 agosto 2011
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