giovedì 18 agosto 2011

nucleare, Fukushima trovati fanghi radioattivi a 100 km dalla centrale

Marco De Vidi
GIAPPONE. Enormi eccessi di radiazioni rilevati nei residui degli impianti di depurazione delle acque. Intanto riapre il reattore 3 della centrale di Tomari: il primo a riprendere l’attività.

Alti livelli di cesio radioattivo sono stati rilevati in un fosso a Aizuwakamatsu, città a 100 km a ovest di Fukushima. Si tratta di fanghi che provengono dagli impianti di depurazione delle acque. Secondo gli standard di sicurezza imposti dalle autorità nipponiche i fanghi contaminati possono essere trasportati nelle discariche e interrati solo se hanno valori dell’isotopo inferiori agli 8.000 becquerel per kg. In questo caso si sono registrati valori di 186mila becquerel. L’area è stata dunque messa in sicurezza e la Corte distrettuale ha bandito l’accesso nelle immediate vicinanze. Negli impianti di stoccaggio sono 54mila le tonnellate di fanghi che presentano quantità di cesio, la metà dei quali rimangono negli impianti di depurazione dell’acqua. Le operazioni di decontaminazione stanno incontrando infatti notevoli difficoltà: sette impianti di quattro diverse prefetture hanno dovuto vietare l’entrata perché i livelli di radiazioni erano troppo elevati. Inoltre accade spesso che le popolazioni dei luoghi designati si oppongano con forza all’interramento.

Del resto il nucleare ha subito una radicale trasformazione nell’immaginario dei giapponesi: da fonte pulita e sicura è diventato in pochissimo tempo un incubo che sta sconvolgendo le convinzioni e le abitudini di tutto un popolo. Per rivolgersi alle generazioni più giovani, il ministero dell’Educazione ha deciso che dall’aprile 2012 nei programmi scolastici sarà introdotto il tema delle radiazioni, durante le lezioni di scienze. Non succedeva da trent’anni che nelle scuole si affrontasse tale argomento: ma se nel passato l’intento era elogiare la soluzione del nucleare civile, ora si parla dei pericoli e i rischi per la salute che queste tecnologie possono comportare. Intanto nell’isola di Hokkaido verrà riaperto il primo reattore dal terremoto dell’11 marzo. Il governatore dell’isola, Harumi Takahashi, ha infatti autorizzato il ritorno all’attività del reattore 3 dell’impianto di Tomari, che ha una portata di 912 megawatt. Dopo la tragedia di cinque mesi fa ci fu il blocco di 39 impianti su 54 in tutto il Giappone, e furono decisi interventi straordinari e stress test appositi.

Quello di Tomari, di proprietà della Hokkaido Eletric Power co., sarebbe il primo impianto a riprendere l’attività, manca solo l’autorizzazione formale del ministro dell’Industria Banri Kaieda. Da mesi si discute in Giappone sull’opportunità di chiudere del tutto con le fonti nucleari, ma la riapertura dell’impianto nell’isola di Hokkaido dimostra come si sia ancora distanti da una svolta che rinunci del tutto all’energia prodotta dall’atomo. Nel frattempo emergono altre inquietanti verità a proposito della fusione dell’impianto di Fukushima. L’Independent ha raccolto in un lungo articolo le testimonianze di tecnici e operai che lavoravano nella centrale. Da queste interviste si deduce che il disastro del marzo scorso non è stato causato solo dallo tsunami, ma anche dal violento sisma che lo ha originato. Stando al quotidiano britannico infatti «è stato il terremoto a bloccare l’impianto di raffreddamento dei reattori».

Lo tsunami ha poi sommerso l’impianto 40 minuti dopo, provocandone il definitivo spegnimento e dando il via alla catena di effetti che hanno portato alla fusione dei tre reattori. La Tepco e il governo hanno sempre parlato di circostanze imprevedibili alla base del disastro, portando avanti una vera e propria campagna di disinformazione. Invece se i danni sono stati provocati proprio dal sisma, «questo potrebbe significare che tutti i reattori di identica concezione presenti in Giappone dovrebbero essere chiusi, perché incapaci strutturalmente di resistere a scosse sismiche di una certa entità». L’inchiesta condotta dall’Independent dimostrerebbe dunque come i rischi siano costanti per gli impianti in Giappone, vulnerabili perché esposti ad eventi sismici che colpiscono il territorio con regolare frequenza. Proprio ieri è stata registrata una scossa di magnitudo 4,4 a Ibaraki, 150 km a nordest di Tokyo. Per ora non ci sono notizie di danni a persone o cose, ma la notizia rappresenta a questo punto un importante monito.
http://www.terranews.it/news/2011/08/trovati-fanghi-radioattivi-100-km-da-fukushima

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