Andrea Palladino
ANTICRISI. I referendari lanciano una campagna contro le norme della manovra del governo che impongono l’apertura ai privati dei servizi pubblici locali. Tra i primi ad aderire i Verdi di Bonelli.
La storia del nostro Paese si è trovata davanti a svolte epocali marcate dal voto referendario. Prima il divorzio, poi l’aborto, quindi il voto che nel 1987 respinse – per la prima volta – il nucleare. I primi anni 90 sono stati quindi segnati dai referendum sul sistema elettorale, che hanno aperto le porte – forse frettolosamente – alla seconda Repubblica, basata sul maggioritario. Il voto del 12 e 13 giugno su acqua, nucleare e legittimo impedimento ha introdotto, con un consenso storico, il concetto di “bene comune”. I cittadini hanno spiegato che i servizi essenziali per la vita sono dei beni che devono essere restituiti alla collettività. Parliamo di beni come il sistema idrico, l’energia, la gestione dei rifiuti e il trasporto locale. Che non solo devono essere sottratti alla gestione dei privati, ma soprattutto devono rimanere slegati dalla logica del profitto. Niente società per azioni, ma sistemi innovativi che permettano un controllo ferreo e una trasparenza assoluta.
Il governo Berlusconi ha deciso di violare la sovranità popolare con il pacchetto sulle privatizzazioni, inserito all’interno della manovra economica. Fino ad oggi l’opposizione parlamentare ha mostrato un imbarazzante silenzio, forse ispirato dal caldo di Ferragosto. Per ora una sola voce autorevole sta chiedendo di respingere al mittente il tentativo, incostituzionale, di vanificare il voto di giugno. Sono i giuristi che nei primi mesi del 2010 prepararono i quesiti referendari sull’acqua, individuando nella legge Fitto-Ronchi e nelle altre norme preesistenti i grimaldelli giusti per introdurre il concetto di acqua bene comune. Il gruppo è composto da Alberto Lucarelli, professore all’Università di Napoli e assessore ai Beni Comuni della giunta de Magistris, Ugo Mattei, ordinario all’università di Torino, già vice-presidente Commissione ministeriale per la riforma dei beni pubblici, Luca Nivarra, docente dell’università di Palermo e Gaetano Azzariti, ordinario di diritto costituzionale, Università di Roma La Sapienza.
Due giorni fa hanno divulgato un appello – che è possibile sottoscrivere su www.siacquapubblica.it - dove evidenziano le tante violazioni della Costituzione contenute all’interno del decreto anticrisi firmato da Tremonti. Il richiamo finale è per le forze sociali e per l’opposizione, ovvero per quell’insieme di sigle che hanno apertamente appoggiato il voto referendario: «Alle forze politiche di opposizione ed al sindacato (in particolare la Cgil) – si legge nell’appello - chiediamo di consultare immediatamente le loro basi su questo cruciale spartiacque facendosi successivamente paladini di una ristrutturazione seria del settore pubblico informata alla piena tutela dei beni comuni, del patrimonio pubblico, della sovranità popolare e dei valori della nostra Costituzione». Al documento – tra le forze dell’opposizione – hanno dato la loro adesione ieri i Verdi: «Sosteniamo l’appello dei giuristi, dando il nostro appoggio politico. Quello che sta facendo il governo – ha spiegato Angelo Bonelli, presidente dei Verdi - è drammatico, un oltraggio alla Costituzione e un insulto per 27 milioni di elettori, che hanno votato non solo per l’acqua bene comune, ma anche contro le privatizzazioni dei servizi pubblici locali. Con questa manovra – ha proseguito Bonelli - il governo vuole solo aumentare i profitti per chi si è reso responsabile di questa crisi». Nei prossimi giorni i Verdi presenteranno una proposta alternativa a quella di Tremonti, «dove evidenzieremo com’è possibile tagliare 30 miliardi di euro in spese per gli armamenti».
http://www.terranews.it/news/2011/08/no-alle-privatizzazioni-parte-l%E2%80%99appello-line
domenica 21 agosto 2011
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