Roma Nel 2009 il licenziamento, ora una sentenza di reintegro non rispettata: l’odissea di 116 dipendenti
Un dipendente racconta che l’azienda ha «risposto picche alla proposta di dislocare negli altri 4 ipermercati romani i lavoratori da riammettere»
Nel 2009 il licenziamento, ora una sentenza di reintegro non rispettata: l’odissea di 116 dipendenti
Di Marco Piccinelli Terra 29 giugno 2011
La vicenda si era aperta i primi giorni del 2009 quando a 116 dipendenti dell’ipermercato Carrefour della Romanina era stata inviata una lettera di licenziamento.
Le motivazioni addotte dall’azienda erano state la «concorrenza nel settore» e il «perdurare della crisi economica ». Vittorio Pezzotti, segretario della Filcams-Cgil Roma/ Lazio, in quei giorni si esprimeva così: «è un modo di fare commercio da bottegai. è assurdo che la grande distribuzione sprema la forza lavoro fino a quando ne ha bisogno per poi buttare via le persone come fossero cenci vecchi. è un modo di fare che non dovrebbe appartenere a quello che è il secondo gruppo mondiale nel settore della grande distribuzione.
Sembra quasi che per portare avanti una politica di prezzi contenuti vogliano far leva proprio sui lavoratori, andando magari ad utilizzare forme contrattuali precarie». Si erano colpiti maggiormente i lavoratori che «vanno per i cinquant’anni di età: troppo vecchi per un nuovo lavoro, fin troppo giovani per una pensione; situazioni “complicate” che vedevano la perdita di uno dei componenti della famiglia; situazioni che vedevano “intere famiglie” (marito e moglie) lavorare nell’azienda » spiega Antonio Esposito, lavoratore dell’azienda. Due anni dopo la situazione stenta ad avere un radicale cambiamento nonostante i lavoratori abbiano intrapreso numerose vertenze sindacali, siano andati in tribunale di fronte ad un giudice e nonostante abbiano vinto. Proprio così, in un momento storico in cui i diritti dei lavoratori sembrano essere «idee platoniche », i 104 (16 non hanno fatto ricorso) dipendenti dell’azienda ricorrenti devono essere riammessi al lavoro e l’azienda è costretta a pagare il risarcimento del danno in favore dei licenziati e le spese processuali.
«Una sentenza che ripristina la legalità, poiché, anche per le modalità con cui l’azienda individuò le persone da licenziare, non intese ascoltare le obiezioni del sindacato che, ovviamente, erano sostanziate da riferimenti giurisprudenziali», si legge nei comunicati diffusi dai vari sindacati confederali. Il fatto è che, stando a oggi mercoledì 29 giugno 2011, non c’è stato nessun reintegro. Così Antonio Esposito spiega come non ci sia stato «nessun reintegro» e anzi come l’azienda abbia «risposto picche a quella che era la proposta fatta dalla Cgil e dagli altri due sindacati confederali, ovvero quella di dislocare i cosiddetti ricorrenti negli altri 4 ipermercati Carrefour di Roma». «Questo, secondo me, vuol dire - continua in maniera perplessa il dipendente – che l’azienda non è di ampie vedute.
Ad esempio nel sud dell’Italia, in Sicilia, Carrefour è completamente scomparso, vendendo gli stabilimenti che aveva all’IperCoop; in Campania s’è eclissato, eccezion fatta per l’unico punto vendita rimasto in provincia di Caserta. è un’azienda che evidentemente non sa ancora quanto tempo vuole rimanere in Italia».
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