Inquinamento da ozono Italia al primo posto
Salute Un rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente ci indica come il Paese meno virtuoso per l’emissione di agenti nocivi nell’aria. I dati dell’Ispra: male soprattutto le città della Val Padana. Alessio Nannini “Terra” 28 giugno 2011
L’inquinamento da ozono provoca in Europa quattordicimila ricoveri all’anno e ventunomila morti. Lo dicono i dati presentati dall’Agenzia europea per l’ambiente, secondo cui il periodo più critico per la salute è quello compreso fra il 24 giugno e il 22 luglio. Durante queste settimane infatti il bel tempo e le alte temperature favoriscono la presenza degli inquinanti nell’aria che respiriamo; un fenomeno continentale, tanto che nessun paese è riuscito a evitare lo sforamento dei livelli di guardia previsti dalla direttiva comunitaria (che sono pari a una media giornaliera di 120 microgrammi di ozono per metro cubo). Secondo il rapporto dell’agenzia, le nazioni meno virtuose sono quelle mediterranee e della zona centro-settentrionale; ma se le concentrazioni di ozono in queste ultime potrebbero risentire del trasporto aereo, per Spagna, Portogallo, Francia, Grecia e Italia, non ci sono scusanti. Noi siamo, peraltro, gli unici in cui i livelli fissati sono stati superati per più di 50 giorni; e abbiamo il primato della centralina con i valori peggiori di tutta Europa, quella di Valmadrera in provincia di Lecco, che ha registrato 240 microgrammi per metro cubo di aria.
La situazione italiana, tutt’altro che lusinghiera, ha un’analisi più dettagliata nel VII Rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.
Da cui si evince che gli sforamenti di 120 microgrammi si sono verificati in tutti i capoluoghi, con picchi nelle città della Val Padana o a essa vicine: Milano, Monza, Novara, Bergamo e Padova. Se nel nord il quadro è pessimo, altrettanto preoccupante lo è nel centro e nel sud: male anche le città di Perugia, Terni, Siracusa. L’invito di Aea e Ispra alle istituzioni è quello di prendere provvedimenti per limitare l’emissione di monossido di carbonio e ossidi di azoto (che sono fra gli elementi indispensabili per la formazione dell’ozono) soprattutto nei mesi estivi; ma è lo stesso rapporto europeo a rendere pessimistiche le proiezioni per il futuro. Sebbene infatti ci siano state riduzioni notevoli di agenti inquinanti a partire dalla fine degli anni novanta, il fenomeno ha mantenuto una concentrazione stabile (a eccezione proprio dei periodi di caldo straordinario). Che fare dunque?
Per il lungo periodo serviranno soluzioni più efficaci. Intanto, nel breve, il suggerimento sta nel fare una campagna di informazione finalizzata alla salute della popolazione più anziana, che rappresenta la maggior parte dei soggetti a rischio.
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