Difficile dire se quello che sta succedendo sia stato organizzato oppure se è stata una naturale conseguenza di chi ha rinviato (volutamente o per incapacità) la soluzione del problema dei rifiuti.
I paesi normali e civili ci hanno insegnato quali sono le uniche vie di uscita:
- raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani, con la quale si può arrivare tranquillamente almeno all’80% del materiale prodotto;
- riduzione, riuso e riciclo dei rifiuti;
- tecnologie a basso impatto ambientale e sanitario per smaltire quello che rimane.
Nella Campania, nel Lazio e nella provincia di Latina nemmeno un marziano può parlare di emergenza visto che da circa 15 anni la Campania è commissariata, da quasi 10 è commissariata la provincia di Latina, da quasi 2 la Regione Lazio.
L’emergenza in provincia di Latina poi dura da 20 anni.
Quando i verdi del sole che ride dicevano (20 anni fa appunto) che parlare di emergenza significa alimentare iniziative (e quindi fondi pubblici) senza troppi controlli, esami, verifiche e senza trovare una soluzione definitiva.
Perché le soluzioni nascono dallo studio del problema e della causa che lo ha generato, non dall’imprenditore che ne può trarre vantaggio, dalla cordata o coalizione politica ad esso collegato.
La proposta che torna periodica anche per la provincia di Latina della costruzione dell’inceneritore è evidente. Non importa se a Borgo Montello, a Latina Scalo o a Mazzocchio, l’importante che si faccia. Tanto il politico che ha il bacino elettorale nella sede probabile dell’inceneritore dice che si farà altrove. Poi se verrà fatto nella sua zona c’è già la scusa pronta. E’ stata l’altra coalizione, l’altro partito o l’altro personaggio politico.
E’ evidente che l’inceneritore non è la risposta né in termini occupazionali (un impianto di questo genere per la provincia di Latina ha bisogno massimo di 50 persone, con la differenziata vera oltre un migliaio oltre agli addetti già impiegati), né in termini di costi (l’inceneritore costerà solo a realizzarlo oltre 300 € a persona), né in termini di eliminazione di discariche (che diventeranno speciali, tossiche e nocive), né tantomeno di inquinamento e di conseguente aumento di diossina e tumori.
In questi giorni sul piatto d’argento è stata posta la conclusione:
“meglio un inceneritore che la guerra civile in Campania”.
“meglio un inceneritore che non diventare come la Campania”.
Già, ma di chi è la colpa? Chi ha voluto o permesso che l’emergenza durasse 20 anni?
Perché non si attua la raccolta differenziata, creando nuovi posti di lavoro, salvaguardando salute e ambiente?
Perché non si commissariato tutte le amministrazioni comunali che non attuano la differenziata almeno al 50?
mercoledì 9 gennaio 2008
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