di
Ferruccio
Sansa
Le
parole sono così: se non diventano
fatti,
vita, alla fine si
fanno
stucchevoli. Vuote.
Prendete
l’ambiente: non siamo
stati
capaci di dare un vero significato
a
questo vocabolo. Noi cittadini,
ma
chi ci governa innanzi
tutto.
E adesso, ancora una volta,
lasciamo
al Papa con la sua nuova
enciclica
il compito di dettare
l’agenda
politica. Francesco che ci
ha
ricordato la sofferenza degli
immigrati,
il folle squilibrio tra
ricchi
e poveri, il diritto al cibo come
nutrimento
del corpo e
dell’anima
(o dei pensieri, se preferite).
Adesso
la natura.
La
politica, c’è da giurarci, per un
attimo
gli correrà dietro. Ma il
centrodestra
ha sempre ignorato
la
questione, mentre il centrosinistra
l’ha
progressivamente cancellata
dai
programmi barattando i
propri
ideali con gli interessi di
imprenditori
amici.
Ma
allora proviamo a dare una
concretezza
a questa parola, a ritrovare
un
senso.
Ambiente
è vita e salute. Lo hanno
dimostrato
le vicende di Taranto e
di
Vado Ligure dove, secondo le
inchieste,
industrie inquinanti
hanno
provocato centinaia di
morti.
Hanno rovinato l’esistenza
soprattutto
degli anziani e dei
bambini,
colpiti da malattie cardiache
e
respiratorie. Ce lo ricordano
i
dati dei tumori provocati
dall’inquinamento
da traffico a
Milano:
si parla di 2.350 casi tra il
1996
e il 2006.
Ambiente
è sopravvivenza, come
ci
ricordano ogni anno le alluvioni
in
Sardegna o Liguria, dove l’ac -
qua
corre sul cemento, ma i piani
casa
di destra e sinistra hanno
aperto
la strada a milioni di metri
cubi
di nuove costruzioni.
Ma,
soprattutto in Italia, ambiente
significa
soldi, per usare un termine
che
invece non si logora mai: il
15%
del nostro pil proviene dal turismo,
e
potrebbe essere molto di
più
perché ogni anno perdiamo
posti
nella classifica mondiale. Invece
continuiamo
a mangiarci il
territorio
con le sue bellezze. E i
turisti
scappano.
L’ambiente
è sviluppo e competitività.
In
Germania ogni anno si
registrano
2.000 nuovi brevetti
nell’industria
verde. Soltanto nel
settore
delle energie rinnovabili,
gli
occupati sono quasi 400mila.
Molte
nostre imprese vedono nella
tutela
dell’ambiente un inciampo,
mentre
all’estero c’è chi ha colto
l’occasione.
Chi ha capito che
investire
in prodotti e processi industriali
rispettosi
della natura è
un
mezzo formidabile per battere
la
concorrenza. Tra i grandi costruttori
giapponesi,
tedeschi e
americani
c’è chi presenta auto a
idrogeno
o supercar elettriche capaci
di
correre a 250 all’ora per
centinaia
di chilometri. E gli italiani?
Noi
che ci siamo sempre vantati
della
nostra creatività forse non
sappiamo
più legarla alla vita. Era
il
nostro grande segreto. Lo smog e
il
cemento oltre all’ambiente hanno
ricoperto
anche la fantasia? Il fatto quotidiano 4 maggio 2015
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