Cammino, insieme al prof. Paolo Scampa, presidente dell'AIPRI (Associazione Internazionale per la Protezione contro le Radiazioni Ionizzanti), hanno avvertito come alle porte di Milano ci sia una "Chernobyl dimenticata". Dopo due anni, a Rovello Porro "non pare che siano stati fatti grandi passi avanti" anche se "l'ultimo rapporto della NUCLECO che ha ribadito la necessità di 'bonificare' " la città.
Nell'aprile del 2013 Massimo Bonfatti, presidente di Mondo in Cammino, insieme al prof. Paolo Scampa, presidente dell'AIPRI(Associazione Internazionale per la Protezione contro le Radiazioni Ionizzanti), hannoavvertito come alle porte di Milano ci sia una "Chernobyl dimenticata"1. Dall'estrapolazione dei dati disponibili, infatti, i due ricercatori indipendenti hanno scoperto che nel 1989 sarebbe stato fuso a Rovello Porro forse "dal 4 al 40% del Cesio 137 ricaduto in Italia in seguito alla catastrofe di Chernobyl" proveniente da "fonte radioattiva orfana, contenuta in un carico di alluminio proveniente dall'Est Europa". Eppure, dopo due anni dalla denuncia di tale scandalo, la Onlus Mondo in Cammino rischia di chiudere poiché "allo stato attuale, abbiamo risorse certe solo per i prossimi due mesi" spiega Massimo Bonfatti in una intervista a Mainfatti.it, assicurando però che l'intenzione dell'associazione "è ovviamente, quella di continuare".
Come è possibile che un'associazione come MIC abbia oggi dei problemi di finanziamento per le sue iniziative meritorie? Non le sembra paradossale? E' forse cambiato qualcosa nell'atteggiamento degli italiani verso il nucleare, la pace, la solidarietà?
"In questa ricorrente situazione di emergenza economica, MIC paga quella che è stata ed è la sua scelta (per certi aspetti anche obbligata) di concepire il volontariato e l'indipendenza di opinione. Nessun membro e volontario di MIC è pagato (dal presidente all'ultimo iscritto), nessuna spesa va a sostenere strutture organizzative (liberando così il 90% dei finanziamenti per la piena progettualità), nessun soldo proviene da lobby che potrebbero condizionare le scelte associative. La maggioranza degli introiti derivano dal tesseramento, dalle campagne di sottoscrizione, dalle donazioni liberali, da attività commerciali e/o produttive marginali2, quali la distribuzione della propria editoria e di due prodotti enologici come il Vino di Pace rosso e Immensabianco, pensati espressamente per sostenere i nostri progetti. Sono queste scelte, più che quelle delle persone, che ci stanno probabilmente condizionando. Sicuramente dovremo crescere in capacità 'attrattiva', ma prima di tutto non dobbiamo perdere la nostra capacità di crescere, seppur poco alla volta, nella consapevolezza dei valori, piuttosto che sull'immagine o sbilanciati su di essa. Se sapremo resistere ancora con sacrifico (nel senso positivo di 'sacrum facere') per i prossimi mesi, potremo dare una svolta significativa al nostro 'essere associazione'. Cercheremo di stare con 'la schiena dritta', ma non dipenderà solo da noi".
Massimo Bonfatti spiega: "Per sostenere i progetti nelle aree di Chernobyl volti alla corretta gestione del rischio radioattivo, le azioni di riconciliazione interetnica ed interreligiosa nelle zone conflittuali del Caucaso, per portare avanti le campagne sulla democrazia dell'informazione e sulle denunce di danni ambientali, per incentivare le azioni di tutela dei diritti umani soprattutto per le fasce di popolazione povere o in difficoltà, per investire in progetti culturali, Mondo in Cammino ha bisogno di almeno 25.000 euro all'anno (poco più di 2.000 euro al mese). Una cifra modesta rapportata alla mole di lavoro svolta, ma legittimata, appunto, da questa capacità/volontà di limitare al massimo le spese di struttura e dal ricorso al sostegno attraverso beni di servizio, scelta che permette il coinvolgimento e la condivisione da parte di soggetti terzi. Se non sapessimo puntare su questi aspetti, il bilancio risulterebbe, perlomeno, triplicato".
Rovello Porro è una questione ancora aperta, quali sono le azioni che MIC ha portato avanti dopo la denuncia del fatto? Come hanno reagito le istituzioni e la popolazione?
"Finchè non verranno rimossi i fusti radioattivi dalla ex Premoli, la questione di Rovello Porro rimarrà sempre aperta. - sottolinea Massimo Bonfatti - Il primo aprile 2013 con un lavoro certosino costruimmo un dossier sul fallout di Rovello Porro3 denunciando che, per diverso tempo, nessuna informazione era stata data alla popolazione e che avremmo solo voluto sapere quale era la reale situazione, ben contenti dell'eventualità di avere complete e scientifiche rassicurazioni. Ed, ovviamente, come immaginavamo, le rassicurazioni giunsero, ma solo nell'immediato, con proclami o generici comunicati stampa e senza una benché minima contestazione dei dati da noi riportati: nessuna formale smentita ai preoccupanti numeri contenuti nel dossier, nemmeno controsmentite con dati alternativi, e neppure nessuna denuncia o querela per procurato allarme. D'altronde la nostra denuncia si basava su dati oggettivi, ricercati con ostinazione e provenienti da fonti ufficiali. Lo scopo della denuncia non era quello di sollevare speciosamente un problema avvenuto diversi anni prima o creare allarmismo, ma aveva solo l'intento di sollevare quello della corretta informazione, perché da essa nasce la conoscenza della verità e solo così è possibile per quanto e laddove ancora possibile intervenire con una ulteriore campagna di monitoraggio solerte e continua e, per quanto tardivo, alla messa in sicurezza dei siti. Ma non solo: la denuncia sollevava la necessità di fare luce su eventuali morti o malattie sospette, di richiedere legittimi risarcimenti per invalidità da parte della popolazione residente per i mesi di silenzio in cui il fallout aveva agito senza essere denunciato. Insomma il dossier si basava semplicemente su richieste legittime e senza scandalismi né interessi di parte".
Il presidente di Mondo in cammino prosegue: "Da un punto di vista pratico, non pare che siano stati fatti grandi passi avanti, ma se non altro la denuncia ha posto in evidenza che il problema sussiste, come ha fatto rilevare l'ultimo rapporto della NUCLECOche ha ribadito la necessità di 'bonificare' Rovello Porro e, nello stesso tempo, ha anche creato una sorta di vigile attenzione in una fascia, seppur ristretta, di popolazione locale e di associazionismo ambientale. Il nostro intento, nell'ultimo anno, è stato quello di provare a pensare ad un organismo che potesse non fare calare l'attenzione, pressando contemporaneamente le istituzioni per la messa in sicurezza del sito. Lo sforzo si è concretizzato con l'istituzione del Comitato Scientifico Umanistico di Mondo in Cammino che si sta avviando verso la sua piena operatività e di cui fanno parte diversi esperti di settore e che, nei suoi prossimi lavori, ha l'intenzione di occuparsi oltre che del problema inerente il concetto legislativo europeo di norma e delle concentrazioni ad essa riferite sulla contaminazione radioattiva degli alimenti proprio del fallout di Rovello Porro".
Sono tanti i modi per sostenere Mondo in Cammino ed il suoi "modo di essere società civile e associazione", a partire da quello di tesserarsi al MIC4 con la possibilità di ricevere in omaggio l'inedito appena concluso "Beslan, nessun indagato" di Ella Kesaeva. Ovviamente, è possibile anche contribuire ai progetti di Mondo in Cammino attraverso una donazione libera oppure scegliendo di devolvere il 5 x 10005 (il numero del codice fiscale di MIC da inserire nel riquadro delle ONLUS nella propria dichiarazione dei redditi è 94027870024).
Come è possibile che un'associazione come MIC abbia oggi dei problemi di finanziamento per le sue iniziative meritorie? Non le sembra paradossale? E' forse cambiato qualcosa nell'atteggiamento degli italiani verso il nucleare, la pace, la solidarietà?
"In questa ricorrente situazione di emergenza economica, MIC paga quella che è stata ed è la sua scelta (per certi aspetti anche obbligata) di concepire il volontariato e l'indipendenza di opinione. Nessun membro e volontario di MIC è pagato (dal presidente all'ultimo iscritto), nessuna spesa va a sostenere strutture organizzative (liberando così il 90% dei finanziamenti per la piena progettualità), nessun soldo proviene da lobby che potrebbero condizionare le scelte associative. La maggioranza degli introiti derivano dal tesseramento, dalle campagne di sottoscrizione, dalle donazioni liberali, da attività commerciali e/o produttive marginali2, quali la distribuzione della propria editoria e di due prodotti enologici come il Vino di Pace rosso e Immensabianco, pensati espressamente per sostenere i nostri progetti. Sono queste scelte, più che quelle delle persone, che ci stanno probabilmente condizionando. Sicuramente dovremo crescere in capacità 'attrattiva', ma prima di tutto non dobbiamo perdere la nostra capacità di crescere, seppur poco alla volta, nella consapevolezza dei valori, piuttosto che sull'immagine o sbilanciati su di essa. Se sapremo resistere ancora con sacrifico (nel senso positivo di 'sacrum facere') per i prossimi mesi, potremo dare una svolta significativa al nostro 'essere associazione'. Cercheremo di stare con 'la schiena dritta', ma non dipenderà solo da noi".
Massimo Bonfatti spiega: "Per sostenere i progetti nelle aree di Chernobyl volti alla corretta gestione del rischio radioattivo, le azioni di riconciliazione interetnica ed interreligiosa nelle zone conflittuali del Caucaso, per portare avanti le campagne sulla democrazia dell'informazione e sulle denunce di danni ambientali, per incentivare le azioni di tutela dei diritti umani soprattutto per le fasce di popolazione povere o in difficoltà, per investire in progetti culturali, Mondo in Cammino ha bisogno di almeno 25.000 euro all'anno (poco più di 2.000 euro al mese). Una cifra modesta rapportata alla mole di lavoro svolta, ma legittimata, appunto, da questa capacità/volontà di limitare al massimo le spese di struttura e dal ricorso al sostegno attraverso beni di servizio, scelta che permette il coinvolgimento e la condivisione da parte di soggetti terzi. Se non sapessimo puntare su questi aspetti, il bilancio risulterebbe, perlomeno, triplicato".
Rovello Porro è una questione ancora aperta, quali sono le azioni che MIC ha portato avanti dopo la denuncia del fatto? Come hanno reagito le istituzioni e la popolazione?
"Finchè non verranno rimossi i fusti radioattivi dalla ex Premoli, la questione di Rovello Porro rimarrà sempre aperta. - sottolinea Massimo Bonfatti - Il primo aprile 2013 con un lavoro certosino costruimmo un dossier sul fallout di Rovello Porro3 denunciando che, per diverso tempo, nessuna informazione era stata data alla popolazione e che avremmo solo voluto sapere quale era la reale situazione, ben contenti dell'eventualità di avere complete e scientifiche rassicurazioni. Ed, ovviamente, come immaginavamo, le rassicurazioni giunsero, ma solo nell'immediato, con proclami o generici comunicati stampa e senza una benché minima contestazione dei dati da noi riportati: nessuna formale smentita ai preoccupanti numeri contenuti nel dossier, nemmeno controsmentite con dati alternativi, e neppure nessuna denuncia o querela per procurato allarme. D'altronde la nostra denuncia si basava su dati oggettivi, ricercati con ostinazione e provenienti da fonti ufficiali. Lo scopo della denuncia non era quello di sollevare speciosamente un problema avvenuto diversi anni prima o creare allarmismo, ma aveva solo l'intento di sollevare quello della corretta informazione, perché da essa nasce la conoscenza della verità e solo così è possibile per quanto e laddove ancora possibile intervenire con una ulteriore campagna di monitoraggio solerte e continua e, per quanto tardivo, alla messa in sicurezza dei siti. Ma non solo: la denuncia sollevava la necessità di fare luce su eventuali morti o malattie sospette, di richiedere legittimi risarcimenti per invalidità da parte della popolazione residente per i mesi di silenzio in cui il fallout aveva agito senza essere denunciato. Insomma il dossier si basava semplicemente su richieste legittime e senza scandalismi né interessi di parte".
Il presidente di Mondo in cammino prosegue: "Da un punto di vista pratico, non pare che siano stati fatti grandi passi avanti, ma se non altro la denuncia ha posto in evidenza che il problema sussiste, come ha fatto rilevare l'ultimo rapporto della NUCLECOche ha ribadito la necessità di 'bonificare' Rovello Porro e, nello stesso tempo, ha anche creato una sorta di vigile attenzione in una fascia, seppur ristretta, di popolazione locale e di associazionismo ambientale. Il nostro intento, nell'ultimo anno, è stato quello di provare a pensare ad un organismo che potesse non fare calare l'attenzione, pressando contemporaneamente le istituzioni per la messa in sicurezza del sito. Lo sforzo si è concretizzato con l'istituzione del Comitato Scientifico Umanistico di Mondo in Cammino che si sta avviando verso la sua piena operatività e di cui fanno parte diversi esperti di settore e che, nei suoi prossimi lavori, ha l'intenzione di occuparsi oltre che del problema inerente il concetto legislativo europeo di norma e delle concentrazioni ad essa riferite sulla contaminazione radioattiva degli alimenti proprio del fallout di Rovello Porro".
Sono tanti i modi per sostenere Mondo in Cammino ed il suoi "modo di essere società civile e associazione", a partire da quello di tesserarsi al MIC4 con la possibilità di ricevere in omaggio l'inedito appena concluso "Beslan, nessun indagato" di Ella Kesaeva. Ovviamente, è possibile anche contribuire ai progetti di Mondo in Cammino attraverso una donazione libera oppure scegliendo di devolvere il 5 x 10005 (il numero del codice fiscale di MIC da inserire nel riquadro delle ONLUS nella propria dichiarazione dei redditi è 94027870024).
Monia Manna http://www.mainfatti.it/Chernobyl/Mondo-in-Cammino-dopo-due-anni-Rovello-Porro-ancora-da-bonificare_075670033.htm
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