SARDEGNA
BOMBARDATA
UN
CACCIA DISTRUGGE UN BOSCO
ESPLODE
LA PROTESTA CONTRO I POLIGONI DI TIRO SUL MARE DOVE ESERCITI
DI
TUTTO IL MONDO TESTANO LE LORO ARMI. SCONTRO TRA REGIONE E DIFESA
COME
IN GUERRA
Il
60% del demanio
militare
è nell’isola
e
gli eserciti lo usano
senza
limiti: basta
un’autocertificazione
e
un obolo al ministero
di
Maddalena
Brunetti
da
Cagliari
Il
Tornado tedesco sorvola
le
bianche spiagge di
Cabras
e molla la sua
bomba
da allenamento
sul
poligono militare di Capo
Frasca,
10 chilometri in linea
d’aria
dalla città di Arborea.
L’ordigno
centra una roccia e le
scintille
provocano un incendio
che
distrugge 32 ettari di macchia
mediterranea.
Ma stavolta
a
prendere fuoco è anche la protesta
della
Sardegna, ostaggio
del
ministero della Difesa: 37
mila
ettari di paradisi terrestri
in
riva al mare sequestrati per
provare
armi di ogni genere, il
60
per cento dell’intero demanio
militare
italiano.
LA
DINAMICA dei
fatti può
sembrare
surreale, ma per i sardi
è
un’abitudine. Tutto inizia
mercoledì
scorso, quando il
Corpo
forestale riceve una chiamata
dai
militari che chiedono
aiuto
perché nel poligono è
scoppiato
un incendio. Ci sono i
Tornado
tedeschi che, come da
programma,
si stanno esercitando
a
Capo Frasca, facendo il
tiro
a segno per testare la precisione
del
bombardamento.
Sganciano
bombe, in questo caso
inerti,
per vedere se riescono
a
centrare gli obiettivi: il danno è
limitato,
il fuoco viene domato
in
poco tempo e la notizia non
supera
il filo spinato. Il giorno
dopo,
giovedì, alla stessa ora, il
copione
si ripete: la Forestale riceve
un’altra
telefonata, c’è un
altro
incendio nel poligono.
L’autobotte
corre a Capo Frasca.
I
militari, che non hanno nessuna
unità
di pronto intervento,
offrono
la “massima collaborazione”,
cioè
accompagnano i forestali
nei
pressi delle fiamme.
Gli
uomini dell’antincendio si
trovano
davanti un rogo imponente
e,
mentre iniziano le loro
operazioni,
sentono a meno di
50
metri da loro una violenta
esplosione.
Si alza una densa colonna
di
fumo. Per l’Aeronau -
tica
è una banale “fumata da segnalazione
che
ha sviluppato un
lampo
e rilasciato una modesta
quantità
di fumo senza alcuna
esplosione”.
Punti di vista. Gli
uomini
della Forestale però
scappano,
e in costanza di bombardamento,
proseguono
lo
spegnimento
dall’elicottero.
Nel
frattempo le linee telefoniche
tra
Cagliari e Roma si sono
arroventate.
Il presidente della
Regione,
Francesco Pigliaru, alza
la
voce e chiede la convocazione
straordinaria
del consiglio
regionale,
l’opposizione sollecita
le
dimissioni del ministro della
Difesa
Roberta Pinotti e le associazioni
antimilitariste
si preparano
ad
affollare la già prevista
manifestazione
di protesta
del
13 settembre. In questo putiferio,
l’Aeronautica
dirama un
tranquillizzante
comunicato in
cui
parla di “piccoli focolai d’in -
cendio
sotto controllo”. Sarà.
Alla
fine Pigliaru - che non aveva
ottenuto
il prolungamento
della
pausa estiva fino al 30 settembre
-
giusto per risparmiare
ai
turisti di fare gli ultimi bagni
in
scenario bellico, strappa la sospensione
delle
esercitazioni fino
a
che la Difesa non abbia istituito
il
presidio antincendio a
cui
finora non aveva pensato.
Il
dramma delle servitù militari
in
Sardegna è antico: da anni la
Regione
chiede che questo peso
venga
alleggerito e tanti sono già
gli
accordi firmati e disattesi.
COSÌ
IL PARADISO delle
vacanze
si
ritrova con i 37 mila ettari
racchiusi
in chilometri di filo
spinato,
senza contare lo spazio
aereo
e quello a mare bloccati
per
le esercitazioni. La sola Ca
-
gliari
si trova
con 2 milioni di
metri
quadrati occupati da
strutture
militari, compresi gli
stabilimenti
balneari di Esercito,
Marina
e Aeronautica,
chiamati
“centri
elioterapici”. Oltre alla
base
aerea di Decimomannu,
ai
tunnel
polveriera di Santo
Stefano
all’isola
della Maddalena,
dove
sono stipati armamenti di
tutti
i tipi nel cuore di un parco
naturale
internazionale, la Sardegna
è
occupata dagli immensi
poligoni
costieri di Capo
Frasca,
di
Quirra
(tra le
province di Cagliari
e
Ogliastra) e di Capo
Teulada
(Sulcis)
più quelli - definiti
“occasionali”
- di Macomer
(Nuoro)
e del lago
Omodeo
(Oristano).
Impianti che, messi
assieme,
costituiscono il fronte
interno
più vasto d’Europa.
Ogni
anno le Forze armate propongono
il
loro calendario di
bombardamenti
al Comipa
, il
Comitato
paritetico per le servitù
militari,
che sistematicamente
lo
boccia. Ma il parere
non
è vincolante. A Roma storcono
il
naso e poi, per decreto,
danno
via libera ai giochi di
guerra.
Così da decenni nei poligoni
sardi
si addestrano gli
eserciti
di mezzo mondo, basta
firmare
un’autocertificazione –
poiché
lo Stato italiano si fida –e
pagare
un canone. I soldi vanno
tutti
nelle casse della Difesa,
all’isola
non restano che gli scarni
indennizzi
– sempre in ritardo
-
e i danni collaterali.
il fatto quotidiano 6 settembre 2014
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