di Marco Tribuzi
ROMA - Dai dati sulla produzione dei rifiuti, le percentuali effettive e le medie della raccolta differenziata, agli impianti di cui la città di Roma ha bisogno e quali invece sono "inutili", passando per il futuro dei due tmb di Colari e l'ipotesi privatizzazione, le future politiche aziendali in tema di forza lavoro, assenteismo, i correttivi da apportare alla raccolta differenziata, il lavoro sul piano industriale e la macrostruttura. Di questo e altro il presidente dell'Ama, Daniele Fortini, ha parlato in una lunga intervista concessa all'agenzia Dire.
DATO MEDIO DIFFERENZIATA 2013 DEL 31,1% - "I dati confortanti sono numerosi sotto il profilo degli obiettivi che sono stati indicati dall'amministrazione capitolina: aumentare la raccolta differenziata, estendere i servizi di raccolta porta a porta, garantire una migliore pulizia e un miglior decoro e nel contempo non essere un'azienda energivora dal punto di vista dei consumi ambientali e contenere i costi economici delle prestazioni. Anche se i margini di miglioramento sono altrettanto importanti".
"Abbiamo chiuso il 2013 con il 31,1%, come dato medio dell'anno, di raccolta differenziata, cioé su 1.800.000 tonnellate 545mila sono state consegnate alle piattaforme di recupero e agli impianti di compostaggio, che sono tutti posizionati purtroppo fuori dalla regione Lazio- ha spiegato Fortini- Quindi sotto il profilo dei costi e degli impatti ambientali non possiamo appuntarci grandi coccarde. Abbiamo portato in Veneto, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Piemonte circa 70mila tonnellate di rifiuti organici da trattare negli impianti di compostaggio, con i camion che hanno percorso 1.000 km ogni volta generando inquinamento".
Pertanto "abbiamo bisogno di realizzare impianti di compostaggio, in modo che questa risorsa/rifiuto resti nella regione, minimizzare gli impatti ambientali, abbassare i costi e ottenere migliori risultati". Per quanto riguarda le "piattaforme di recupero degli imballaggi, abbiamo inviato 333mila tonnellate nel 2013, e quindi si conferma che vi è da parte della città una buona attitudine a corrispondere i servizi di raccolta differenziata allestiti: la risposta di Roma è positiva". Fortini ha voluto precisare che "ovviamente il 31,1% del 2013 non è sufficiente rispetto agli obiettivi del patto per Roma, anche se nel dicembre del 2013 avevamo raggiunto la quota del 38%, che stiamo mantenendo a gennaio, febbraio e marzo 2014. Questi tre sono mesi di bassa produzione dei rifiuti, anche se questo periodo per Roma ha avuto particolarità significative con la canonizzazione dei due Papi".
Comunque "nei prossimi mesi questo 38% subirà un salto in avanti: 5 nuovi municipi (IV, VIII, X, XII, XIV) riceveranno l'organizzazione dei servizi secondo le nuove modalità, con il porta a porta, anche se non in tutto il territorio, e questo significa che il raggiungimento del 50% a dicembre 2014 è un obiettivo che cominciamo a vedere possibile".
NEL 2014 PUNTIAMO AL PRIMATO EUROPEO DI RECUPERO - "Se il dato medio dell'anno 2014 dovesse essere di 10 punti superiore rispetto al 2013, Roma diventerebbe la capitale d'Europa con il più alto picco di raccolta differenziata dei rifiuti urbani. In questo momento il primato è di Berlino col 36%. Col 41/42% Roma sarebbe la capitale europea più virtuosa nel recupero di materia dalla risorsa rifiuti. Questo è il nostro obiettivo". Così il presidente di Ama. Roma "non si può comparare con altre città italiane, meno che mai con quei villaggi borghi e paesi che ogni tanto ci vengono sbandierati come modello per la raccolta differenziata- ha aggiunto- Sono meravigliosi, ma se hanno 3mila abitanti è evidente che non sono comparabili con la Capitale che ne ha milioni, e una densità per km/q di migliaia di abitanti".
LA RACCOLTA DIFFERENZIATA VA CORRETTA - "Alcune cose devono essere corrette. Noi ambientalisti abbiamo diffuso il verbo per cui il porta a porta è la modalità più efficace per raggiungere importanti quantitativi di materiali riciclabili ma non tutta Roma può essere servita con questo sistema. Ci sono aree della città dove si può avere la stessa efficacia del porta a porta attraverso altre modalità organizzative, magari con più efficienza e più convenienza economica".
Il porta a porta è "la modalità preferenziale ma non può essere un vessillo, e quando ci sono particolari condizioni territoriali, della mobilità e sociali si può ricorrere ad altri modelli- ha aggiunto- L'importante non è il colore del gatto ma acchiappare il topo, cioé i materiali riciclabili".
In particolare Fortini pur riconoscendo che "la differenziata porta a porta dà risultati molto soddisfacenti, dove la facciamo superiamo il 60% di frazioni riciclabili", tuttavia ha evidenziato che "quando il sistema porta a porta diventa particolarmente ossessivo, non sempre la disciplina dell'utente è osservata. Nei cassonetti stradali vi è un maggiore conferimento dei rifiuti. Su 100 famiglie, se si fa la differenziata stradale, tutte e 100 usano quei contenitori, con la differenziata porta a porta 20 fanno il sacco con il tutto dentro, vanno al più vicino cassonetto della zona accanto alla loro e lo buttano. E questo accade in tanti dei comuni limitrofi a Roma che fanno il porta a porta".
Un'altra correzione riguarda il fatto che "nel tempo si è affermata l'idea per cui la qualità della raccolta differenziata è tutta sulle spalle dei cittadini e delle aziende della raccolta. Il che è vero per una parte ma è vero pure che quanto più alta è la qualità del recupero, maggiore è il costo che la comunità deve sostenere. Questo comporta un minore costo per le industrie e le imprese della selezione, preselezione, recupero, riciclaggio e rigenerazione. Se a una vetreria portiamo vetro puro, questa lo lava, lo fonde e ne fa altre bottiglie. Viceversa, quel vetro alla vetreria deve essere selezionato e ripulito dai materiali estranei, comportando un costo".
E quindi "dobbiamo entrare in una logica per cui maggiore qualità significa maggiori costi e questi, che facilitano la vita ai recuperatori, o tornano come contributo economico a chi fa bene la differenziata o devono essere un costo per l'industria. Non è accettabile che i cittadini facciano una parte del mestiere del netturbino e del recuperatore, perché questo ha un costo che deve essere compensato, ad esempio da un abbattimento tariffario. L'ossessione della qualità della differenziata non può essere scaricata nei costi sui cittadini, sulle imprese della raccolta e quindi sui comuni. Quei costi devono essere equamente distribuiti, prima di tutto su chi ne ha il maggior vantaggio: cioé le industrie del recupero".
ASSOLUTO BISOGNO DI IMPIANTI COMPOSTAGGIO - "Non è immaginabile che una grande città come Roma, che ha potenzialmente una produzione di 500mila tonnellate all'anno di organico da mandare a recupero, carichi questi quantitativi sui camion per mandarli a 500 km di distanza a 'processarli'. Abbiamo assoluto e prioritario bisogno di impianti di trattamento per le frazioni organiche"
Con l'estensione della raccolta differenziata nei nuovi 5 municipi "a fine anno avremo superato le 90mila tonnellate di organico e nel 2015 avremo più di 100mila tonnellate. Nei rifiuti di Roma, se si conferma il trend, circa il 25% è frazione organica, quindi più di 400mila tonnellate".
Ci sarà bisogno di altre gare per mandare a trattamento fuori regione questa frazione organica? "Al momento siamo tranquilli, perché le gare che abbiamo svolto ci consentono di prevedere che tutto ciò che produrremo nel 2014 sarà collocato in impianti autorizzati". Tuttavia "in questo mercato si deve immaginare che le gare si debbano svolgere con molta assiduità, perché lo consigliano gli andamenti di mercato. Un prezzo che possiamo spuntare sul mercato a gennaio, già a novembre è differente perché c'è una ciclicità nella produzione dei rifiuti organici e dell'utilizzo del compost, visto che la concimazione dei campi non si fa tutto l'anno e in quel periodo i prezzi degli impianti possono essere più bassi. Invece, quando il mercato del compost non ha sfogo il prezzo è più alto".
DAI TMB DI AMA ESCE UN 20/25% DI CDR - "Nei tmb abbiamo 20/25% di materiale combustibile per gli inceneritori, 50% di scarto che va in discarica e 25% circa di fos. Nel processo perdiamo fra il 20 e 25% di peso e massa del rifiuto perché nelle lavorazioni e nella stabilizzazione della frazione organica abbiamo vaporizzazione". Così il presidente di Ama, Daniele Fortini, nel corso di un'intervista all'agenzia Dire ha fornito i dati dei tmb della municipalizzata. "Ma noi abbiamo bisogno di un'altra dotazione impiantistica per sostenere la raccolta differenziata e l'obiettivo del recupero di materia, non più i tmb".
ASSEGNARE AD AMA GESTIONE TMB MALAGROTTA - Auspico che venga assegnata ad Ama la gestione dei due tmb di Malagrotta. L'occasione è propizia e la circostanza è favorevole, non perché Manlio Cerroni sia in difficoltà ma perché c'è una fase di svolta in Campidoglio, in Regione e in Parlamento, dove ci sono orientamenti favorevoli a un'organizzazione del ciclo dei rifiuti di Roma orientata nel senso che sostengo".
"Cerroni non è un mostro, è un imprenditore che ha potuto beneficiare di una sostanziale compiacenza o debolezza del sistema pubblico, che ha consentito che il sistema potesse essere imperniato per lunghi anni sulle caratteristiche imprenditoriali di quel gruppo industriale- ha aggiunto Fortini- C'è la fortuna di avere un soggetto organizzato come Ama e un sistema su cui si può fare premio. Noi possiamo gestire gli impianti di Colari al meglio nell'interesse di Roma, siamo candidati in tutti i modi e disponibili a sederci ai tavoli per ricondurre a unità quello che unitario non è stato. Del resto tutto il sistema degli anni passati è stato pensato, progettato e costruito dal gruppo Colari, compresi i due tmb di Ama".
AMA DEVE CONVERTIRE A CSS TUTTI TMB ROMA - Deve essere Ama a riconvertire alla produzione di css (combustibile solido secondario) dalla attuale produzione di cdr (combustibile derivato dal rifiuto) i quattro tmb della Capitale. Daniele Fortini, presidente di Ama, lo ha spiegato chiaramente in un'intervista all'agenzia Dire. "La riconversione deve farla Ama e nessun altro. Non un nuovo monopolista né un'impresa privata, perché se lo facciamo noi lo facciamo nell'interesse di Roma Capitale, senza avere ambizione al profitto. Per tutta una fase non si potrà avere questa ambizione ma quella all'equilibrio dei conti- ha aggiunto- Lo faremmo in modo ordinato e conveniente, se dovesse continuare a mancare, come accaduto per 40 anni, una gestione unitaria del ciclo dei rifiuti orientata a corrispondere l'interesse pubblico generale, cioé quello della raccolta differenziata e di un sistema che dia benefici economici alle famiglie. E' ragionevole supporre che le tariffe decresceranno e potranno abbassarsi quando il sistema diventerà virtuoso". Più in generale sui css "in Olanda il carbone o i combustibili fossili per alimentare i cementifici sono stati sostituiti al 92% dai css, in Germania il 70%, in Italia siamo all'11%. Pensiamo che rispettando severamente la disciplina europea siamo in grado di produrre css e a quel punto non avremmo bisogno di conferire quel combustibile agli inceneritori. Ci sono le cementerie, le centrali a carbone, tanti impieghi che possono evitare la proliferaizone degli inceneritori. Questo prodotto può essere lavorato anche negli impianti esistenti e ragionevolmente dovremo orientarci in questo orizzonte". Pertanto "dobbiamo riorientare il sistema del ciclo integrato dei rifiuti in questo senso. Per farlo servono tempo e investimenti- ha concluso- Dobbiamo spingere in avanti la raccolta differenziata e riconvertire i 4 tmb".
ECCO LA MIA IDEA DI ECODISTRETTO - "Un'area perimetrata e molto qualificata dal punto di vista ambientale, dove l'input sono i rifiuti residui della raccolta di quelli urbani e l'output sono i rilasci di materia e prodotti. Pensiamo a impianti a freddo con trattamenti meccanici e immaginiamo che tutto ciò che arriva lì come rifiuto esce come prodotto o materia riutilizzabile". E' il modello di ecodistretto (soluzione 'strutturale' più volte accennata dal sindaco di Roma, Ignazio Marino, per risolvere il problema rifiuti a Roma) che ha in mente il presidente di Ama.
"Un luogo anche di apprendimento- ha spiegato- Nell'ecodistretto le scolaresche o qualunque cittadino devono avere libero e permanente acceso. C'è un solo ecodistretto in Italia, a Venezia. Gli impianti mediamente vengono visitati all'anno da 3mila persone. Noi dobbiamo pensare a un ecodistretto dove vadano 50mila persone all'anno, un luogo dove si possano fare ricerca e sperimentazione".
Quali impianti ci saranno all'interno? "Ad esempio impianti di selezione del materiale. Nell'ecodistretto dobbiamo adottare tutti quei sistemi che possono consentirci quelle raffinazioni che non chiediamo ai cittadini di fare. La separazione del vetro, dei diversi tipi di carta o cartone. Impianti in cui possiamo portare ad elevazione la purezza del materiale, con l'ausilio di apparecchiature moderne e ovviamente con forza lavoro qualificata".
'FOCAL POINT' PER RADICARCI NEL TERRITORIO - Una "linea di frontiera immediatamente posta in collaborazione con il Municipio e messa a disposizione dei cittadini". Così Fortini ha spiegato cosa saranno i 'focal point' che l'azienda intende installare sul territorio cittadino, passando dalla 'scrivania al territorio'. Su quest'ultimo punto il presidente ha voluto precisare: "Non intendiamo dire che chi è impiegato in un ufficio va a fare la raccolta porta a porta. Pensiamo, proprio perché l'azienda deve essere radicata nel territorio, che dobbiamo trasferire le nostre risorse, anche le migliori, sul territorio".
FORMEREMO QUALCHE DECINA DI ACCERTATORI - Nelle intenzioni di Ama c'è anche quella di formare "qualche decina di persone" come accertatori. Lo ha spiegato in un'intervista all'agenzia Dire il presidente Daniele Fortini. "L'agente accertatore non è un esattore o un semplice soggetto che va solo ad accertare l'infrazione per emettere la sanzione. L'agente accertatore di Ama è una figura di facilitazione per il cittadino al corretto uso del servizio di recupero dei rifiuti- ha spiegato Fortini- E' una persona informata, che sa consigliare, anche le correzioni all'azienda per eviatre che i cittadini si comportino male. E' un mediatore sociale che aiuta il territorio ai buoni comportamenti e un sensore dell'azienda per cambiare l'organizzazione del servizio".
NON CI SONO ESUBERI IN AMA - "Non siamo in grado di immaginare esuberi, non ce ne sono. Dobbiamo recuperare a produttività ed efficienza una serie di attivita' che oggi non lo sono come richiesto. Dovremo lavorare sodo con i sindacati e su noi stessi, a partire dal management, perchè tutte quelle zone di opacità in cui si possono raggiungere migliori efficienze siano portate dove ora non sono- ha spiegato- Sappiamo che le uscite programamte nel 2014 saranno di 120 unità, ma dovremo per obbligo di legge coprire 150 posizioni con le 'categorie protette'".
CORRETTIVI IMPORTANTI SU ASSENZE IN AMA - "Noi abbiamo lanciato un allarme, perché c'è un dato allarmante. Il trend dal 2010 a oggi è di un punto percentuale annuo di crescita del fenomeno. Nel 2011 c'era un tasso di assenteismo del 15%, a gennaio eravamo al 19% e non è possibile che ogni anno ci sia un 1,1% in più di assenze dal lavoro. Ci sono correttivi da introdurre, anche importanti, ma già il fatto che se ne sia parlato ha stabilizzato e ridotto la quota". Così il presidente di Ama, Daniele Fortini, sul dato del 18% di assenze nel 2013 dei lavoratori Ama per motivi extra ferie. "Il tasso delle malattie brevi (2-3 giorni) sta cominciando a ridursi, ma a gennaio eravamo al 9%. Non è possibile- conclude- che su 8mila lavoratori di Ama, dove l'età media è 45 anni, si ammali il 9% dei dipendenti all'anno, che ogni giorno manchino 9 persone su 100 perché malate. Se a Milano e Torino sono 5 e a Napoli, dove l'età media è 58 anni, sono 6, che persone di 45 anni si ammalino un terzo in più a Roma non è ragionevole. Dobbiamo fare in modo che fenomeni del genere non si riproducano".
ENTRO GIUGNO PIANO INDUSTRIALE-BILANCIO - "Entro giugno presenteremo a Roma Capitale il piano industriale strategico con gli obiettivi che ci daremo e lo faremo in prossimità dell'approvazione del bilancio consuntivo 2013". Così il presidente di Ama, Daniele Fortini, in un'intervista all'agenzia Dire. "La nuova macrostruttura è uno degli elementi costitutivi del piano, c'è un'attenzione formidabile a questo tema, ma per me è l'1 per 1.000 delle cose che dobbiamo fare. Sappiamo che i 20 dirigenti, che sono stati esaminati da un soggetto terzo, di cui disponiamo sono tutti nella condizione di meritare quella qualifica. Non c'è nessun usurpatore, poi magari ci sono gradazioni, attitudini di cui dovremo tenere conto nella formazione della macrostruttura. Ma a questa sto dedicando quasi nulla del mio tempo".
http://www.dire.it/news/6631-fortini-road-map-nuova-ama.dire
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