« inserito:: 18 Mar 14, 15:28:02 »
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La radioattività di Chernobyl negli alberi non decadrà. Aumenta il rischio di fallout da incendi forestali.
Traduzione di ProgettoHumus da http://motherboard.vice.com
In Ucraina, oltre ai problemi politici, permane quello della diffusione della radioattività, consolidato e confermato da un nuovo studio scientifico focalizzato sulla minaccia di incendi nelle foreste contaminate.
Secondo un team di scienziati, la radioattività presente all’interno degli alberi - nella zona chiusa - non sta decadendo come previsto e, se questi prendessero fuoco, il materiale radioattivo si diffonderebbe al di là di quest’area, grande più di 1.000 chilometri quadrati attorno alla centrale atomica e situata a 110 Km. a nord di Kiev.
Questa zona è stata oggetto di molti studi ambientali. Da essi si deduce che gli insetti e gli uccelli, che vi hanno scelto di vivere, sviluppano anomalie come becchi deformi, dimensioni strane delle piume e delle code ed un cervello più piccolo.
Pure la vegetazione è stata molto analizzata.
In un recente studio, pubblicato su Oecologia, gli scienziati che hanno studiato la zona a partire dal 1991, hanno rilevato e descritto, per quanto riguarda gli alberi, “un significativo accumulo di rifiuti nel corso del tempo”. Per “significativo” intendono affermare che gli alberi e le loro foglie non sono soggetti a cicli normali di decomposizione.
Ciò succede in particolare all’interno della Foresta Rossa, la zona boschiva immediatamente adiacente alla centrale di Chernobyl, dove gli alberi hanno assunto un colore zenzero e sono morti a causa di un forte avvelenamento da radiazioni nella zona.
In un’intervista alla rivista Smithsonian, l’autore di uno dei principali studi e biologo presso l’University of South Carolina, Timothy Mousseau, ha definito “sorprendente” questo mancato “decadimento della materia organica”, se rapportato al fatto che nelle foreste “normali” un albero caduto si riduce in segatura dopo dieci anni di permanenza al suolo”.
Mousseau distribuisce i sacchetti contenenti le foglie degli alberi, all’interno della zona di esclusione
La ragione di questa mancato degrado intorno a Chernobyl è da ricercarsi nei microbi, batteri, funghi, vermi, insetti ed altri organismi viventi conosciuti come decompositori (perché si nutrono di organismi morti) e che, all’interno della zona, sono diminuiti e - quindi - non compiono correttamente il loro lavoro.
Mousseau ed il suo team lo hanno scoperto dopo aver lasciato, nel corso del 2007, 600 sacchi pieni di foglie in una zona intorno a Chernobyl. Quando, l'anno seguente, hanno raccolto i campioni hanno scoperto che i sacchi posti in una zona senza radioattività contenevano foglie decomposte per il 70%-90%, mentre quelli posizionati in un ambiente contaminato lo erano solo per circa il 40%.
“C’è una crescente preoccupazione perché è alta la possibilità di rischio di incendi che possono diventare catastrofici”, dice Mousseau.
I batteri, oltre a decomporre quella materia che altrimente sarebbe substrato per gli incendi,sono essenziali per dare al terreno quegli elementi fondamentali per la crescita di nuova vegetazione.
La mancanza di decompositori potrebbe anche spiegare perché gli alberi che sono sopravissuti intorno a Chernobyl stanno crescendo molto lentamente.
Questi alberi coprono circa 1.700 kilometri quadrati della cosidetta “zona chiusa” e stanno assorbendo da quasi 30 anni radionuclidi come lo Stronzio 90 (causa di cancro alle ossa negli uomini) e Cesio 137 (con effetti che possono andare dalla nausea alla morte).
Se questi alberi dovessero bruciare, i radionuclidi sarebbero rilasciati in atmosfera come “aerosol inalabili”; ha scritto Scientific American, lo scorso anno, citando uno studio del 2011.
Le zone intorno alla centrale di Chernobyl dove gli scienziati hanno lasciato i sacchi contenenti le foglie degli alberi contaminati, con i relativi livelli di radioattività
Oltre alla diffusione di particelle radioattive che si diffonderebbero per aria per centinaia di chilometri, la più grande minaccia sarebbe la continua contaminazione degli alimenti quali latte e carne, prodotti fino a 145 chilometri dall'incendio.
In realtà, la minaccia che arriva dalla “zona di esclusione”, ovvero la propagazione di particelle radioattive a macchia d’olio, è - fin dagli studi effettuati a partire dal 1992 - un argomento di preoccupazione fra gli scienziati ambientali.
La minaccia è peggiorata a causa del prolungarsi di estati secche, attribuibili ai cambiamenti climatici.
Attorno alla zona di Chernobyl ci sono stazioni di vigili del fuoco che sono specializzati per prevenire un incendio boschivo al suo interno, ma “non sono preparati per gestire quelli di grandi dimensioni”, continua Scientific American, “non hanno formazione professionale, non dispongono di tute adeguatamente protettive e di respiratori. Attualmente monitorano le foreste con solo 6 torri di avvistamento e con un elicottero “occasionalmente disponibile”. Dispongono di un solo carro armato di fabbricazione sovietica adattato vcon una lama lunga 7 metri allo scopo di abbattere e rompere gli alberi morti che ostruiscono il passaggio sulle strade”, ha concluso l’edizione.
>>>NEWS CORRELATA
Traduzione di ProgettoHumus da http://motherboard.vice.com
In Ucraina, oltre ai problemi politici, permane quello della diffusione della radioattività, consolidato e confermato da un nuovo studio scientifico focalizzato sulla minaccia di incendi nelle foreste contaminate.
Secondo un team di scienziati, la radioattività presente all’interno degli alberi - nella zona chiusa - non sta decadendo come previsto e, se questi prendessero fuoco, il materiale radioattivo si diffonderebbe al di là di quest’area, grande più di 1.000 chilometri quadrati attorno alla centrale atomica e situata a 110 Km. a nord di Kiev.
Questa zona è stata oggetto di molti studi ambientali. Da essi si deduce che gli insetti e gli uccelli, che vi hanno scelto di vivere, sviluppano anomalie come becchi deformi, dimensioni strane delle piume e delle code ed un cervello più piccolo.
Pure la vegetazione è stata molto analizzata.
In un recente studio, pubblicato su Oecologia, gli scienziati che hanno studiato la zona a partire dal 1991, hanno rilevato e descritto, per quanto riguarda gli alberi, “un significativo accumulo di rifiuti nel corso del tempo”. Per “significativo” intendono affermare che gli alberi e le loro foglie non sono soggetti a cicli normali di decomposizione.
Ciò succede in particolare all’interno della Foresta Rossa, la zona boschiva immediatamente adiacente alla centrale di Chernobyl, dove gli alberi hanno assunto un colore zenzero e sono morti a causa di un forte avvelenamento da radiazioni nella zona.
In un’intervista alla rivista Smithsonian, l’autore di uno dei principali studi e biologo presso l’University of South Carolina, Timothy Mousseau, ha definito “sorprendente” questo mancato “decadimento della materia organica”, se rapportato al fatto che nelle foreste “normali” un albero caduto si riduce in segatura dopo dieci anni di permanenza al suolo”.
Mousseau distribuisce i sacchetti contenenti le foglie degli alberi, all’interno della zona di esclusione
La ragione di questa mancato degrado intorno a Chernobyl è da ricercarsi nei microbi, batteri, funghi, vermi, insetti ed altri organismi viventi conosciuti come decompositori (perché si nutrono di organismi morti) e che, all’interno della zona, sono diminuiti e - quindi - non compiono correttamente il loro lavoro.
Mousseau ed il suo team lo hanno scoperto dopo aver lasciato, nel corso del 2007, 600 sacchi pieni di foglie in una zona intorno a Chernobyl. Quando, l'anno seguente, hanno raccolto i campioni hanno scoperto che i sacchi posti in una zona senza radioattività contenevano foglie decomposte per il 70%-90%, mentre quelli posizionati in un ambiente contaminato lo erano solo per circa il 40%.
“C’è una crescente preoccupazione perché è alta la possibilità di rischio di incendi che possono diventare catastrofici”, dice Mousseau.
I batteri, oltre a decomporre quella materia che altrimente sarebbe substrato per gli incendi,sono essenziali per dare al terreno quegli elementi fondamentali per la crescita di nuova vegetazione.
La mancanza di decompositori potrebbe anche spiegare perché gli alberi che sono sopravissuti intorno a Chernobyl stanno crescendo molto lentamente.
Questi alberi coprono circa 1.700 kilometri quadrati della cosidetta “zona chiusa” e stanno assorbendo da quasi 30 anni radionuclidi come lo Stronzio 90 (causa di cancro alle ossa negli uomini) e Cesio 137 (con effetti che possono andare dalla nausea alla morte).
Se questi alberi dovessero bruciare, i radionuclidi sarebbero rilasciati in atmosfera come “aerosol inalabili”; ha scritto Scientific American, lo scorso anno, citando uno studio del 2011.
Le zone intorno alla centrale di Chernobyl dove gli scienziati hanno lasciato i sacchi contenenti le foglie degli alberi contaminati, con i relativi livelli di radioattività
Oltre alla diffusione di particelle radioattive che si diffonderebbero per aria per centinaia di chilometri, la più grande minaccia sarebbe la continua contaminazione degli alimenti quali latte e carne, prodotti fino a 145 chilometri dall'incendio.
In realtà, la minaccia che arriva dalla “zona di esclusione”, ovvero la propagazione di particelle radioattive a macchia d’olio, è - fin dagli studi effettuati a partire dal 1992 - un argomento di preoccupazione fra gli scienziati ambientali.
La minaccia è peggiorata a causa del prolungarsi di estati secche, attribuibili ai cambiamenti climatici.
Attorno alla zona di Chernobyl ci sono stazioni di vigili del fuoco che sono specializzati per prevenire un incendio boschivo al suo interno, ma “non sono preparati per gestire quelli di grandi dimensioni”, continua Scientific American, “non hanno formazione professionale, non dispongono di tute adeguatamente protettive e di respiratori. Attualmente monitorano le foreste con solo 6 torri di avvistamento e con un elicottero “occasionalmente disponibile”. Dispongono di un solo carro armato di fabbricazione sovietica adattato vcon una lama lunga 7 metri allo scopo di abbattere e rompere gli alberi morti che ostruiscono il passaggio sulle strade”, ha concluso l’edizione.
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