domenica 3 novembre 2013

«Riaprite il caso sulla morte di Don Cesare»

boschin
E' il grido lanciato ieri pomeriggio dagli esponenti dell'associazione «Libera», nel corso di un dibattito sulla criminalità nell'ambito della festa provinciale del Pd, in corso nel capoluogo. Un intervento duro, quello dei responsabili di «Libera», che è stato apprezato anche da Luisa Laurelli, già presidente della commissione crimimalità della Regione e presente al dibattito. Nella ricostruzione della vicenda legata alla morte di Don Cesare Boschin, l'associazione fondata e guidata da don Ciotti collega quel fatto di cronaca al traffico dei rifiuti tossici. L'uccisione del prete di Borgo Montello, avvenuta il 30 marzo 1995, in sotanza, non sarebbe avvenuta a seguito di una rapina da parte di qualche malvivente introdottosi di notte nella canonica, ma per «Libera» qualcuno aveva intereresse a mettere a tacere quel prete scomodo. Secondo quanto ricostruisce «Libera», che aveva sollevato il caso già nei mesi scorsi, all'inizio degli novanta i sospetti di interramenti di rifiuti tossici nella discarica di Borgo Montello, da parte delle organizzazioni mafiose, si erano fatti sempre più consistenti. Don Cesare aveva deciso di appoggiare la battaglia di un comitato di parrocchiani contro traffici illeciti nella discarica. Sempre secondo «Libera», i carabinieri scoprirono la mancanza di due agende di Don Boschin, su cui il sacerdote annotava minuziosamente ogni evento, notizia, informazione. E solo una settimana prima di morire nel suo letto, soffocato dal nastro adesivo che gli chiudeva la bocca e gli legava le mani, Don Boschin avrebbe parlato di rifiuti tossici finiti di notte, al riparo da occhi indiscreti, sotto terra. I misteri legati alla morte di don Boschin restano e su tale argomento proprio «Libera», di recente, ha realizzato un cortometraggio, con interviste e cenni biografici con lo scopo di accostare la sua figura con quelle di altri sacerdoti uccisi dalla Mafia. Nel corso del dibattito di ieri, il Pd è tornato anche sul «caso Fondi», la vicenda che un anno fa portò alle dimissioni del sindaco e del consiglio comunale, prima che il Consiglio dei ministri respingesse la richiesta di sciogliemento del consiglio stesso per presunte infilrazioni mafiose. Più in generale, secondo il Pd, la malavita organizzata è ben presente, anzi radicata anche nel territorio pontino. La festa del partito prosegue fino a domenica 19 settembre.
Fabio Benvenuti

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