Continua forte e chiaro il grido di dolore di Antonio Dal Cin, purtroppo inascoltato, ecco il suo intervento. Nella foto Antonio Dal Cin nel 1988 (il primo a dx), presso la Scuola Difesa Basi della Marina Militare italiana, Gruppo Scuole Teseo Tesei (COM.SUB.IN), nella splendida baia del Varignano a Le Grazie (SP).
http://www.lultimaribattuta.it/64957_marina-militare-girarelli
di
Antonio Dal Cin
Nel
leggere questo articolo, sono rimasto profondamente sconcertato e ho ritenuto
doveroso commentarlo, non senza prima evidenziare “quelle lamiere salate delle
navi da guerra, a cui mi sono permesso di aggiungere "INTRISE DI
AMIANTO", così da non dimenticare quella mattanza che nella Forza Armata
conta centinaia, se non migliaia di morti per patologie asbesto correlate. Sono
Angeli invisibili agli occhi del mondo, ma anche delle stesse Istituzioni e
ancor più dei vertici militari che ogni volta che l'amianto uccide,
inspiegabilmente, osservano la consegna del silenzio. Il mio grido di dolore
all'Ammiraglio Valter Girardelli, Capo di Stato Maggiore della Marina Militare,
è rimasto inascoltato, mentre è in atto una strage di innocenti che prima di
morire tra atroci sofferenze, sono abbandonati a se stessi. Ma la cosa che mi
lascia ancor più basito è che invece di
dare seguito alle bonifiche da amianto del naviglio militare, ci si preoccupi
di rifare la fodera di un divano. A questo punto, vorrei dire all'Ammiraglio
Valter Girardelli, Capo di Stato Maggiore della
Marina, che noi respiriamo per vivere e non per morire e il bene sacro
della vita è inalienabile ed il rispetto del diritto alla Vita, non ha bisogno
di trovare fondamento nelle norme giuridiche, essendo il diritto a vivere,
primordiale, quindi spettante a ogni essere umano che ha il diritto di vivere
in condizioni ecologiche, sociali, psicologiche, tecnologiche, che ne
consentano lo sviluppo di tutte le potenzialità, senza mai lederlo. L'unica
fibra di amianto non pericolosa per la nostra salute è quella che noi non
respiriamo e l’amianto è stato classificato come
sostanza cancerogena di I categoria con i codici R 45 T (Tossico: può provocare
il cancro) ed R 48/23 (Tossico: pericolo di gravi danni alla salute in caso di
esposizione prolungata per inalazione). L’amianto
in tutte le sue varietà mineralogiche (actinolite, amosite, anthophillite,
crisotilo, crocidolite e tremolite) è stato riconosciuto dalla Agenzia
Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) come un cancerogeno certo per
l’essere umano (IARC: "There is sufficient evidence in humans far the
carcinogenicity ofallfornis of asbestos (chrysotile, crocidolite, amosite,
tremante, actino lite, and anthophyllite). Asbestos causes mesothelioma and
cancer of the lung, larynx, and ovary. Also positive associations have been
observed between exposure to all forms of asbestos and cancer of the pharynx,
stomach, and colorecturn" (IARC 2012. Asbestos. Actinolite, amosite,
anthophyllite, chrysotile, crocidolite, tremolite. I...ARC Monogr Evaluation
Carcinog Risk Chem Man, Vol. 100C)”.
Peraltro, la Suprema Corte di Cassazione IV Sezione Penale, con
Sentenza n° 42128 del 12/11/2008 afferma che “l’amianto ha un ruolo altamente
privilegiato nell’innesco del processo cancerogenetico… tali fibre hanno un
privilegiato ruolo causale, sulla base di affidabili acquisizioni scientifiche,
perché particolarmente sottili e quindi dotate di elevata capacità di
penetrazione nei tessuti… la quantità e la durata dell’esposizione sono
irrilevanti”. Questo, nonostante è risaputo dagli inizi del 1900 che l’amianto
è pericoloso per la salute e l’asbestosi è tabellata, come malattia
professionale, con la legge 455 del 1943, e la Direttiva Comunitaria 477/83/CEE
che ha imposto le norme di tutela dei lavoratori in ordine all’esposizione
all’amianto, il datore di lavoro, in questo caso lo Stato, ha omesso di
informare i lavoratori circa il rischio morbigeno per esposizione all'amianto e
ha anche omesso di tutelarli, attraverso l'ausilio di idonei mezzi e strumenti,
e comunque, con quanto di meglio messo a disposizione dalla scienza e dalla
migliore tecnologia.
L’Italia
ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e
come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali […] (art. 11
Costituzione della Repubblica Italiana, prima fonte del diritto), ma c'è una
guerra spietata e silenziosa in cui centinaia e centinaia di militari perdono
la vita ed il nemico, subdolo e invisibile, si chiama amianto Killer e non può
essere revocato in dubbio che il moto ondoso e le
vibrazioni hanno determinato nelle navi, come in altre imbarcazioni, la
dispersione di fibre di amianto che solo nella Marina Militare ha causato circa
seicento morti per patologie asbesto correlate. I dati forniti dal Ministro
della Difesa Sen. Roberta Pinotti sono di molto sottostimati e a dirlo è stato
lo stesso Ministro nella risposta data ad un'Interrogazione presentata dall'On.
Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera dei deputati, che ha ribadito la
necessità di fare piena luce su queste vicende ed ottenere dal nuovo Capo di
Stato Maggiore della Marina Militare, Ammiraglio Girardelli, la bonifica delle
Unità Navali e dei siti con presenza di amianto, per mettere fine a quella che
è una vera e propria mattanza nel personale militare e civile di questa
gloriosa forza armata. A questo punto, desidero sottolineare che la
malattia non è una colpa, dunque, non può essere un peso, un problema da dover
gestire, un qualcosa da nascondere, un numero di matricola da cancellare,
affinché tutto possa continuare nell'indifferenza ed il silenzio sia e resti la
sola regola da osservare, comunque e sempre. Gli alti
Comandi della Marina Militare italiana, nonostante il fenomeno epidemico di
patologie asbesto correlate, hanno tardato e tardano a disporre le dovute
iniziative per la bonifica integrale dei siti, e non hanno assunto alcuna
iniziativa a carico dei responsabili, nonostante le centinaia di morti sospette
per patologie asbesto correlate tra gli appartenenti alla Forza Armata e tra
coloro che sono ormai in congedo. E' necessario ribadire fortemente che le
persone vanno rispettate in vita e non deponendo corone d'alloro. Ma occorre
anche dire che il clima militare, ma in tempo di pace, cosiddetto spartano, è
in realtà in contrasto con le norme costituzionali, con quelle internazionali,
e con le norme giuridiche più generali e non è giustificabile che in tempo di
pace le mansioni lavorative dei militari, siano state fatte seguire, in seguito
ad ordini e disposizioni di servizio, inderogabili, e la cui violazione
costituisce reato, senza tener conto ed a prescindere dalla sua salute e dalla
salvaguardia dell’integrità psicofisica. L’art. 3 della Legge di principio
sulla disciplina militare (la nota Legge 382/1978), senza veramente mezzi
termini, proclama che l’appartenente alle FF. AA. esercita esattamente gli
stessi diritti costituzionali riconosciuti agli altri cittadini (fermo, salvo e
restando le limitazioni che la legge impone per lo status giuridico che
rivestono), tra cui, il diritto al pieno sviluppo della sua personalità nelle
varie formazioni sociali (art. 2 Cost. e 21 R.D.M.), il diritto a non essere
discriminato ed alla pari dignità sociale (art. 3 Cost., recepito anch’esso
dall’art. 21 del Regolamento di Disciplina Militare), il diritto ad essere
rispettato e a non essere oggetto di soprusi e prevaricazioni (artt. 2, 3, 32
Cost., nonché art. 21 R.D.M.), il diritto a non ricevere ingiusti turbamenti
d’animo, il diritto all’onore, alla reputazione personale e professionale, il
diritto a svolgere le mansioni per le quali è stato professionalmente formato
(artt. 2, 35 Cost., recepito nello stesso ordinamento militare dal ripetuto
art. 21 R.D.M.), e il diritto ad una equa, trasparente, imparziale, obiettiva e
serena amministrazione (art. 97 Cost.). E ancora, la
Costituzione della Repubblica italiana, prima fonte del diritto (artt. 2, 3, 4,
32, 35, 36, 41, 42 Cost.), tutela la persona in tutte le sue fasi esistenziali,
da quella di cittadino a quella di lavoratore e sul datore di lavoro grava
l’obbligo contrattuale, derivante dall’art. 2087 Codice Civile, di tutelare la
salute e la personalità morale del dipendente e la tutela del lavoro (artt. 3,
4, 32, 35 e 36 della Costituzione) presuppone la salubrità dell’ambiente
lavorativo e della salute, nella nozione più ampia riferita alla salute, alla sicurezza
ed al benessere psicofisico del lavoratore, anziché ai soli infortuni e
malattie professionali” (Cassazione Penale IV Sezione, Sentenza n. 12799 del
29.03.07, conforme Corte di Giustizia della Comunità Europea, Sentenza
12.11.1996 in causa C-84/1994). Ma appare del tutto evidente che alcune
Amministrazioni dello Stato non hanno effettivamente verificato periodicamente
la salubrità dell’ambiente lavorativo, nel rispetto dei principi di tutela del
lavoro e della salute (artt. 3, 4, 32, 35 e 36 Cost.), quale bene primario che
assurge a diritto fondamentale della persona ed impone una piena ed esaustiva
tutela delle condizioni di vita, di ambiente e di lavoro, e se ciò fosse
avvenuto, tutto quanto a cui stiamo assistendo, non sarebbe mai accaduto.
Ovviamente, la realtà non può essere mistificata da quel senso di
onnipotenza che alberga nella mente di alcuni uomini che dopo aver disatteso le
leggi dello Stato, le norme comunitarie e quelle CEDU, credono erroneamente di
poterla fare franca, dimenticando che esistono Magistrati capaci di fare bene
il proprio mestiere e di percorrere le orme di chi li ha preceduti ed ha pagato
con la Vita la propria dedizione al Servizio.
Ma tornando alla Gloriosa Marina Militare, nel 2012 lo stesso
addetto stampa della Forza Armata italiana ha dichiarato che l’amianto è stato
rimosso completamente solo sul 29% e parzialmente sul 54% delle 148 navi
contaminate, e purtroppo, giorno dopo giorno continuano ad emergere nuovi casi
di malati e di vite spezzate, testimoni di una strage senza fine. Le omissioni
non sono affatto storia recente, perché esistono dei documenti che mostrano una
situazione preoccupante già nel 1969, quando uno studio scientifico di
carattere epidemiologico-statistico e ambientale (peraltro mai reso pubblico) effettuato
all’arsenale militare di Taranto su 269 persone esaminate, ha evidenziato che
27 persone mostravano sintomi evidenti di malattie asbesto correlate, mentre
per altri 42 casi la probabilità è risultata alta. Nel giugno del 1968 il
titolare della cattedra di Medicina del lavoro a Bari ha inviato una lettera a
un generale della Direzione di sanità militare marittima di Taranto, chiedendo
di iniziare lo studio epidemiologico e dando ampie rassicurazioni sulla
riservatezza dell’operazione. A questo punto è evidente che “la Marina affonda
nell'amianto” ed ogni ritardo ad intraprendere interventi di bonifica o di
protezione per evitare l'esposizione all'amianto, costituisce una
responsabilità personale ineludibile.
“PATRIA E ONORE”
Antonio Dal Cin
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