martedì 2 maggio 2017

L’Ammiraglio Girardelli, va capito, è di gusti fini, cresciuto com’è tra le stanze dei palazzi di via XX Settembre, non fra le lamiere salate delle navi da guerra "INTRISE DI AMIANTO". Ha imparato dalla Ministra, politica di tante legislature, che un conto è la storia che si racconta e altra faccenda sono le scelte che si fanno.

Lo stato italiano che impone alle aziende, ai lavoratori regole precise per la tutela della salute, con responsabilità determinate non da certo l'esempio. Il caso dell'amianto e delle conseguenti malattie nelle forze armate hanno un numero di vittime da guerra, quella guerra ripudiata dalla nostra Costituzione. Nonostante il pericolo e la relazione "amianto-cancro" sia nota e certa la prevenzione, nelle forze armate, ha numeri e percentuali estremamente pericolose. Lo Stato non solo non rimuove il pericolo amianto ma nemmeno soddisfa quanto imposto dal D. Lgs. 81/2008 nell'informare i suoi lavoratori, anche tra le Forze Armate. La "Gloriosa Marina Militare, nel 2012 lo stesso addetto stampa della Forza Armata italiana ha dichiarato che l’amianto è stato rimosso completamente solo sul 29% e parzialmente sul 54% delle 148 navi contaminate, e purtroppo, giorno dopo giorno continuano ad emergere nuovi casi di malati e di vite spezzate, testimoni di una strage senza fine". 
Continua forte e chiaro il grido di dolore di Antonio Dal Cin, purtroppo inascoltato, ecco il suo intervento. Nella foto Antonio Dal Cin nel 1988 (il primo a dx), presso la Scuola Difesa Basi della Marina Militare italiana, Gruppo Scuole Teseo Tesei (COM.SUB.IN), nella splendida baia del Varignano a Le Grazie (SP). 

Visualizzazione di Antonio Dal Cin Marina Militare.jpg“L’Ammiraglio Girardelli, va capito, è di gusti fini, cresciuto com’è tra le stanze dei palazzi di via XX Settembre, non fra le lamiere salate delle navi da guerra "INTRISE DI AMIANTO". Ha imparato dalla Ministra, politica di tante legislature, che un conto è la storia che si racconta e altra faccenda sono le scelte che si fanno”.

http://www.lultimaribattuta.it/64957_marina-militare-girarelli

di Antonio Dal Cin
Nel leggere questo articolo, sono rimasto profondamente sconcertato e ho ritenuto doveroso commentarlo, non senza prima evidenziare “quelle lamiere salate delle navi da guerra, a cui mi sono permesso di aggiungere "INTRISE DI AMIANTO", così da non dimenticare quella mattanza che nella Forza Armata conta centinaia, se non migliaia di morti per patologie asbesto correlate. Sono Angeli invisibili agli occhi del mondo, ma anche delle stesse Istituzioni e ancor più dei vertici militari che ogni volta che l'amianto uccide, inspiegabilmente, osservano la consegna del silenzio. Il mio grido di dolore all'Ammiraglio Valter Girardelli, Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, è rimasto inascoltato, mentre è in atto una strage di innocenti che prima di morire tra atroci sofferenze, sono abbandonati a se stessi. Ma la cosa che mi lascia ancor più basito è  che invece di dare seguito alle bonifiche da amianto del naviglio militare, ci si preoccupi di rifare la fodera di un divano. A questo punto, vorrei dire all'Ammiraglio Valter Girardelli, Capo di Stato Maggiore della  Marina, che noi respiriamo per vivere e non per morire e il bene sacro della vita è inalienabile ed il rispetto del diritto alla Vita, non ha bisogno di trovare fondamento nelle norme giuridiche, essendo il diritto a vivere, primordiale, quindi spettante a ogni essere umano che ha il diritto di vivere in condizioni ecologiche, sociali, psicologiche, tecnologiche, che ne consentano lo sviluppo di tutte le potenzialità, senza mai lederlo. L'unica fibra di amianto non pericolosa per la nostra salute è quella che noi non respiriamo e l’amianto è stato classificato come sostanza cancerogena di I categoria con i codici R 45 T (Tossico: può provocare il cancro) ed R 48/23 (Tossico: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per inalazione). L’amianto in tutte le sue varietà mineralogiche (actinolite, amosite, anthophillite, crisotilo, crocidolite e tremolite) è stato riconosciuto dalla Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) come un cancerogeno certo per l’essere umano (IARC: "There is sufficient evidence in humans far the carcinogenicity ofallfornis of asbestos (chrysotile, crocidolite, amosite, tremante, actino lite, and anthophyllite). Asbestos causes mesothelioma and cancer of the lung, larynx, and ovary. Also positive associations have been observed between exposure to all forms of asbestos and cancer of the pharynx, stomach, and colorecturn" (IARC 2012. Asbestos. Actinolite, amosite, anthophyllite, chrysotile, crocidolite, tremolite. I...ARC Monogr Evaluation Carcinog Risk Chem Man, Vol. 100C)”.
Peraltro, la Suprema Corte di Cassazione IV Sezione Penale, con Sentenza n° 42128 del 12/11/2008 afferma che “l’amianto ha un ruolo altamente privilegiato nell’innesco del processo cancerogenetico… tali fibre hanno un privilegiato ruolo causale, sulla base di affidabili acquisizioni scientifiche, perché particolarmente sottili e quindi dotate di elevata capacità di penetrazione nei tessuti… la quantità e la durata dell’esposizione sono irrilevanti”. Questo, nonostante è risaputo dagli inizi del 1900 che l’amianto è pericoloso per la salute e l’asbestosi è tabellata, come malattia professionale, con la legge 455 del 1943, e la Direttiva Comunitaria 477/83/CEE che ha imposto le norme di tutela dei lavoratori in ordine all’esposizione all’amianto, il datore di lavoro, in questo caso lo Stato, ha omesso di informare i lavoratori circa il rischio morbigeno per esposizione all'amianto e ha anche omesso di tutelarli, attraverso l'ausilio di idonei mezzi e strumenti, e comunque, con quanto di meglio messo a disposizione dalla scienza e dalla migliore tecnologia.
L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali […] (art. 11 Costituzione della Repubblica Italiana, prima fonte del diritto), ma c'è una guerra spietata e silenziosa in cui centinaia e centinaia di militari perdono la vita ed il nemico, subdolo e invisibile, si chiama amianto Killer e non può essere revocato in dubbio che il moto ondoso e le vibrazioni hanno determinato nelle navi, come in altre imbarcazioni, la dispersione di fibre di amianto che solo nella Marina Militare ha causato circa seicento morti per patologie asbesto correlate. I dati forniti dal Ministro della Difesa Sen. Roberta Pinotti sono di molto sottostimati e a dirlo è stato lo stesso Ministro nella risposta data ad un'Interrogazione presentata dall'On. Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera dei deputati, che ha ribadito la necessità di fare piena luce su queste vicende ed ottenere dal nuovo Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, Ammiraglio Girardelli, la bonifica delle Unità Navali e dei siti con presenza di amianto, per mettere fine a quella che è una vera e propria mattanza nel personale militare e civile di questa gloriosa forza armata. A questo punto, desidero sottolineare che la malattia non è una colpa, dunque, non può essere un peso, un problema da dover gestire, un qualcosa da nascondere, un numero di matricola da cancellare, affinché tutto possa continuare nell'indifferenza ed il silenzio sia e resti la sola regola da osservare, comunque e sempre. Gli alti Comandi della Marina Militare italiana, nonostante il fenomeno epidemico di patologie asbesto correlate, hanno tardato e tardano a disporre le dovute iniziative per la bonifica integrale dei siti, e non hanno assunto alcuna iniziativa a carico dei responsabili, nonostante le centinaia di morti sospette per patologie asbesto correlate tra gli appartenenti alla Forza Armata e tra coloro che sono ormai in congedo. E' necessario ribadire fortemente che le persone vanno rispettate in vita e non deponendo corone d'alloro. Ma occorre anche dire che il clima militare, ma in tempo di pace, cosiddetto spartano, è in realtà in contrasto con le norme costituzionali, con quelle internazionali, e con le norme giuridiche più generali e non è giustificabile che in tempo di pace le mansioni lavorative dei militari, siano state fatte seguire, in seguito ad ordini e disposizioni di servizio, inderogabili, e la cui violazione costituisce reato, senza tener conto ed a prescindere dalla sua salute e dalla salvaguardia dell’integrità psicofisica. L’art. 3 della Legge di principio sulla disciplina militare (la nota Legge 382/1978), senza veramente mezzi termini, proclama che l’appartenente alle FF. AA. esercita esattamente gli stessi diritti costituzionali riconosciuti agli altri cittadini (fermo, salvo e restando le limitazioni che la legge impone per lo status giuridico che rivestono), tra cui, il diritto al pieno sviluppo della sua personalità nelle varie formazioni sociali (art. 2 Cost. e 21 R.D.M.), il diritto a non essere discriminato ed alla pari dignità sociale (art. 3 Cost., recepito anch’esso dall’art. 21 del Regolamento di Disciplina Militare), il diritto ad essere rispettato e a non essere oggetto di soprusi e prevaricazioni (artt. 2, 3, 32 Cost., nonché art. 21 R.D.M.), il diritto a non ricevere ingiusti turbamenti d’animo, il diritto all’onore, alla reputazione personale e professionale, il diritto a svolgere le mansioni per le quali è stato professionalmente formato (artt. 2, 35 Cost., recepito nello stesso ordinamento militare dal ripetuto art. 21 R.D.M.), e il diritto ad una equa, trasparente, imparziale, obiettiva e serena amministrazione (art. 97 Cost.). E ancora, la Costituzione della Repubblica italiana, prima fonte del diritto (artt. 2, 3, 4, 32, 35, 36, 41, 42 Cost.), tutela la persona in tutte le sue fasi esistenziali, da quella di cittadino a quella di lavoratore e sul datore di lavoro grava l’obbligo contrattuale, derivante dall’art. 2087 Codice Civile, di tutelare la salute e la personalità morale del dipendente e la tutela del lavoro (artt. 3, 4, 32, 35 e 36 della Costituzione) presuppone la salubrità dell’ambiente lavorativo e della salute, nella nozione più ampia riferita alla salute, alla sicurezza ed al benessere psicofisico del lavoratore, anziché ai soli infortuni e malattie professionali” (Cassazione Penale IV Sezione, Sentenza n. 12799 del 29.03.07, conforme Corte di Giustizia della Comunità Europea, Sentenza 12.11.1996 in causa C-84/1994). Ma appare del tutto evidente che alcune Amministrazioni dello Stato non hanno effettivamente verificato periodicamente la salubrità dell’ambiente lavorativo, nel rispetto dei principi di tutela del lavoro e della salute (artt. 3, 4, 32, 35 e 36 Cost.), quale bene primario che assurge a diritto fondamentale della persona ed impone una piena ed esaustiva tutela delle condizioni di vita, di ambiente e di lavoro, e se ciò fosse avvenuto, tutto quanto a cui stiamo assistendo, non sarebbe mai accaduto.
Ovviamente, la realtà non può essere mistificata da quel senso di onnipotenza che alberga nella mente di alcuni uomini che dopo aver disatteso le leggi dello Stato, le norme comunitarie e quelle CEDU, credono erroneamente di poterla fare franca, dimenticando che esistono Magistrati capaci di fare bene il proprio mestiere e di percorrere le orme di chi li ha preceduti ed ha pagato con la Vita la propria dedizione al Servizio.
Ma tornando alla Gloriosa Marina Militare, nel 2012 lo stesso addetto stampa della Forza Armata italiana ha dichiarato che l’amianto è stato rimosso completamente solo sul 29% e parzialmente sul 54% delle 148 navi contaminate, e purtroppo, giorno dopo giorno continuano ad emergere nuovi casi di malati e di vite spezzate, testimoni di una strage senza fine. Le omissioni non sono affatto storia recente, perché esistono dei documenti che mostrano una situazione preoccupante già nel 1969, quando uno studio scientifico di carattere epidemiologico-statistico e ambientale (peraltro mai reso pubblico) effettuato all’arsenale militare di Taranto su 269 persone esaminate, ha evidenziato che 27 persone mostravano sintomi evidenti di malattie asbesto correlate, mentre per altri 42 casi la probabilità è risultata alta. Nel giugno del 1968 il titolare della cattedra di Medicina del lavoro a Bari ha inviato una lettera a un generale della Direzione di sanità militare marittima di Taranto, chiedendo di iniziare lo studio epidemiologico e dando ampie rassicurazioni sulla riservatezza dell’operazione. A questo punto è evidente che “la Marina affonda nell'amianto” ed ogni ritardo ad intraprendere interventi di bonifica o di protezione per evitare l'esposizione all'amianto, costituisce una responsabilità personale ineludibile.
“PATRIA E ONORE”
Antonio Dal Cin 



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