Da servitù ambientale decennale per il territorio a gigante inoffensivo pronto a dismettere tutti i suoi "poteri". Si è mostrata così la centrale nucleare di borgo Sabotino a centinaia di visitatori (640 a Latina e tremila in tutta Italia distribuiti nelle altre centrali) che hanno colto l'invito di Sogin, la società pubblica responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari e della gestione dei rifiuti radioattivi, a conoscere negli open gate cosa resta di queste strutture.  Un'occasione per fare il punto sul decomissioning in Italia che è stato portato a termine nella misura del 25%. Per l'amministratore delegato di Sogin Desiata è improprio anche chiamarla "centrale nucleare". "Io preferisco definirla un museo di archeologia industriale,  questa struttura ha smesso di funzionare nel 1986, 30 anni fa, e il 95% della radioattività presente sul sito è stata allontanata negli anni e nella forma di combustile nucleare che è stato avviato per essere processato in Francia e Inghilterra". E in effetti di reperti ce ne sono tanti, dal primo calcolatore italiano da 200Kbyte, arrivato qui nel 1964 e della dimensione di nove armadi elettrici per verificare i parametri fisici della centrale, fino ai comandi della vecchia sala controllo confinati in un tempo cristallizzato. Come in questa veste appaiono la sala comandi originale della centrale, il corpo centrale che ospita il reattore, e un'ala del deposito – antisismico e antimissile – che custodirà i fanghi radioattivi, residui della combustione atomica, rimasti in una delle tre piscine dell'impianto. « Per la centrale di Latina, "siamo ad un 20-25%" dell'intero processo di smantellamento", ha spiegato Agostino Rivieccio, responsabile disattivazione delle centrale, e i "piani prevedono la conclusione della prima fase del ‘decommissioning' fra il 2025 e il 2027, con la dismissione delle infrastrutture e l'abbassamento dell'edificio reattore dagli attuali 50 metri a 30".
Legati al deposito nazionale
A Latina, nel prossimo anno, verranno inoltre smantellati i sei generatori di vapore, e dismessi i boiler.  "Completata questa prima fase – ha proseguito Rivieccio – i rifiuti radioattivi, già condizionati e stoccati nei depositi temporanei del sito, saranno pronti per essere trasferiti al Deposito Nazionale e si potrà avviare la seconda e ultima fase del decommissioning, cioè lo smantellamento del reattore, che produrrà, fra l'altro, circa 2 mila tonnellate di rifiuti radioattivi ad alta attività (grafite)". Una fase vincolata ad un sito che però non è stato ancora individuato con tempi ancora lunghi e le località potenzialmente idonee (qualora già vi fossero indicazioni in tal senso) che restano comunque secretate mentre Sogin è in attesa delle autorità competenti per completare l'iter. E il deposito temporaneo delle scorie tossiche D1, quello dove vanno gestiti in sicurezza i rifiuti radioattivi prodotte dal decommissioning? A Latina potrebbe entrare in funzione già ad ottobre perché Sogin sta completando gli ultimi passaggi: si tratta di una struttura da 25.000 metri cubi con una capacità di 2.500 metri cubi, tutelato con massima sicurezza attraverso gabbie antisismiche.