sabato 21 giugno 2014

A Taranto respira solo il commissario PER EDO RONCHI L’EMERGENZA AMBIENTALE È FINITA: “L’ARIA È BUONA”.

A Taranto respira solo il commissario
PER EDO RONCHI L’EMERGENZA AMBIENTALE È FINITA: “L’ARIA È BUONA”. MA I CITTADINI NON LA PENSANO COSÌ
I CONTROLLI
I dati sull’inquinamento
migliorano, ma
gli abitanti del quartiere
Tamburi lamentano:
Sui davanzali ci sono
sempre polveri”
di Francesco Casula
Taranto
La qualità dell'aria a Taranto è buona, in particolare
per le polveri sottili i dati sono tra i
migliori delle città italiane” e “il benzo(a)pirene si
è ridotto di dieci volte”. Non ha dubbi il subcommissario
dell’Ilva, Edo Ronchi: a Taranto l’emer -
genza ambientale appartiene al passato. Sulla
scorta dei dati rilevati da Arpa Puglia, Ronchi ha
spiegato che l’aria “nel quartiere
Tamburi è ampiamente a norma
per tutti i parametri”. Nella
conferenza stampa per i primi
12 mesi dalla nomina del commissario
Enrico Bondi, oggi sostituto
da Pietro Gnudi, l’ex ministro
ha rivendicato i risultati
della gestione commissariale.
L’Ilva – ha spiegato Ronchi – è
oggi un’azienda in via di risanamento
ambientale, con interventi
tutti definiti, progettati e
in parte realizzati”, ma perché
questo risanamento continui serve “un commissario
ambientale con poteri di intervento” e il reperimento
di 1,8 miliardi di cui 550 milioni per il
2014 e altri 250 fino a giugno 2015. Soldi che potrebbero
arrivare dal denaro sequestrato ai Riva
dalla Procura di Milano.
MA NEL QUARTIERE a pochi metri dall’Ilva gli
abitanti la pensano diversamente. Sabrina, 31 anni:
Ma forse la qualità dell’aria è cambiata solo
sulla carta perché per noi qua è
sempre la stessa storia. Vivere a
Tamburi è come lavorare dentro
l’Ilva: ogni giorno di vento siamo
invasi dai cattivi odori, i fumi
rossi dello slopping li vediamo
costantemente e, soprattutto,
sui nostri balconi e nelle nostre
case la polvere dei parchi
minerali continua ad arrivare.
Dove sta il miglioramento?
L’unica cosa che è cambiata è che
da quando hanno installato i
cannoni che bagnano le montagne
di minerale ora ci tocca sopportare anche il
loro rumore”. In via Machiavelli, proprio sotto le
collinette artificiali che avrebbero dovuto proteggere
gli abitanti dei Tamburi dalle emissioni della
fabbrica, la signora Vincenza è al balcone: “Guar -
da qua –dice mostrando il palmo della mano dopo
averlo strisciato sul davanzale –questa polvere nera
è il miglioramento?”. “Secondo i dati Arpa –
racconta Gianfranco, 66enne – alcuni valori nella
cokeria dell’Ilva sono minori di quelli nelle strade
dei Tamburi: è il quartiere a inquinare la fabbrica?”.
Allontanandosi dallo stabilimento di qualche
chilometro, la musica non cambia. Franca, 50
anni, guarda l’orologio: “Solo qualche ora fa c’è
stata un puzza tremenda. È vero che nei mesi scorsi
le cose erano migliorate, ma ora siamo tornati
come prima: non passa giorno senza che raccolga
polvere dai balconi e dal pavimento dell’apparta -
mento”. Daniele, 38 anni, aggiunge dettagli:
Prendo la macchina tutti i giorni e la vedo la polvere
sul parabrezza”. Il pensiero diffuso è che i miglioramenti
nei dati siano dovuti soltanto al fatto
che ora la fabbrica lavora a ritmi ridotti, ma i danni
causati sono troppo profondi perché si percepiscano
miglioramenti. E le bonifiche, tra queste
strade, non si sono ancora viste. “I bambini –spie -
ga Ida mentre porta il figlio all’oratorio –non possono
giocare nelle aiuole perché sono inquinate”.
SE NELL’ILVA, quindi, i cantieri per il risanamento
sono avviati, nel quartiere più vicino alla fabbrica i
risultati non sono percepiti. Tutto fermo. Come il
processo nei confronti dei 49 imputati. Il gup Vilma
Gilli, infatti, ha sospeso il procedimento e inviato
gli atti alla Cassazione per valutare l’istanza
di trasferimento del giudizio in un altro tribunale
perché a Taranto, la pressione dell’opinione pubblica,
potrebbe condizionare l’esito del processo.
Centinaia, intanto, le richieste di costituzione di
parte civile annunciate ieri. Il Comune di Taranto

dopo la decisione della Cassazione chiederà un
maxi risarcimento da 10 miliardi di euro.
il fatto quotidiano 20 giugno 2014

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