di Maria Grazia Bruzzone http://www.progettohumus.it/public/forum/index.php?topic=2223
Il titolo del post di Ecowatch, persino privo di punto di domanda, sarà sicuramente esagerato. E però, circa 39 mesi dopo le esplosioni multiple a Fukushima i casi di cancro alla tiroide fra i bambini residenti nei dintorni si sono moltiplicati, e crescono fino a 40 volte la norma.
Più del 48% di 375.000 bambini e ragazzi (minori di 18 anni all’epoca dell’incidente, di cui circa 200.000 bambini, testati dall’università di Medicina di Fukushima vicina ai reattori soffrono di anomalie pre-cancerose alla tiroide, noduli e cisti di varia grandezza. E il tasso sta accelerando.
Sono stati segnalati più di 120 casi di cancro, dove se ne sarebbero attesi solo 3, secondo Joseph Mangano, direttore esecutivo del Radiation and Public Health Project americano (links a fonti giapponesi nel post).
“Siamo solo all’inizio”, afferma Mangano. Ed è certo possibile che gli ecologisti anti nucleare siano portati ad enfatizzare, d’altra parte è vero che governi, istituzioni e i media fanno l’opposto, tendano a nascondere o quanto meno a minimizzare analisi, risultati di ricerche anche solo la situazione, quando c’è di mezzo il nucleare coi suoi immensi interessi industriale.
L’industria nucleare e i suoi sostenitori – osserva il post di Ecowatch - continuano a negare questa pubblica tragedia. Alcuni sono arrivati ad affermare che “nessuna persona ha subito delle conseguenze” dal massiccio rilascio di sostanze radioattive di Fukushima, che per certi isotopi supera Hiroshima di circa 30 volte.
Precedenti. Ma l’epidemia mortifera a Fukushima è coerente con l’impatto subito dai bambini che vivevano vicino all’incidente americano di Three Miles Island del 1979 (il primo grave incidente nucleare venuto alla luce malgrado i tentativi di occultamento, sul quale venne girato anche un film, "Sindrome cinese") e all’esplosione a Chernobyl nel 1986, così come a dati provenienti da altri reattori commerciali.
Mangano, che ha analizzato i dati di Fukushima, ha cominciato a studiare gli effetti delle radiazioni negli anni ’80 insieme a esperti di fama. E conferma come la salute delle popolazioni intorno ai reattori migliori quando i reattori medesimi vengono spenti.
Persino un recente studio canadese che sorprendentemente nega eventuali rischi per le popolazioni limitrofe in caso di incidente a un sito nucleare, ammette l’aumento di probabilità per i bambini di contrarre cancro alla tiroide – che peraltro “ha un alto tasso di sopravvivenza”, aggiunge non senza una certa dose di cinismo. L’incremento sarebbe solo dello 0,3% entro i 12 km, calcola la commissione canadese. E però dà per scontata una distribuzione alla popolazione di pillole protettive di ioduro di potassio, cosa che non si verificata né a Tree Miles Island, né a Chernobil e nemmeno a Fukushima – osserva Ecowatch.
Non solo i bambini. L’operatore Masao Yoshida che nel momento peggiore, mentre i compagni abbandonavano l’impianto, eroicamente è rimasto a coordinare i lavori salvando forse migliaia di vite, è morto quasi subito di cancro esofageo, aveva 58 anni. Non si conosce la sorte della manciata di addetti rimasti nel sito nel momento cruciale dell’emergenza in cui, a quanto si sussurra nel paese, in 700 sarebbero scappati a gambe levate.
Neppure si sa quanti altri lavoratori presentano sintomi. Non viene detto. La salute degli impiegati assoldati da subappaltatori indipendenti, e infiltrati dalla criminalità, non viene nemmeno monitorata.
Danni & segretezza. A Tree Miles Island la proprietà della centrale negò inizialmente che vi era stata la fusione del nocciolo, confermato più tardi da una telecamera robotica. E lo stato di Pennsylvania misteriosamente fece sparire il registro dei tumori, asserendo che non vi erano prove che vi fossero state vittime. Ma moltissimi studi indipendenti in seguito provarono l’innalzamento dei tassi di mortalità infantile e di tumori nella popolazione. Furono confermati anche tassi di mortalità, mutazioni e malattie rispetto alla norma fra gli animali.
A Chernobyl un compendio di più di 5000 studi ha condotto a una stima di più di un milione di vittime. Ed effetti orrifici fra i più giovani in Ucraina e Bielorussia. L’80% dei “bambini di Chernobil” nati lì intorno dopo l’incidente hanno sofferto diverse conseguenze, da difetti alla nascita, cancro alla tiroide, e a lungo termine vari mali di cuore, malattie respiratori e mentali. Solo un giovane su 5 ha potuto dirsi sano.
ONU e OMS minimizzano, medici attivisti li criticano. Alcune associazioni di medici attivisti (Physicians for Social Responsability e il ramo tedesco dell’International Physicians for the Prevention of Nuclear War) hanno messo in guardia da problemi simili che potrebbero presentarsi a Fukushima.
Contestano il recente rapporto del Comitato dell’ONU sugli effetti delle radiazioni (UNSCEAR) che sminuisce gli effetti del disastro di Fukushima: quel Comitato è strettamente collegato all’Agenzia per l’Energia Atomica dell’ONU (AIEA) il cui mandato è promuovere l’energia nucleare, sostengono, denunciando il conflitto di interesse e il fatto che per anni l’UNSCEAR insieme all’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) abbiano cercato di coprire gli effetti del nucleare sulla salute.
In risposta a quel rapporto le due associazioni hanno pubblicato una contro-relazione in 10 punti . Il disastro è in corso, affermano, e deve essere monitorato per decenni. E le cose avrebbero potuto andare molto peggio se il vento fosse soffiato verso Tokio invece che verso l’oceano (e l’America). Ci sono rischi in corso dai prodotti irradiati, fra i lavoratori nel sito, non monitorati - dicono fra l’altro, e attenzione va posta all’impatto delle radiazioni sugli embrioni umani.
Un incubo globale. A Fukushima le cose non possono che peggiorare, scrive il post di Ecowatch, linkando un altro post sulla situazione attuale che peraltro, pur con qualche link, dà molto per scontato. Ne riportiamo qualche stralcio.
Cleanup. Nel lavoro di ripulitura, infiltrato dalla criminalità organizzata, è altamente possibile che in ogni momento vengano rilasciate altre dosi di radiazioni. Il cleanup è diventato un business sul quale la Tepco, che a dispetto dei miliardi di fondi pubblici è la principale proprietaria di Fukushima, guadagna fior di soldi. Ma l’operazione di ripulitura è diventato oggetto di un pamphlet satirico diventato un bestseller in un paese sempre più ostile al nucleare e diffidente nei confronti delle istituzioni che avrebbero dovuto garantire trasparenza.
Il governo per esempio vorrebbe che la popolazione evacuata dall’area intorno a Fukushima tornasse a casa ma le famiglie, molte con bambini, si rifiutano di obbedire.
Il muro di ghiaccio. A fine maggio la Tepco ha cominciato a lavorare alla costruzione di un “muro di ghiaccio” sotterraneo che dovrebbe impedire all’acqua radioattiva che vien fuori dal terreno di riversarsi in mare. Questo dell’acqua radioattiva, che viene continuamente pompata nel terreno dove sarebbero sprofondati i noccioli, e riemerge dal terreno non più in grado di trattenerla, è uno dei grandi problemi aperti. Si continua infatti a pomparne in dosi massicce, ma non c’è modo di stoccarne oltre una certa quantità, ormai esaurita. Il muro di ghiaccio è un’invenzione mai tentata e comunque sarebbe pronto solo alla fine del 2015 (vedi grafico).
Intorno ad esso è cresciuto molto scetticismo sul suo potenziale impatto sulla stabilità del sito e sulla quantità di energia necessaria a farlo funzionare. I critici dubitano che serva davvero a impedire al sito di inondarsi e temono possa produrre danni anche maggiori in caso di calo di corrente elettrica.
Il reattore 4. Un altro grosso problema da risolvere, potenzialmente rischiosissimo, è la messa in sicurezza delle barre di combustibile rimaste sospese nella piscina della pericolante Unità 4.
Secondo l’ingegnere nucleare Arnie Gundersen può aver incontrato seri ostacoli. L’ingegnere, uno dei maggiori esperti del ramo, sostiene che all’inizio di novembre Tepco sia riuscita a rimuovere circa la metà delle barre sospese (ed è un primo successo che i catastrofisti non si aspettavano.
Almeno tre barre però sarebbero bloccate. La metà più difficile del lavoro rimane da fare. E le piscine delle altre tre unità resta problematica. Un incidente a una qualsiasi può risultare in un significativo rilascio di radiazioni, che a parere dell’esperto hanno comunque già superato quelle di Chernobyl e delle bombe di Hiroshima e Nagasaki.
Nel Pacifico e verso l’America. Almeno 300 tonnellate di acqua pesantemente contaminata finisce ogni giorno nell’oceano Pacifico. Altre centinaia di tonnellate vengono riversate nel sito, con la Tepco che si scusa per il fatto che rifluiscono nell’oceano senza alcuna decontaminazione.
Il silenzio dei media è stato assordante anche quando è cominciato a venir fuori che la contaminazione avrebbe raggiunto la costa ovest del Pacifico, osserva ancora un altro post di Ecowatch, riferendosi al servizio molto approfondito della tv pubblica americana PBS (video) che negli Stati Uniti pare abbia fatto una certa impressione.
A dir il vero blog come Global Research e il Washington’s Blog ne avevano più volte scritto ( vedi es quie qui ) sottolineando da un lato i rischi, dall’altro l’assenza di ogni misurazione sistematica. “Nessuno misura questi isotopi, governo federale, governi degli stati, governi locali rifiutano di farlo, ecco perché siamo allarmati” , dichiarano in un post dello scorso gennaio alcuni noti scienziati come Ken Buessler, capo scienziato di Woods Hole, nel Massachussets, uno dei maggiori centri oceanografici.
Sempre bloccate tutte le centrali nipponiche per l’opposizione dei cittadini. I 54 reattori nucleari che erano in funzione in Giappone prima dell’incidente del 2011 sono tutt’oggi fermi. I 6 di Fukushima non riapriranno mai più. 30 sono ormai vecchi e non possono più raggiungere gli standard di sicurezza richiesti (come pure 60 di quelli che operano negli Usa, ricorda Ecowatch).
Il primo ministro nipponico Shinzo Abe preme perché almeno una parte degli altri ricominciasse a funzionare ma incontra l’opposizione dei cittadini. Il sentimento antinuclearista cresce nella popolazione e per legge la ripartenza di un reattore deve essere approvata da comitati locali. Una notizia che il blog anti nuclearista accoglie con soddisfazione.
Il titolo del post di Ecowatch, persino privo di punto di domanda, sarà sicuramente esagerato. E però, circa 39 mesi dopo le esplosioni multiple a Fukushima i casi di cancro alla tiroide fra i bambini residenti nei dintorni si sono moltiplicati, e crescono fino a 40 volte la norma.
Più del 48% di 375.000 bambini e ragazzi (minori di 18 anni all’epoca dell’incidente, di cui circa 200.000 bambini, testati dall’università di Medicina di Fukushima vicina ai reattori soffrono di anomalie pre-cancerose alla tiroide, noduli e cisti di varia grandezza. E il tasso sta accelerando.
Sono stati segnalati più di 120 casi di cancro, dove se ne sarebbero attesi solo 3, secondo Joseph Mangano, direttore esecutivo del Radiation and Public Health Project americano (links a fonti giapponesi nel post).
“Siamo solo all’inizio”, afferma Mangano. Ed è certo possibile che gli ecologisti anti nucleare siano portati ad enfatizzare, d’altra parte è vero che governi, istituzioni e i media fanno l’opposto, tendano a nascondere o quanto meno a minimizzare analisi, risultati di ricerche anche solo la situazione, quando c’è di mezzo il nucleare coi suoi immensi interessi industriale.
L’industria nucleare e i suoi sostenitori – osserva il post di Ecowatch - continuano a negare questa pubblica tragedia. Alcuni sono arrivati ad affermare che “nessuna persona ha subito delle conseguenze” dal massiccio rilascio di sostanze radioattive di Fukushima, che per certi isotopi supera Hiroshima di circa 30 volte.
Precedenti. Ma l’epidemia mortifera a Fukushima è coerente con l’impatto subito dai bambini che vivevano vicino all’incidente americano di Three Miles Island del 1979 (il primo grave incidente nucleare venuto alla luce malgrado i tentativi di occultamento, sul quale venne girato anche un film, "Sindrome cinese") e all’esplosione a Chernobyl nel 1986, così come a dati provenienti da altri reattori commerciali.
Mangano, che ha analizzato i dati di Fukushima, ha cominciato a studiare gli effetti delle radiazioni negli anni ’80 insieme a esperti di fama. E conferma come la salute delle popolazioni intorno ai reattori migliori quando i reattori medesimi vengono spenti.
Persino un recente studio canadese che sorprendentemente nega eventuali rischi per le popolazioni limitrofe in caso di incidente a un sito nucleare, ammette l’aumento di probabilità per i bambini di contrarre cancro alla tiroide – che peraltro “ha un alto tasso di sopravvivenza”, aggiunge non senza una certa dose di cinismo. L’incremento sarebbe solo dello 0,3% entro i 12 km, calcola la commissione canadese. E però dà per scontata una distribuzione alla popolazione di pillole protettive di ioduro di potassio, cosa che non si verificata né a Tree Miles Island, né a Chernobil e nemmeno a Fukushima – osserva Ecowatch.
Non solo i bambini. L’operatore Masao Yoshida che nel momento peggiore, mentre i compagni abbandonavano l’impianto, eroicamente è rimasto a coordinare i lavori salvando forse migliaia di vite, è morto quasi subito di cancro esofageo, aveva 58 anni. Non si conosce la sorte della manciata di addetti rimasti nel sito nel momento cruciale dell’emergenza in cui, a quanto si sussurra nel paese, in 700 sarebbero scappati a gambe levate.
Neppure si sa quanti altri lavoratori presentano sintomi. Non viene detto. La salute degli impiegati assoldati da subappaltatori indipendenti, e infiltrati dalla criminalità, non viene nemmeno monitorata.
Danni & segretezza. A Tree Miles Island la proprietà della centrale negò inizialmente che vi era stata la fusione del nocciolo, confermato più tardi da una telecamera robotica. E lo stato di Pennsylvania misteriosamente fece sparire il registro dei tumori, asserendo che non vi erano prove che vi fossero state vittime. Ma moltissimi studi indipendenti in seguito provarono l’innalzamento dei tassi di mortalità infantile e di tumori nella popolazione. Furono confermati anche tassi di mortalità, mutazioni e malattie rispetto alla norma fra gli animali.
A Chernobyl un compendio di più di 5000 studi ha condotto a una stima di più di un milione di vittime. Ed effetti orrifici fra i più giovani in Ucraina e Bielorussia. L’80% dei “bambini di Chernobil” nati lì intorno dopo l’incidente hanno sofferto diverse conseguenze, da difetti alla nascita, cancro alla tiroide, e a lungo termine vari mali di cuore, malattie respiratori e mentali. Solo un giovane su 5 ha potuto dirsi sano.
ONU e OMS minimizzano, medici attivisti li criticano. Alcune associazioni di medici attivisti (Physicians for Social Responsability e il ramo tedesco dell’International Physicians for the Prevention of Nuclear War) hanno messo in guardia da problemi simili che potrebbero presentarsi a Fukushima.
Contestano il recente rapporto del Comitato dell’ONU sugli effetti delle radiazioni (UNSCEAR) che sminuisce gli effetti del disastro di Fukushima: quel Comitato è strettamente collegato all’Agenzia per l’Energia Atomica dell’ONU (AIEA) il cui mandato è promuovere l’energia nucleare, sostengono, denunciando il conflitto di interesse e il fatto che per anni l’UNSCEAR insieme all’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) abbiano cercato di coprire gli effetti del nucleare sulla salute.
In risposta a quel rapporto le due associazioni hanno pubblicato una contro-relazione in 10 punti . Il disastro è in corso, affermano, e deve essere monitorato per decenni. E le cose avrebbero potuto andare molto peggio se il vento fosse soffiato verso Tokio invece che verso l’oceano (e l’America). Ci sono rischi in corso dai prodotti irradiati, fra i lavoratori nel sito, non monitorati - dicono fra l’altro, e attenzione va posta all’impatto delle radiazioni sugli embrioni umani.
Un incubo globale. A Fukushima le cose non possono che peggiorare, scrive il post di Ecowatch, linkando un altro post sulla situazione attuale che peraltro, pur con qualche link, dà molto per scontato. Ne riportiamo qualche stralcio.
Cleanup. Nel lavoro di ripulitura, infiltrato dalla criminalità organizzata, è altamente possibile che in ogni momento vengano rilasciate altre dosi di radiazioni. Il cleanup è diventato un business sul quale la Tepco, che a dispetto dei miliardi di fondi pubblici è la principale proprietaria di Fukushima, guadagna fior di soldi. Ma l’operazione di ripulitura è diventato oggetto di un pamphlet satirico diventato un bestseller in un paese sempre più ostile al nucleare e diffidente nei confronti delle istituzioni che avrebbero dovuto garantire trasparenza.
Il governo per esempio vorrebbe che la popolazione evacuata dall’area intorno a Fukushima tornasse a casa ma le famiglie, molte con bambini, si rifiutano di obbedire.
Il muro di ghiaccio. A fine maggio la Tepco ha cominciato a lavorare alla costruzione di un “muro di ghiaccio” sotterraneo che dovrebbe impedire all’acqua radioattiva che vien fuori dal terreno di riversarsi in mare. Questo dell’acqua radioattiva, che viene continuamente pompata nel terreno dove sarebbero sprofondati i noccioli, e riemerge dal terreno non più in grado di trattenerla, è uno dei grandi problemi aperti. Si continua infatti a pomparne in dosi massicce, ma non c’è modo di stoccarne oltre una certa quantità, ormai esaurita. Il muro di ghiaccio è un’invenzione mai tentata e comunque sarebbe pronto solo alla fine del 2015 (vedi grafico).
Intorno ad esso è cresciuto molto scetticismo sul suo potenziale impatto sulla stabilità del sito e sulla quantità di energia necessaria a farlo funzionare. I critici dubitano che serva davvero a impedire al sito di inondarsi e temono possa produrre danni anche maggiori in caso di calo di corrente elettrica.
Il reattore 4. Un altro grosso problema da risolvere, potenzialmente rischiosissimo, è la messa in sicurezza delle barre di combustibile rimaste sospese nella piscina della pericolante Unità 4.
Secondo l’ingegnere nucleare Arnie Gundersen può aver incontrato seri ostacoli. L’ingegnere, uno dei maggiori esperti del ramo, sostiene che all’inizio di novembre Tepco sia riuscita a rimuovere circa la metà delle barre sospese (ed è un primo successo che i catastrofisti non si aspettavano.
Almeno tre barre però sarebbero bloccate. La metà più difficile del lavoro rimane da fare. E le piscine delle altre tre unità resta problematica. Un incidente a una qualsiasi può risultare in un significativo rilascio di radiazioni, che a parere dell’esperto hanno comunque già superato quelle di Chernobyl e delle bombe di Hiroshima e Nagasaki.
Nel Pacifico e verso l’America. Almeno 300 tonnellate di acqua pesantemente contaminata finisce ogni giorno nell’oceano Pacifico. Altre centinaia di tonnellate vengono riversate nel sito, con la Tepco che si scusa per il fatto che rifluiscono nell’oceano senza alcuna decontaminazione.
Il silenzio dei media è stato assordante anche quando è cominciato a venir fuori che la contaminazione avrebbe raggiunto la costa ovest del Pacifico, osserva ancora un altro post di Ecowatch, riferendosi al servizio molto approfondito della tv pubblica americana PBS (video) che negli Stati Uniti pare abbia fatto una certa impressione.
A dir il vero blog come Global Research e il Washington’s Blog ne avevano più volte scritto ( vedi es quie qui ) sottolineando da un lato i rischi, dall’altro l’assenza di ogni misurazione sistematica. “Nessuno misura questi isotopi, governo federale, governi degli stati, governi locali rifiutano di farlo, ecco perché siamo allarmati” , dichiarano in un post dello scorso gennaio alcuni noti scienziati come Ken Buessler, capo scienziato di Woods Hole, nel Massachussets, uno dei maggiori centri oceanografici.
Sempre bloccate tutte le centrali nipponiche per l’opposizione dei cittadini. I 54 reattori nucleari che erano in funzione in Giappone prima dell’incidente del 2011 sono tutt’oggi fermi. I 6 di Fukushima non riapriranno mai più. 30 sono ormai vecchi e non possono più raggiungere gli standard di sicurezza richiesti (come pure 60 di quelli che operano negli Usa, ricorda Ecowatch).
Il primo ministro nipponico Shinzo Abe preme perché almeno una parte degli altri ricominciasse a funzionare ma incontra l’opposizione dei cittadini. Il sentimento antinuclearista cresce nella popolazione e per legge la ripartenza di un reattore deve essere approvata da comitati locali. Una notizia che il blog anti nuclearista accoglie con soddisfazione.
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