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Le biciclette conquistano le strade, ora i ciclisti chiedono di fare le leggi
A due anni dall'avvio del movimento #Salvaiciclisti, una manifestazione a Bologna mentre il numero di bici vendute supera quello delle auto. Con pedoni e pendolari le regole e gli impegni per una mobilità nuovadi MANUEL MASSIMO Una pedalata dopo l'altra, la ciclabilità urbana è riuscita a conquistare l'attenzione dell'opinione pubblica attraverso movimenti e campagne di sensibilizzazione sull'utilizzo quotidiano della bicicletta come mezzo di trasporto in città, diventando anche un tema all'ordine del giorno nell'agenda politica italiana. Negli ultimi anni il trend-a-pedali positivo è sotto gli occhi di tutti: sulle nostre strade le persone che si spostano in sella crescono di giorno in giorno, in Italia le bici vendute hanno superato il numero delle auto immatricolate sia nel 2011 che nel 2012 e l'Anci (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) ha depositato presso il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti un pacchetto di proposte di riforma del Codice della Strada per rendere le città sempre più a misura di bicicletta.
"Bici senza frontiere". Per fare il punto della situazione sugli sviluppi futuri della ciclabilità urbana e festeggiare i due anni del movimento #Salvaiciclisti, cittadini in bici provenienti da ogni parte d'Italia si sono dati appuntamento l'8 e il 9 febbraio a Bologna per partecipare alla manifestazione "Bici senza frontiere" . Una due giorni di giochi in strada e iniziative di promozione della bicicletta che si concluderà con un'assemblea nazionale, in cui le istanze provenienti dalle diverse realtà cicloattive nel Paese daranno vita a un nuovo progetto unitario: C'Mon, ciclisti per la mobilità nuova.
Un processo per tappe. La campagna #Salvaiciclisti, nata l'8 febbraio 2012, è cresciuta in Rete e in poco tempo si è spostata nelle strade con tanti flash mob diffusi a sostegno dell'incolumità di chi pedala in mezzo al traffico culminati nella grande bicifestazione ai Fori Imperiali a Roma il 28 aprile 2012, dove decine di migliaia di persone hanno chiesto alle amministrazioni di "cambiare strada", ripensando gli spostamenti urbani in un'ottica più a misura di bicicletta. L'anno successivo, il 4 maggio 2013, a Milano nasceva la Rete Mobilità Nuova che alle istanze dei ciclisti univa anche quelle dei pedoni e dei pendolari promuovendo gli spostamenti in bici, a piedi e col trasporto pubblico all'insegna dell'ecologia e di una migliore vivibilità delle strade per tutti. Quest'anno a Bologna sarà la volta di C'Mon.
Il manifesto di Bologna. I promotori dell'assemblea del 9 febbraio prossimo hanno sottoscritto una carta d'intenti con gli obiettivi e le azioni che il nuovo soggetto unitario dovrà portare avanti per diffondere e promuovere tra cittadini, associazioni, movimenti e istituzioni la ciclabilità e la mobilità nuova (sintetizzata nel motto "pedoni, pedali, pendolari", ndr). Al primo punto c'è una ripartizione 20-20-20 della mobilità urbana entro il 2020 in cui il 20 per cento degli spostamenti venga effettuato con il trasporto pubblico locale (tpl), un altro 20 per cento a piedi e un altro ancora in bicicletta. Sul fronte della sicurezza stradale l'obiettivo "zero incidenti" - con un dimezzamento immediato di morti e feriti tra pedoni e ciclisti - può essere raggiunto con la moderazione diffusa della velocità e del traffico motorizzato (istituendo aree urbane a 30 km/h, quartieri senz'auto e pedonalizzazioni).
Tramvie ed ecoincentivi. Tra le proposte operative che saranno discusse a Bologna, l'introduzione di incentivi economici e/o sgravi fiscali per chi rinuncia o ha già rinunciato formalmente all'utilizzo dell'automobile privata; il ripensamento radicale riguardo all'allocazione delle risorse per i trasporti, finanziando in via prioritaria gli interventi di mobilità urbana locale e regionale rispetto alle opere autostradali e all'alta velocità ferroviaria; la moltiplicazione dei servizi e delle infrastrutture per facilitare l'utilizzo della bicicletta e la promozione di una maggiore efficienza nella gestione delle risorse pubbliche, privilegiando l'installazione di tramvie: sistemi ad alta capacità di carico, basso inquinamento ed elevata sicurezza per un'utenza anziana o con mobilità ridotta.
Prossimità e condivisione. I firmatari del manifesto di Bologna sostengono le "piccole opere" per snellire il traffico locale e gli spostamenti dei pendolari al posto della costruzione di grandi infrastrutture nazionali e transnazionali; gli spostamenti brevi e frequenti per fare acquisti, rivitalizzando il commercio di prossimità e il tessuto economico-sociale di quartiere e non le sporadiche visite ai centri commerciali in periferia; e, ancora, la condivisione delle strade tra le varie utenze anziché la separazione tramite infrastrutture.
Un regolamento per la ciclabilità. Tra le proposte anche quella di programmare una revisione annuale del Codice della Strada con l'introduzione progressiva di modifiche funzionali al raggiungimento degli obiettivi programmati per la ciclabilità urbana e la mobilità nuova. Intanto qualcosa si sta già muovendo sul fronte legislativo. Entro l'estate 2014, come ha recentemente confermato il sottosegretario ai Trasporti Erasmo D'Angelis, il Ministero varerà la riforma del decreto ministeriale 557 del 1999 - che si occupava solo di piste ciclabili - ampliandolo e facendolo diventare a tutti gli effetti un regolamento della ciclabilità urbana che verrà poi recepito dal nuovo Codice della Strada: un testo in cui finalmente anche la bicicletta avrà la dignità di mezzo di trasporto urbano. http://www.repubblica.it/ambiente/2014/02/03/news/assemblea_bicicletta_bologna-77639788/
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