mercoledì 19 febbraio 2014

INCHIESTA Rifiuti, al via in procura la sfilata di vip: Marrazzo, Montino, Hermanin

Per capire come funzionava il «sistema Cerroni» e i legami con la politica, convocati Marrazzo, Montino e l’ex consigliere di Roma Hermanin Piero Marrazzo è tra i primi che sfileranno davanti ai magistrati della procura di Roma. Partono lunedì prossimo le audizioni di indagati e persone informate sui fatti, nella vasta inchiesta sul «sistema rifiuti ideato e organizzato dal «Supremo» Manlio Cerroni». Il filone d’indagine è quello che il 9 gennaio scorso ha portato ai domiciliari 9 persone, tra i quali Cerroni, l’ex presidente della Regione Bruno Landi, l’amministratore della discarica di Malagrotta Francesco Rando e i dirigenti regionali Luca Fegatelli e Raniero De Filippis. Ma nuovi spunti potrebbero essere forniti anche in merito al troncone più delicato, quello dedicato alla punta della piramide: la politica. Perché, se da una parte il procuratore capo Giuseppe Pignatone e il pm Alberto Galanti hanno smascherato la vasta rete di funzionari che materialmente predisponeva a piacere del «Supremo» gli atti amministrativi propedeutici al mantenimento del «monopolio» nel settore rifiuti, dall’altra c’è la catena politica tutta da svelare. Un capitolo dell’indagine che si annuncia esplosivo quanto a coinvolgimenti. Gli atti finora depositati, sono solo una parte del maxi incartamento in cui sono finiti gli accertamenti investigativi dei carabinieri della Tutela ambiente, al comando del «capitano Ultimo», al secolo il colonnello Sergio Di Caprio. Così, tra gli esponenti più rilevanti, sono venuti a galla i ruoli di Marrazzo, Giovanni Hermanin, ex consigliere comunale di Roma, e di Esterino Montino, attuale sindaco di Fiumicino - ex vice presidente della Giunta regionale con Marrazzo ed ex senatore della Repubblica in due legislature - il quale pur non risultando formalmente indagato, sembrerebbe avere una condotta di comodo verso i diktat di Cerroni. MONTINO La figura dell’attuale sindaco di Fiumicino compare anche nella parte dedicata alla valutazione di impatto ambientale (Via) del termovalorizzatore di Albano Laziale. C’è un esempio, riportato negli atti dagli investigatori, che meglio spiegherebbe il ruolo dell’ex vice presidente regionale ed ex senatore della Repubblica: «Mentre Mario Di Carlo (ex assessore deceduto, ndr) tramava nell’ombra» in favore di Cerroni, «Montino agiva in maniera plateale». La Via per Albano, così, era stata negativa e «Arcangelo Spagnoli», il responsabile unico del procedimento (deceduto) che poi predisporrà gli atti tecnici per il termovalorizzatore, «segnalava a Cerroni l’opportunità di agire verso Montino affinché quest’ultimo inviasse un chiaro input alle strutture amministrative implicate. Lo stimolo - è scritto negli atti - sembrava già di per sé un atteggiamento anomalo considerato che proveniva dall’imprenditore di riferimento del Coema (consorzio di cui facevano parte Acea, Ama e Colari di Cerroni per la gestone dell’impianto di Albano, ndr) ed era indirizzato al vice presidente della Regione (…) Allo stato degli atti, considerata la presenza di un atto di valutazione negativo, si trattava di un chiaro segno di abuso dei poteri detenuti al fine di agevolare ben specifici soggetti imprenditoriali». HERMANIN Tra i vari fatti finiti nel fascicolo su Hermanin, c’è una parte relativa ancora una volta alla vicenda di Albano Laziale. La Via negativa proprio non andava giù a Cerroni. Scrivono gli investigatori: «Chiaramente Cerroni tentava di arginare questa temporanea disfatta cercando di attingere informazioni e di predisporre contromisure adeguate attraverso i suoi canali. Uno di questi veicoli informativi era chiaramente Giovanni Hermanin che, a detta dello stesso Cerroni, conosceva direttamente terze persone alle quali veicolare il messaggio, velatamente intimidatorio». Per cui «il messaggio, poco subliminale, di Cerroni assumeva un tenore quasi minaccioso». MARRAZZO L’impianto di Albano Laziale doveva essere «approvato», anche se la programmazione impiantistica regionale non lo prevedeva. Ed è quello che avviene: l’ex governatore Marrazzo con decreto del 28 dicembre 2007 dà via libera al gassificatore «illecito». Tuttavia, cinque mesi dopo, c’è chi corre ai ripari per far rientrare l’impianto nella lista della Regione. Così, con il decreto commissariale n. 24 del giugno 2008 anche Albano Laziale viene fatta rientrare nel piano regionale di impiantistica. «Ebbene - annotano gli investigatori - il contenuto di questo documento era stato discusso in una riunione del Pd, incontro nel corso del quale il presidente e commissario delegato Marrazzo aveva sposato le questioni». Il 22 ottobre di quell’anno, poi, arriva il definitivo via libera alla costruzione del gassificatore di Albano. Marrazzo, che non aveva più i poteri di commissario, firma di proprio pugno l’ordinanza finita sotto inchiesta. Ivan Cimmarusti http://www.iltempo.it/cronache/2014/02/19/rifiuti-al-via-in-procura-la-sfilata-di-vip-1.1220905

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