10/02/2014 La morte di don Cesare Boschin ritorna d’attualità. Monica Zornetta, nota giornalista e scrittrice di Trebagaseleghe, il paese di nascita del sacerdote, sta scrivendo un libro dal titolo provvisorio “Parroco e rifiuti” , sicuramente di grande interesse dopo le rivelazioni del pentito Carmine Schiavone sul ruolo delle ecofamie nella zona pontina. La Zornetta ha lavorato con la trasmissione televisiva Blunotte, a Galateo, rivista svizzera di geopolitica, ha scritto per il Gazzettino di Venezia, collaborato con l’emittente Rtl 102.5. Il suo libro "Giornalismi e Mafie" è stato molto apprezzato, tanto da vincere il prestigioso premio Ilaria Alpi. E’ autrice di "Casa nostra, 50 anni di mafia e criminalità in Veneto", edito da Dalai, e "Terrore a nordest", nella collana Bur della Rizzoli.
Ritorna in mente quel marzo del 1995. Alle 10 del mattino, forse qualche minuto prima, da modesto e tenace cronista di una televisione locale entrai con il mio amico Orly ed un cameramen, di cui non ricordo il nome, nella stanza del delitto. Fuori qualche parrocchiano che commentava così: “ Era un sacerdote vecchio e all' antica, buono, generoso, sempre disponibile con tutti, anche con quegli sbandati, forse tossicomani, che l' altra notte lo hanno ucciso, soffocandolo nel sonno “. Cosi' se ne e' andato don Cesare Boschin, a 81 anni, originario di Trebaseleghe (Padova), era da 45 il parroco della chiesa di Sant' Annunziata di Borgo Montello, lasciando nello sgomento e inquietudine tutti i parrocchiani. A trovare il corpo senza vita del "parroco buono" e' stata la mattina alle 9, la fidatissima perpetua, Franca Rosato. Don Cesare era nel letto appoggiato a due cuscini, gli occhiali sul breviario, la bocca e le mani sigillate da nastro adesivo, ecchimosi sul viso e un asciugamano sui piedi. La stanza era sottosopra, armadi e cassetti aperti: evidentemente gli aggressori cercavano denaro. Che non hanno trovato, ma che durante la perquisizione dei carabinieri e' saltato fuori da un ripostiglio: 5 milioni, lasciati in eredita' a madre Teresa di Calcutta, secondo quanto specificava il testamento pure recuperato dai militari, guidati allora dal colonnello dei Carabinieri Basso, comandante provinciale. Per evitare che il sacerdote desse l' allarme, i rapinatori hanno imbavagliato don Cesare non sapendo che tale gesto sarebbe stato fatale: il parroco soffriva di enfisema polmonare ed e' morto per soffocamento. Sgomento, arrivò dopo pochi minuti il vescovo di Latina, monsignor Domenico Pecile che disse subito: "E terribile. Purtroppo ci credono ricchi e i ladri ci prendono di mira. Anche da me sono venuti tre volte”. Le indagini furono indirizzate, sia pure con discrezione, verso il mondo degli emarginati ed extracomunitari della zona (e che don Cesare da sempre assisteva) e verso quello dei drogati. A Borgo Montello esistevano due comunita' di recupero seguite da don Felice, della Curia di Latina, che ha sempre escluso ogni legame tra l' omicidio in canonica e gli ospiti: "Don Boschin . spiegò agli inquirenti - non conosceva nessuno dei 25 ragazzi, perche' da tempo non lasciava la stanza da letto e i ragazzi, a loro volta, non escono". Don Cesare si era ritirato dall' attivita' pastorale e si era rinchiuso in canonica per una strana forma di fobia e per prepararsi meglio - diceva - "al grande incontro". Celebrava messa in privato, era assistito dai suoi parrocchiani, dalla perpetua e da padre Mariano, un missionario passionista di Le Ferriere che lo stimava molto. Proprio padre Mariano e' stato l' ultimo a vedere don Cesare. Hanno cenato assieme e prima di andar via gli ha detto: "Cambi la serratura della porta, e' poco resistente". Adesso, la situazione è davvero cambiata. Tutti, proprio tutti, sono convinti che don Cesare è stato ucciso perché si batteva da anni contro la presenza della discarica al Montello. Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, ha chiesto più volte la riapertura del caso da parte della Magistratura.
http://www.parvapolis.it/a-65004/don-cesare-boschin-la-sua-morte-sempre-dattualita/
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