Realizzare un termovalorizzatore in Sicilia, una grande impresa, un affare da 38 mlioni di euro pagati senza realizzare l'impianto.
Un business dai costi per un inceneritore, l'allarme tangenti nel settore è lanciato dal Tar Sicilia.
Ripercorrendo la vicenda, la gara fu indetta nel 2002 dal presidente della Regione siciliana Totò Cuffaro, in quanto commissario delegato all'emergenza rifiuti ed aggiudicata nel 2003 a quattro società consortili, ma scatta l'alt nel luglio del 2007,quando la Corte di giustizia del Lussemburgo, annullò la gara, poichè non conforme alle norme europee.
Una vicenda che si trascina dalle passate legislature, il bando allora fu riscritto, passarono altri due anni siamo nel 2009, anno delle dimissioni del presidente Cuffaro, l'ascesa di Raffaele Lombardo alla presidenza, porta alla riformulazione delle gare, compito attribuito all'Agenzia regionale per i rifiuti e le acque, al vertice dell'agenzia l'avvocato Felice Crosta, il pensionato d'oro della legislatura Cuffaro.
Lombardo abbandona il progetto, perchè la nuova asta indetta non trova concorrenti per la realizzazione dell'inceneritore.
Le commesse furono annullate, la conseguenza il danno legale.
La situazione è messa in luce da una sentenza del del Tar Sicilia che ha bocciato il ricorso di alcune aziende che pretendono un maxi-risarcimento per la mancata realizzazione del progetto. Adesso questa sentenza rilancia l'inchiesta della Procura di Palermo, che da due anni indaga sul grande affare dei termovalorizzatori, un affare da sei miliardi di euro. Le ipotesi del procuratore aggiunto Leonardo Agueci, dei sostituti Sergio Demontis e Nino Di Matteo sono quelle di turbativa d'asta, concussione e falso, con l'aggravante del favoreggiamento nei confronti di Cosa nostra. http://www.hercole.it/index.php?option=com_content&task=view&id=45350&Itemid=111
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