mercoledì 23 ottobre 2013
Centrali a biomasse : sicuri che servano? a Bologna 37, in provincia di Latina assessore ambiente preoccupato per libera informazione ne dobbiamo costruire parecchie
di Loris Mazzetti
Una puntata di Report di qualche
tempo fa ha posto l’attenzione
su uno dei tanti bisogni del Pianeta:
la riduzione di anidride carbonica
alimentata dal carbone e dal petrolio.
Le politiche regionali sostengono
le cosiddette fonti rinnovabili
per integrare le necessità di energia
elettrica attraverso metodi alternativi,
come le centrali a biomasse, che
utilizzano gli scarti agricoli, urbani e
industriali. Report ha fatto una sorta
di giro d’Italia partendo da un paese
ai piedi dello Stelvio dove l’impianto
a biomasse produce energia per riscaldare
le case di 3500 abitanti bruciando
legno tritato, ottenuto dagli
scarti delle segherie locali e dalla pulizia
dei boschi, il paese ha così eliminato
caldaie e stufe inquinanti.
QUI PERÒ finisce la favola, perché
con il trascorrere del tempo il costo
dell’energia invece di diminuire è
aumentato a causa del reperimento
del legno per alimentare la centrale:
le segherie locali portano lo scarto a
400 km di distanza perché è più remunerativo.
Negli ultimi anni in Italia
le centrali sono sorte come funghi
perché, oltre a produrre energia alternativa,
crea business non alla comunità
ma alla proprietà, grazie agli
incentivi e a un uso speculativo del
prodotto che le alimenta. Sarebbe
fondamentale un intervento del legislatore
per censire il territorio, le
reali necessità e la disponibilità del
prodotto a chilometro zero. L’ecces -
sivo numero di centrali rischia, come
da denuncia di illustri scienziati,
di danneggiare non solo le tasche ma
anche la salute di chi vive in quel territorio.
È stato stimato che per ogni
centrale occorrono 5000 viaggi di
camion all’anno, concentrati nel periodo
estivo, per trasportare il materiale
che serve ad alimentarle. Solo
nella provincia di Bologna ne sono
state costruite 37. La maggior parte
dei proprietari sono grandi industriali
o finanzieri che per ogni kw di
elettricità prodotta ricevono un
compenso di 0,28 centesimi, perciò,
più il costo di produzione è basso più
aumenta il profitto, causando danni
anche all’agricoltura perché si sta
abbandonando la produzione di
grano per il mais da biomasse che è
molto più conveniente. L’agricoltu -
ra non è più in funzione dell’alimen -
tazione umana ma delle centrali. Recentemente
è stata presentata un’in -
terrogazione parlamentare (primo
firmatario Paolo Bernini del M5S)
per fermare la costruzione di una
nuova centrale a Galliera (Bologna),
dove già ne esiste una e altre quattro
in una zona limitrofa dove ce ne sono
altre tre. Credo che per Report ci
sia nuovo materiale per una seconda
inchiesta. Il fatto quotidiano 23 ottobre 2013
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