Mancano ancora tante risposte ai dubbi sollevati dai cittadini in merito alle centrali a biogas e a biomasse. Addirittura quelle citate “ad esempio” si rivelano con documentazione antincendio carente, gli enti di controllo non effettuano le verifiche dovute per vari motivi (richiesta di nuovi impianti, troppi impianti, mancanza di informazioni corrette), trascurando numerose sostanze che possono essere nocive per la salute umana. Questi “impianti – esempio” magari subiscono procedimenti di vario genere, diffide, hanno lavori in parte abusivi, non sempre rispettano le procedure e a volte non hanno terreni né per l’alimentazione, né luoghi idonei dove portare il digestato. Oppure questo viene sparso sul terreno e poi arato. Nel particolare per il progetto di una centrale a biogas di Maenza sono state evidenziate carenze di legittimità (la società proponente non aveva titolo a presentare il progetto non avendo la disponibilità del suolo, su particelle di terreno inesistenti), ma anche per carenza e imprecisioni progettuali. Il comune di Maenza ha accertato tali carenze gravi progettuali che rendono nullo il progetto e hanno chiesto notizie e informazioni agli altri enti di controllo. Significativo che a distanza di 31 giorni (la richiesta di chiarimenti dei cittadini è stata depositata al Comune di Maenza, alla provincia di Latina, oltre ad altri enti) non ci sia ancora una risposta ufficiale alle domande e ai dubbi motivati e documentati dei cittadini. Eppure la norma impone una risposta entro 30 giorni. Vero che l’assessore provinciale all’ambiente abbia dichiarato “di essere preoccupato per l’informazione libera sulle centrali a biogas visto che ne devono approvare parecchie”. Ma è anche vero che il comune di Maenza aveva dichiarato che avrebbe prodotto un apposito regolamento comunale sulle centrali a biogas e a biomasse. Come è vero che alle informazioni dei cittadini sono seguite risposte confuse dal progettista durante una pubblica assemblea sulle quantità. Che sia l’ennesima aggressione al territorio e all’agricoltura di qualità è evidente. Si tolgono coltivazioni per alimentazione umana o animale per colture a servizio della produzione di energia in eccesso o di gas anche questo in eccesso. Gli effetti devastanti delle emissioni di centrali a biomasse e biogas sono noti con cancerogeni di vario genere. La legge dettata dalle solite lobby favoriscono queste centrali.
Impianti, prodotti e impianti che hanno avuto un effetto devastanti, costruiti “in base alla legge” ce ne sono tantissimi. Alcuni casi eclatanti: l’eternit – amianto, il nucleare, gli inceneritori, l’Ilva di Taranto, l’incidente di Bhopal, quello dell’Icmesa di Meda noto per aver investito con la nube tossica i comuni limitrofi, tra cui quello di Seveso, da cui deriva la norma europea sugli incidenti rilevanti. Dalla storia triste e luttuosa si è cercato di imparare. Nella nostra provincia ci sono decine di impianti soggetti a rischio di incidente rilevante e quindi alla direttiva Seveso. Nell’elenco di queste attività vi sono la maggior parte delle centrali elettriche e che usano il gas naturale per scopi energetici. Centrali a turbogas, biomasse e biogas rientrano in questa definizione. Alcune dimostrano o certificano di non rientrare per le quantità di sostanze pericolose che a volte vengono dichiarate non in maniera chiara e quindi possono sfuggire a certi controlli. Come è successo per la centrale a turbogas di Mazzocchio di Pontinia dove il comune ha dimostrato l’assoggettabilità alla direttiva Seveso, confermata, nonostante il ricorso dell’azienda, da TAR e Consiglio di Stato.
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