mercoledì 26 giugno 2013

Emissioni nocive giù entro il 2030 rinnovabili per sei milioni di case Ecco il piano di Obama per il clima

http://www.lastampa.it/2013/06/25/esteri/emissioni-nocive-gi-entro-il-rinnovabili-per-sei-milioni-di-case-ecco-il-piano-di-obama-per-il-clima-7EaHEpkZkQzy0sNe8X6mWI/pagina.html VIDEO Obama: il piano salva-ambiente La diretta Tv VIDEO Salvare il clima Ecco il messaggio di Barack Obama La sfida del presidente Usa: aumentare la protezione della popolazione e spingere gli i Paesi emergenti a fare lo stesso. Il megaoleodotto Keystone X si farà MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW YORK Abbattere le emissioni nocive americane entro il 2030, aumentare la protezione della popolazione dai cambiamenti climatici e spingere le economie emergenti a fare altrettanto: sono i tre pilastri del “Climate Action Plan” che il presidente Barack Obama ha illustrato davanti agli studenti della Georgetown University di Washington, mantenendo la promessa elettorare di portare il clima in cima all’agenda del suo secondo mandato. E aggiungendo l’annuncio che si farà il megaoleodotto Keystone X. Nel 2012 l’emissione di gas nocivi nell’atmosfera da parte di industrie americana è scesa ai livelli più bassi degli ultimi 20 anni e Obama vuole “costruire su questi risultati” al fine di “proteggere i nostri figli” puntando a “ridurre l’inquinamento da carbonio di un totale di almeno 3 miliardi di tonnellate entro il 2030” ovvero circa metà dell’inquinamento atmosferico generato in un anno dal settore energetico. Al tempo stesso il “piano” di Obama si propone di arrivare ad alimentare con energia rinnovabile 6 milioni di case entro il 2020, grazie soprattutto allo sviluppo di progetti ad energia aeolica e solare su terreni di proprietà del governo. Sono iniziative che il presidente è convinto di poter condurre anche senza l’avallo del Congresso di Washington - tradizionalmente prudente sul terreno energetico - facendo ricorso ad ordini esecutivi. Ma tagliare le emissioni nocive per Obama non basta perché “dobbiamo prepararci all’impatto dei cambiamenti climatici che già si fanno sentire sugli Stati Uniti”. Le devastazioni portate dall’uragano Sandy lo scorso anno sono così all’origine della decisione di “creare task force locali e statali per suggerire al governo quali investimenti fare” per proteggere le comunità che risiedono nelle aree più minacciate. “Dobbiamo ridurre il pericolo di inondazioni, disporre di ospedali più resistenti, mantenere la produttività dell’agricoltura e migliorare lo scambio dei dati fra le agenzie che si occupano del clima” suggerisce il piano. Infine, ma non per importanza, c’è il fronte internazionale ovvero “impegnarsi a sviluppare iniziative tese a far ridurre le emissioni nocive ad altri Paesi” a cominciare da Cina e India che appartengono alle potenze emergenti che “inquinano di più”. Per Obama i tre tasselli fanno parte di un’unica strategia: inquinare di meno in America, proteggersi dal clima estremo e spingere gli altri Paesi a ridurre l’inquinamento consentono di assegnare agli Stati Uniti un ruolo da leader su un terreno che li ha visti in passato molto esitanti. Resta da vedere come reagiranno le organizzazioni ambientaliste, che plaudono all’impostazione del piano di Obama ma sono rimaste deluse dalla decisione del presidente di approvare il megaoleodotto Keystone X destinato a moltiplicare produzione ed esportazione di greggio.

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