venerdì 21 giugno 2013
Latina, ecomafia e criminalità: allarme da Legambiente
Giovedì, 20 Giugno 2013 09:13 Scritto da M. Marangon
http://latina.laprovinciaquotidiano.it/cronaca/cronaca-locale/28426-latina-ecomafia-e-criminalita-allarme-da-legambiente.html
Il sequestro di un ingente patrimonio ai danni del clan Mallardo, che ha riguardato anche la provincia di Latina e nello specifico il sud pontino (Terracina e Fondi), per un totale di oltre 65milioni di euro, è un colpo durissimo assestato dalla forze dell'ordine e dalla Magistratura, alle quali vanno i nostri complimenti per l'operazione condotta, al sistema mafioso, di connivenze e coperture che nel corso degli anni si è formato e rinsaldato in questa provincia. A quanto risulta, il core business criminale ha riguardato ancora una volta, in prevalenza, il settore delle costruzioni, vera miniera d'oro per le mafie, attraverso il quale riciclare ingenti somme di denaro da reinvestire in attività lecite con prestanome apparentemente privi di collegamenti con i clan camorristici. Uno stratagemma ormai classico che nonostante alcune importanti operazioni dello Magistratura, continua a caratterizzare l'azione delle mafie in provincia di Latina.
Questa provincia ospita da tempo clan appartenenti a diverse organizzazioni mafiose che hanno saputo non solo costruire un network mafioso che tiene insieme le diverse attività criminali in cui essi sono impegnati (ciclo illegale dei rifiuti, ciclo illegale del cemento, agromafie, racket, estorsioni, traffico di droga, tratta di esseri umani, ecc) ma anche dar vita ad una sorta di joint venture mafiosa, una sorta di cupola pontina che gestisce in equilibrio con tutte le sue componenti e con la criminalità locale, i vari settori d'affari di cui sono incontrastati monopolisti, realizzando affari milionari attraverso anche un capillare controllo del territorio pontino, in particolare quello meridionale.
Non lo afferma solo Legambiente. La stessa Relazione 2012 della Procura nazionale antimafia afferma “l'azione di contrasto che è stata svolta anche nell'ultimo anno è risultata efficace e importante, ma nello stesso tempo ha evidenziato quanto il fenomeno sia radicato....tutte le tradizionali organizzazioni mafiose sono presenti nel territorio, con il chiaro intento di riciclare i proventi criminali e di reimpiegarli in attività imprenditoriali, confondendo così il flusso di denaro che proviene da delitto con i guadagni derivanti dalle attività imprenditoriali”.
Lo stesso arresto per associazione a delinquere e porto abusivo di armi di Giovanni Castiello, presunto affiliato al clan Moccia, avvenuto il 18 giugno c.a., mentre si trovava nel residence “Lido Azzurro” sulla migliara 148, a pochi passi dal mare, è l'ennesima dimostrazione di come questa provincia sia considerata una sorta di “buen retiro” per numerosi mafiosi, i quali non solo vi conducono sotto il sole e sulle spiagge pontine la loro latitanza “segreta” ma continuano spesso a gestire i loro affari e a farne di nuovi con una disinvoltura spesso sconcertante.
D'altro canto sono numerosi i mafiosi che come Castiello hanno scientemente deciso di dimorare nella nostra provincia. Si ricordano esponenti di spicco del clan Sacco, Cennamo e Licciardi ad esempio, il pregiudicato Corrado Sperandeo, di 54 anni, ritenuto il capo dell'omonimo clan attivo nel beneventano, come anche il caso, probabilmente più noto, di Gaetano Marino, boss “scissionista” frequentatore abituale delle spiagge di Terracina, ucciso da alcuni killer di mafia il 23 agosto dello scorso anno. L'elenco può essere molto più lungo.
Gli stessi attentati incendiari che si susseguono e preoccupano per la loro disinvoltura. Si ricorda, ad esempio, il recente incendio doloso della gelateria di San Felice Circeo, il “Gelatone” e di varie automobili alle quali è stato appiccato il fuoco di notte, indicando una volontà criminale finalizzata all'intimidazione. In passato numerose autovetture e attività commerciali sono andate a fuoso per mano criminale a Sabaudia, come anche gravi sono stati gli attentati incendiari accaduti nel Parco nazionale del Circeo.
Si ricordano anche, come da dossier Ecomafia, vari sequestri a partire dall'operazione Belvedere con il sequestro a Sabaudia, oltre che in numerose altre città, di 14 appartamenti e 4 terreni, condotta dai finanzieri del Gico di Napoli, unitamente allo Scico di Roma e al Nucleo Polizia Tributaria di Caserta, per un totale di circa 800 milioni di euro. Il titolare di questo immenso patrimonio risulta l'imprenditore campano Angelo Simeoni, detto Bastone, per beni riconducibili ai gruppi camorristici Zagaria, Mallardo, Bidognetti, Nuvoletta e Polverino. Emblematico anche il caso di Cuono Lettiero, condannato a tre anni di reclusione per tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose ai danni di un’azienda di Sonnino che stava costruendo una superstrada. I fatti contestati risalgono a metà degli anni Novanta quando era venuta alla luce una storia di estorsioni firmate dal clan che aveva concentrato la propria attenzione anche nel territorio pontino, o ancora le confische, eseguite dalla DIA di Roma nel sud pontino, a carico dei beni riconducibili a Giuseppe D'Alterio, 56 anni detto O' Marocchino, ed ai figli Luigi, Melissa e Armando. La famiglia, molto vicina al clan dei Casalesi, disponeva di un patrimonio di due milioni di euro consistenti in 2 società di trasporto e relativi beni strumentali, immobili e mobili registrati, 4 fabbricati, 1 terreno, 26 veicoli, 17 rapporti finanziari. Il tutto tra Fondi, Formia, Sperlonga, Sezze e Latina. I quattro famigliari vennero già arrestati nel 2010 nell'ambito dell'operazione della Dia di Napoli denominata “Sud pontino” con cui vennero eseguite 68 ordinanza di custodia cautelare a carico di vertici e sodali di un sistema cammoristico-mafioso che controllava il sistema dei trasporti nel comparto dell'ortofrutta. La famiglia D'Alterio era titolare della ditta di trasporti "Lazialfrigo" controllata dalla ditta 'Paganese Trasporti & co', monopolista per i Casalesi del movimento su gomma da e per i mercati ortofrutticoli di Fondi, Aversa, Parete, Trentola Ducenta e Giugliano e da questi mercati verso il sud Italia ed in particolare verso i mercati siciliani di Palermo, Catania, Vittoria, Gela e Marsala. Capitolo a parte meriterebbe la vicenda nota del mancato scioglimento dell'amministrazione del Comune di Fondi e le operazioni condotte dalla Magistratura per debellare, addirittura, il traffico di armi con al vertice della relativa organizzazione i famigliari di esponenti di spicco del clan dei Casalesi e della Mafia di Corleone. Infine, il sequestro eseguito a carico degli eredi di Danilo Sbarra, imprenditore romano già condannato per usura e riciclaggio, di 2 terreni a Sabaudia ed un terreno a Latina, 7 unità immobiliari a Sabaudia, varie autovetture, quote societarie di 7 società operanti nel Lazio e conti correnti per un valore totale di stima pari a 26.118.725 euro. Tutto questo, nel dettaglio, è contenuto nel dossier Ecomafia 2013, i cui dati parlano chiaro.
Nel corso degli anni i settori di interesse delle mafie in provincia di Latina si sono allargati e per certi aspetti intensificati. Nel 2012 (dati dossier ecomafia 2013), la provincia pontina ha conseguito il nono posto nella classifica delle province italiane con il maggior numero di reati ambientali, con 744 infrazioni accertate, ossia il 2,2% del totale nazionale.
Nel Lazio, invece, nel 2012 sono state accertate 2.800 infrazioni, ossia l’8,2% del totale nazionale, pari a 7,7 illegalità al giorno, con un aumento di 463 infrazioni accertate rispetto al 2011. Aumentano anche le persone denunciate che passano a 2.045 (rispetto alle 1.982 dello scorso anno), mentre calano di poco le persone arrestate che sono 6 nel 2012 (rispetto ai 10 dello scorso anno).
Latina svolge un ruolo fondamentale nell’ambito della regione essendo la provincia con il litorale più esteso e con numerose zone sottoposte a tutela ambientale, a partire dal Parco nazionale del Circeo e dai parchi regionali che dovrebbero costituire un motore di sviluppo economico e sociale straordinario, da anni invece obiettivo di interessi anche mafiosi e di amministrazioni non sempre all'altezza.
Legambiente sabaudia
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