venerdì 21 giugno 2013
Abusivismo: burocrazia e carte bollate ruspe ferme per l'ecomostro del Circeo
Abbattimento bloccato da 8 mesi. Nell'ottobre 2012 erano stati distrutti 16 appartamenti. Poi lo stop
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/13_giugno_21/ecomostri-burocrazia-ferma-abbattimento-latina-2221782073241.shtml
Una protesta del 2011 davanti all'ecomostro del Circeo (Legambiente)
ROMA - L'abbattimento era iniziato a fine ottobre 2012. Le ruspe avevano fatto a tempo a buttar giù solo uno degli otto scheletri, circa 16 appartamenti. Poi tutto si era fermato. A quasi otto mesi dai festeggiamenti (prematuri) per la fine dell'illegalità nella zona Quarto Caldo del Parco nazionale del Circeo -ne aveva scritto anche Corriere.it-, l'ecomostro è ancora lì: sbrecciato, ferito, ma ancora in piedi. Tant'è che nel giugno 2013 la nuova classifica stilata da Legameniente sui reati ambientali e la cementificazione dei mari italiani lo vede ancora ben saldo in classifica, tra i primi cinque casi di abusivismo su spiagge e coste rocciose della penisola. Cosa ha fermato le ruspe proprio quando si credeva che la quarantennale battaglia degli ambientalisti fosse vinta? La burocrazia.
La richiesta degli ambientalisti di abbattere gli scheletri
OTTO SCHELETRI - I sette scheletri che ancora campeggiano sulla collina a Quarto Caldo nel parco nazionale del Circeo sono nella Top Five insieme al villaggio di Torre Mileto a Lesina (provincia di Foggia), alle 35 ville nell'area archeologica di capo Colonna a Crotone, all'albergo sulla scogliera di Alimuri a Vico Equense e agli scheletri di Pizzo Sella a Palermo. Lo rivela il rapporto «Mare monstrum» 2013, presentato venerdì 21 giugno a Roma, in occasione della partenza delle Golette verdi (una per i mari e una per i laghi) che portano a bordo team di esperti e biologi per il monitoraggio scientifico. Il perchè dello stop alle ruspe andrebbe ricercato il non meglio precisati «ostacoli burocratici», con un rimpallo di responsabilità tra Comune di San Felice Circeo, ministero dell'Ambiente e ente Parco del Circeo. Lo scorso aprile il municipio rassicurava: «Le demolizioni sono pronte a ripartire subito, non appena verrà pagato il primo stato d’avanzamento dei lavori alla ditta appaltatrice».
Ruspe in azione a Quarto Caldo nell'ottobre 2012
RIPRENDIAMO A LUGLIO - Il ritardo negli abbattimenti è cosa nota in Comune, come spiega il vicesindaco di San Felice Circeo Egidio Calisi: «Lo stop ai cantieri è essenzialmente una questione burocratica: la riorganizzazione dell'ente dovuta alle note vicende del dissesto finanziario - spiega Calisi - perciò l'amministrazione non ha comunicato lo stato di avanzamento lavori necessario ad accedere all'ulteriore tranche del finanziamento erogato dall'ente Parco». Ma questo passaggio verrà superato a breve: «La ditta esecutrice è stata incaricata per la ripresa dei lavori a luglio. Visto il periodo e la zona in cui insistono gli scheletri - aggiunge il vicesindaco - si procederà a piccoli interventi per evitare traffico di mezzi pesanti e situazioni che possano creare disagio a cittadini e turisti».
LAZIO MAGLIA NERA - Secondo Legambiente, non solo la provincia di Latina ma tutto il Lazio - che scala la classifica del mare illegale - sono maglia nera dell'abusivismo: 1.050 infrazioni accertate sulle coste laziali, 391 in più rispetto al 2012; 2,9 infrazioni per ogni chilometro di costa, il 7,8% del totale nazionale secondo Mare Monstrum. Rincara la dose la Procura Nazionale Antimafia, che già nella Relazione annuale 2012 indicava l'area di Latina come la provincia del Lazio più interessata da fenomeni criminali con ben 253 beni sequestrati e 123 confiscati, per un valore complessivo di 280 milioni di euro.
Una delle palazzine abusive del Circeo
IL SACCO DEL CIRCEO - La storia dell'ecomostro di Quarto Caldo risale ai primi Anni Settanta, al periodo del cosiddetto «Sacco del Circeo», poi proseguito fino ai giorni nostri: complicità e corruzione portano, nel 1973, ad un falso che genera una concessione edilizia da parte del Comune di san Felice Circeo. Nel 1974 arrivano le Comunicazioni giudiziarie a due sindaci e al legale rappresentante della Maiora III. Nel 1976, con l’ordinanza n. 73, il comune di San Felice annulla per lottizzazione abusiva le licenze edilizie. La prima ordinanza di abbattimento per lottizzazione abusiva risale sempre al 1976: oggetto del contendere gli scheletri abusivi di quelli che sarebbero diventati 21 appartamenti in via delle Batterie, sul promontorio fronte mare: un'area di tre ettari e 100 mila metri cubi. Nello stesso anno centinaia di cantieri edili venivano posti sotto sequestro nell'ambito dell'inchiesta sul cemento abusivo.
La zona di «Quarto caldo» dove si trovano gli scheletri di edifici abusivi
RICORSI AL TAR - Dieci anni dopo fallisce la società che voleva speculare sulle villette (la Maiora III). Subentra la Cti srl - e fa domanda di condono edilizio - che poi vende ad Acantos immobiliare e finanziaria srl. Quest'ultima nel 1994 dichiara di voler completare i lavori, ma il Comune la diffida, sino al 1999, anno in cui emette un'altra ordinanza di demolizione. Successivamente la società presenta ricorso al Tar, battaglia che termina nel 2010: il ricorso è dichiarato finalmente decaduto, ma intanto si sono persi 10 anni.
LE LOTTE ANTI-CONDONO - Ambientalisti e parte delle autorità locali si sono battuti a lungo contro eventuali condoni. Nel 2011 il Comune acquisì tutte le strutture abusive, mentre l'Ente parco mise a disposizione 250 mila euro per gli abbattimenti presi dal fondo ad hoc del ministero: quel che rimaneva del complesso edilizio erano scheletri di cemento armato per una decina di edifici da 16 unità abitative ciascuno, per complessivi 10 mila metri cubi. Nell'autunno 2012 il via alle ruspe, per poche ore: il tempo di buttar già solo uno dei mostri in cemento. Poi tutto si è fermato.
Michele Marangon e Luca Zanini
21 giugno 2013 | 17:09
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