IN NOME DELL’INDIPENDENZA
Tre richieste per Veronesi, Battaglia, Testa e i fautori del nucleare
L’esperienza di vita mi ha insegnato che i principi reggono solo se confermati dalla coerenza e dalla capacità di sperimentarli e metterli in discussione. Se durante questo percorso le nostre teorie si sciolgono come neve al sole, significa che qualcosa non va:
- o che le teorie non poggiano su motivazioni valide
- o che le teorie sono mortificate dal nostro blaterare al vento.
In un caso o nell’altro perdono la loro dignità e credibilità. Anche ciò che è positivo non riesce più a far valere questa sua qualità, umiliata dalla incoerenza.
Questo approccio vale per molte delle cose che ci circondano, e fra esse, la sfida tecnologica. Nello specifico, mi riferisco al nucleare civile e ai suoi impieghi.
Come è noto io sono un convinto antinuclearista. Ho trovato, lungo il mio cammino, pronuclearisti con cui è stato un piacere confrontarsi (pochi) ed altri con cui sembrava solamente di ingaggiare un confronto fra sordi.
Io penso che nel confronto/scontro sul nucleare l’onere della prova della necessità di questa tecnologia e della sua “coerenza”, spetti ai pronuclearisti.
Disquisire sui numeri diventa defatigante, per cui, se rimane l’intima convinzione della propria opzione, essa non ha paura di sottrarsi al confronto con azioni e sfide concrete, anzi le accetta per riconfermarsi con maggior vigore e referenzialità.
Non ho la competenza tecnica/scientifica dei vari Veronesi, Battaglia, Testa o di altri fautori del nucleare.
Ad essi mi rivolgo, quindi, come semplice cittadino e come volontario che si è recato diverse volte nei territori contaminati da fall out e che ha conosciuto diversi testimoni di questa realtà.
Sono convinto che, nella loro onestà intellettuale e nella loro autonomia di pensiero non condizionata da prebende e dal ruolo ufficiale che istituzionalmente devono difendere , questi signori convengano che la cosa più importante sia l’indipendenza della ricerca scientifica, l’indipendenza dai giochi politici e l’indipendenza che nasce dall’esperienza scientifica, quella che, da Galileo in poi, si è palesata come sintesi di osservazione organizzata e ragionamento rigoroso.
Proprio Galileo mi conforta e mi dà l’audacia, da umile cittadino, di rapportarmi a loro. Galileo affermava che il metodo esige immaginazione e creatività di ipotesi, ma anche il pubblico controllo di queste immaginazioni. In pratica, per questioni di metodo, la scienza è pubblica e consente di controllare pubblicamente le sue affermazioni: insomma, la scienza è di tutti. Da qui deriva quella autonomia della scienza che dovrebbe anche legittimare e sostanziare le tesi di questi signori, ai quali chiedo, pertanto, solo una logica e conseguente conferma.
Ecco, quindi, le tre richieste che ho da fare… e senza polemica: se percepita è perché nasce da un pregiudizio che non è mio.
Rifacendomi all’indipendenza (o meglio, ai tipi di indipendenza che ho descritto) pongo questi quesiti/proposte a Veronesi, Battaglia, Testa e a coloro che ne condividono le posizioni:
1) in nome dell’indipendenza della scienza vi chiedo di divulgare i risultati delle ricerche del prof. Bandazhevsky sull’incorporazione del Cesio 137 e di altri radionuclidi e di spendervi, come scienziati ed esperti, per offrire al prof. Bandazhevsky la possibilità (per ora negata dallo stato di esilio che deve ancora patire per avere divulgato in Bielorussia le sue ricerche) di lavorare in un laboratorio europeo, e con il rispetto dei protocolli previsti, per continuare le sue ricerche e affinare, con metodo rigoroso, i risultati delle sue intuizioni scientifiche e delle sue precedenti ricerche;
2) in nome dell’indipendenza dell’OMS, vi chiedo di sostenere, con onestà intellettuale, le iniziative per l’emendamento dell’accordo del 28 maggio 1959 (legge WHA 12-40) fra OMS e AIEA che secreta le conseguenze sanitarie degli incidenti nucleari e, più in generale, del fall out radioattivo. A titolo di buona volontà, vi chiedo di fare azione di pressione positiva affinchè siano resi pubblici gli atti della conferenza “Le conseguenze di Chernobyl e di altri incidenti radiologici sulla salute”, organizzata a Ginevra nel novembre 1995 dal dr. Hiroshi Kahajima, allora direttore dell’OMS, e a cui parteciparono 700 esperti e medici provenienti dalla Russia, Ucraina e Bielorussia. Tutte le risultanze sono state censurate dall’AIEA e non sono mai state pubblicate;
3) in nome dell’indipendenza e dell’autonomia della scienza, che ha nell’osservazione organizzata e nel ragionamento rigoroso da abbinare uno dei suoi fondamenti, vi chiedo di dedicare quattro mesi consecutivi alla ricerca e osservazione sul campo: un mese a Ivankov (Ucraina), un mese a Dubovy Log (Bielorussia), un mese a Starie Bobovichi (Federazione Russa) e un mese a Koriyama (Giappone). So che questa richiesta pone delle difficoltà gestionali e logistiche, ma io, che ho meno possibilità di voi, cercherò di dare il buon esempio chiedendo 4 mesi di aspettativa senza assegni dal lavoro per accompagnarvi in questo tour.
Se l’evidenza, esaudite queste richieste, confermerà la scorrettezza delle mie posizioni, avrò la coerenza e l’onestà di diventare uno dei vostri più convinti e strenui sostenitori.
Massimo Bonfatti
« Ultima modifica: 06 Lug 11, 11:27:06 da Administrator »
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giovedì 7 luglio 2011
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