lunedì 12 aprile 2010

la cornacchia si fa bella con le penne del pavone

“POSSO ESPRIMERE LA MIA OPINIONE?” di PIER LUIGI STARACE “L’invertitore”
I proverbi sono la sapienza dei popoli. L’operato del Khan ci pone un aut-aut: o che li ignori, perché forse mamma Rosa e papà Luigi non glieli avevano insegnati, o che, pur conoscendoli, abbia deciso di pensare ed agire puntualmente al contrario, perché lui è più intelligente.
Comincio da quello che forse va alla radice della sua personalità: “Chi troppo vuole nulla stringe”, seguita a ruota da “L’ingannatore inganna solo se stesso” (dal Corano).
Ancora :”Non è tutto oro quello che riluce”. “La cornacchia che si fa bella con le penne del pavone”.
Chiamare “social card” un pezzo di plastica che vale 1 euro e 20 al giorno. Accreditarsi mediaticamente l’indubbia efficienza operativa di Bertolaso, i prefabbricati della regione Trentino o il lavoro schiavile giorno e notte per l’inaugurazione delle casette alla sua sacra presenza.
“Tutto fumo e niente arrosto”: gli “impegni” del “patto con gli italiani”, il “miracolo” della ripulitura di Napoli, seguito dall’implementazione della discarica permanente effettiva dell’agro aversano-nolano-capuano.
“Il bue che dice cornuto all’asino”: le accuse di violenza verbale ai suoi nemici politici.
“Raglio d’asino non sale al cielo”. “Chi si loda s’imbroda”.
“Se nessuno mi vanta mi vanto io”: “Sono il miglior presidente del consiglio degli ultimi 150 anni”.
“Le bugie hanno le gambe corte”. “Ogni voto per FI è un voto contro la mafia” e l’esaltazione di Mangano, l’amicizia fraterna con Dell’Utri, gli attacchi ai magistrati antimafia.
“Lingua biforcuta”: oltre che per quanto sopra, per l’uso di dire e negare d’avere detto ciò che ha appena detto”. Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi”; “I pifferi di montagna andarono per suonare e furono suonati”:
il fallimento del lodo Alfano, la furbata con la D’Addario. “Una scusa non richiesta è un’accusa manifesta”:
la messa domenicale come “legittimo impedimento” a rispondere dei suoi crimini davanti al giudice.
“Chi la fa, l’aspetti”; “Chi è causa del suo mal pianga se stesso”: da meditare ad ogni colpo preso, incluso quello di Piazza del Duomo.
“Per difendersi dai cani non si chiamano in aiuto i lupi” (proverbio russo). La criminalità organizzata, la Lega, sono state utili contro i “comunisti”, ma sanno presentare il conto...
Quando? “Dio non paga il sabato”. “Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino”; “La farina del diavolo va tutta in crusca”.
Ricordiamoci di questi distillati di millenni di storia, affinché la sfrenata insolenza del “lombardo Sardanapalo”, che “libito fe’ licito in sue regge”, la lega d’acciaio nitrurato della sua brutta faccia tosta, non finisca per ammollirci, offuscarci e paralizzarci la mente, e portarci a credere che lui possa essere al di sopra anche di questa saggezza popolare, ed esser esonerato, grazie all’intercessione autorevole dell’amico Ratzinger, del piissimo Don Verzè e dell’anima santa di Don Gelmini, dal pagamento del suo debito con quella Giustizia senza PM e senza CSM.
Ricordiamolo per resistere a quell’imbarbarimento culturale cui allude sacrosantamente Pietro Antonelli nel suo ultimo editoriale, e da cui sgorga, insieme a quelli comprati, il voto al PdL ed alla Lega. Pensando che di milioni di voti si tratta, la prima immagine che mi si è presentata di questa enorme massa è stata quella nietzschiana di “gregge bonario” con cui egli definiva con sofferto sprezzo la cristianità europea degli ultimi anni del secolo. Un gregge bonario che il suo boia, nemico degli “approfondimenti”, sospinge bendato verso il baratro. Bonario non verso gli altri, come penso sottintendesse Nietzsche, ma verso la provocatorietà di chi ci ha detto un giorno: “Vi metterò al chiodo”. Il gregge di cui parlava Nietzsche, già ai suoi tempi e, peggio, nella prima guerra mondiale, si rivelò invece d’una ferocia inaudita. La stessa che vedo nei “propagandisti” in coppola che hanno fatto trionfare il PdL in Campania e Calabria, in quei “lumbard” tralignati che hanno premiato chi ha mandato a morire di sete fra le sabbie i respinti in Libia, chi, in tempo di pace, organizza i rastrellamenti di clandestini per paura. Ma la paura la lascio a loro. Per me, coi miei amici di testata, scelgo il coraggio della resistenza, giorno per giorno.
Il settimanale di Latina 10 aprile 2010

4 commenti:

Anonimo ha detto...

ma secondo te gli italiani sono in grado di comprendere questi editoriali? ho seri dubbi! non c'è speranza, l'ignoranza regna è imperante, l'unica cosa è accelerare i tempi per la guerra civile, chi ci rimette rimette ma un bel bagno di sangue tra morti feriti ed atroci dolori (come se la I° e II° guerra mondiale non fossero bastate) farebbe bene a tutti, specialmente a quegli ignorantoni che votano berlusconi.

giorgio libralato ha detto...

No ci sono persone che nonostante le prove (i filmati video) eclatanti continuano a votare, contro il loro interesse, Berlusconi.

Anonimo ha detto...

le similitudini sono parecchie.....porta la camicia nera, ha lo stesso grugno, si contorna di persone condannate per reati penali, amministrativi ecc... come benito che con le camice nere e squadristi venivano dalle patrie galere, si vanta d'essere un sciupa femmine, ha il mito dell'efficenza.... ricostuzione della città ..... in 12 mesi come per pontinia latina e sabaudia, stringe accordi politici economici con presunti capi di stato ma dittatori veri e propri, gheddafi, putin ed altri, investe molto sull'immagine e media per la propaganda, come cinecittà per il duce; la storia si ripete, corsi e ricorsi, ed il popolo non ricorda, non sa e non vuole sapere, si rinchiude in casa davanti a quella cloaca di tv che incenerisce i cervelli.

vecchio partigiano

giorgio libralato ha detto...

che ne dite di una nuova resistenza?