Il puntaspilli di ANDREA GIANSANTI
Colombe? No, volano gli stracci
Pasqua, tempo di pace e di riflessione interiore, anche per i non credenti, specie tra i politici all’indomani di una contesa elettorale aspra e dai toni impetuosi. Manco per sogno.
Proprio il giorno in cui si festeggia la risurrezione di Cristo, i giornali ospitano il ritorno di Giuseppe Mochi, ex presidente provinciale di An. Un ritorno veemente, con un bersaglio preciso. Un oppositore comunista? No, il suo successore alla guida del partito di Fini, ovvero quel Fabio Bianchi oggi vicecoordinatore del Pdl e assessore alla Cultura in via Costa. Mochi si rivolge a Bianchi chiedendogli “di compiere l’ultima cosa dignitosa che è rimasta da fare” ovvero dare le dinissioni da entrambe le cariche ricoperte “in quanto non più rappresentativo dell’area che avrebbe dovuto rappresentare e tutelare”. Con buona pace del fatto che uno dovrebbe essere chiamato a fare l’assessore in virtù esclusivamente delle proprie capacità amministrative. Tutto perché Bianchi aveva posto la sua candidatura alla Regione in contrapposizione a quelle di Stefano Galetto e Giovanni Di Giorgi, poi risultati eletti.
La risposta di Bianchi non tralascia di rammentare a Mochi di essere “il sindaco ricordato come quello del dissesto finanziario di Pontinia, il presidente di Alleanza Nazionale commissariato da Fini”. “Sappia Mochi e chi ispira i suoi articoli – prosegue Bianchi, con evidente riferimento al sindaco di Latina Vincenzo Zaccheo - che la stagione delle minacce è finita. Anziché prendersi una lunga pausa di riflessione, Mochi cerca i riflettori per allontanare da sé le considerazioni rispetto al suo passato e presente di amministratore e politico”. Parole curiose, visto che quel passato, e soprattutto quel presente, attengono anche alle decisioni dello stesso Bianchi, il quale peraltro si dice convinto che la classe politica del Pdl sia “molto più responsabile di Mochi e di chi lo usa”, altro neanche tanto sibillino rimando a Zaccheo.
Basta così? No, nel teatrino c’è spazio anche per la replica, affidata al dirigente provinciale del Pdl Francesco Zicchieri: “Ancora una volta Fabio Bianchi dimostra di aver smarrito definitivamente la strada della correttezza e dei valori”. Amen.
E chi spera nella saggezza delle donne, è smentito da Ilaria Bencivenni, altra ex An che definisce “uno schiaffo” i manifesti di ringraziamento firmati da Gina Cetrone, eletta alla Regione nel listino di Renata Polverini, in cui è stata inserita “non si sa da chi”. Chiunque sia stato, dev’essere un collega pidiellino della Bencivenni, che aggiunge: “Non credo sia giusto mandare alla Pisana persone che non hanno alcun tipo di esperienza e che non hanno mai dimostrato capacità nella gestione della cosa pubblica”. Alla faccia della solidarietà femminile e di partito.
Tacendo degli scontri in atto tra gli ex forzisti che non hanno assicurato a Fazzone i voti sperati, non si può invece non ricordare che se Atene piange, Sparta non ride.
A sinistra, infatti, non è bastata la sconfitta elettorale. Claudio Moscardelli, rieletto col Pd, ha attaccato Emma Bonino. Gli ha risposto a stretto giro di posta il candidato radicale Daniele Maughelli: “Il progetto è fallito perché la Bonino ha incontrato resistenze proprio all’interno di un Pd che ha la sconfitta per vocazione”. Concetto ribadito da Alessandro Aielli nel lasciare il Partito Democratico, “votato a perdere non tanto per incapacità, che già sarebbe grave, quanto per mancanza di volontà di una classe politica dirigente locale attenta solo ai particolarismi e priva di un orizzonte politico più ampio”. E Aielli, oltre che per Moscardelli, ne ha anche per il capogruppo consiliare Maurizio Mansutti che “con un’opera pervicace e meticolosa, non riunendo praticamente mai il gruppo, con una gestione a dir poco fallimentare, ha pezzo pezzo smontato e quasi distrutto una compagine consiliare”.
Insomma, a Pasqua anziché le colombe, in politica sono volati gli stracci.
Il settimanale di Latina 10 aprile 2010 www.ilsettimanaledilatina.it
domenica 11 aprile 2010
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