mercoledì 6 gennaio 2010

Menzogne e disinformazione sulla salute e sull’ambiente

Lunedì mattina, durante un intervista, un direttore di una note testata della provincia di Latina mi chiedeva il motivo della disinformazione sui danni e sugli incidenti nucleari che accadono con grande frequenza nella vicina Francia (oltre 80 nel 2007), come in Spagna o altrove.
Certo non si tratta di danni della stessa gravità di Chernobyl (altrimenti non saprei immaginare le “condizioni” attuali di vita), ma pur sempre di immissione di sostanze radioattive con gli effetti noti già nella nostra provincia (malattie di tiroide, leucemie, alcuni tipo di cancro specifici).
Certo qualche politico “illuminato” (i giovani di oggi usano il termine forse più appropriato di “fulminato” per restare nel settore) locale dice, se ci riempiono di soldi ben venga pure un’altra nucleare.
Opinione rispettabile certo, ma che può valere sul come “vendere” la salute sua e della sua famiglia, non quella di centinaia di migliaia di altre famiglie.
Per rimanere nell’ambito delle notizie che da noi trapelano a mala pena in qualche giornale c’è l’incidente della centrale nucleare spagnola di Vandellos, guarda caso del gruppo Enel. Oppure dell’alto livello di radioattività nel villaggio di Akokan nel Niger grazie alla compagnia nucleare francese Areva da dove dovrebbe arrivare la “rinascita nucleare” italiana. Certo un ottimo biglietto da visita ed una garanzia per le famiglie della nostra provincia, inserita tra le probabili ad ospitare l’impianto nucleare.
Ma queste notizie che non arrivano (molto meglio quelle sulle code per i saldi con persone disposte a spendere “non tanto fino a 700 €”, oppure sulle mete esotiche o sulle nevi, o le scemenze su alcuni piatti, qualsiasi cosa va bene per non parlare delle persone e famiglie senza lavoro, dei problemi veri) spesso sono accompagnate da notizie false.
Come quella sull’approvazione della centrale a biomasse, oppure sui posti di lavoro inventati, sui benefici che non esistono, tutte notizie che hanno uno scopo ben diverso dal bene comune.
Ne cito un’altra, quella sulla falsificazione degli effetti degli inceneritori che altri amministratori o politici “illuminati” vorrebbero installare in provincia di Latina, della dottoressa Gentilini: “Ci rifacciamo a un documento: il Quaderno N. 45 di ingegneria ambientale. Il documento a firma di Umberto Veronesi, Michele Giugliano, Mario Grasso e Vito Foà, è stato ripreso dalla Regione Sicilia e da altre Regioni, quali la Regione Toscana e altre Province in Italia. L’impatto sanitario è sviluppato a pag. 54/55 a firma di Vito Foà, nel documento sono presi in esame 4 studi, tutti riportati in maniera non corretta. In particolare per lo studio condotto in Inghilterra, di Elliot, in prossimità di 72 inceneritori, è riferito che non è stata trovata alcuna diversità di incidenza e mortalità per cancro nei 7,5 chilometri di raggio circostanti gli impianti di incenerimento e in pratica non si è riscontrata nessuna diminuzione nel rischio mano a mano che ci si allontanava dalla sorgente emissiva.
Quello scritto nel lavoro originale di Elliot è esattamente il contrario, perché viene riportata, per l’esattezza, una diminuzione statisticamente significativa, mano a mano ci si allontanava dall’impianto di incenerimento per tutti i cancri: il tumore allo stomaco, al colon retto, al fegato e al polmone, quindi mano a mano che ci si allontanava dagli impianti il rischio diminuiva.
Nella versione italiana è stata aggiunta una negazione in modo da capovolgere il significato del lavoro.
Un altro esempio è lo studio condotto in prossimità dei due impianti di incenerimento di Coriano a Forlì e anche in questo caso è riportata solo la frase iniziale delle conclusioni, in cui si dice che lo studio non ha messo in evidenza eccessi di mortalità generale e di incidenza per tutti i tumori, è un’interpretazione molto parziale.”
Giorgio Libralato

3 Dicembre 2009 - Vandellos, Spagna.L'impianto nucleare da 1.000 megawatt Vandellos II, controllato con il 72% da Endesa (ELE.MC: Quotazione), gruppo Enel (ENEI.MI: Quotazione), viene fermato per riparazioni ai distributori. Si tratta del terzo impianto nucleare in Spagna, su otto totali, che si ferma per riparazioni. Anche Asco I è infatti fermo per riparazioni, mentre il reattore di Almaraz I si sta rigenerando. http://www.progettohumus.it/public/forum/index.php?topic=430.0

5 gennaio 2010 Roma, Italia — A novembre una nostra spedizione aveva rilevato alti livelli di radioattività nel villaggio di Akokan nel Niger. Oggi la compagnia nucleare francese AREVA - che dovrebbe avviare la "rinascita nucleare" in Italia - ammette le sue colpe. Il villaggio, infatti, sorge presso due miniere di Uranio gestite da affiliate di AREVA.
Già dal 2003 erano emersi indizi di contaminazione ad Akokan e nel 2007 si sono riscontrati livelli di radioattività fino a cento volte oltre il livello di fondo. Nel 2008 AREVA aveva affermato di aver bonificato la zona, sotto il controllo delle autorità locali.
Lo scorso novembre 2009 la nostra spedizione - con la collaborazione del laboratorio francese CRIIRAD e della rete di associazioni locali ROTAB - ha visitato sia le miniere sia i villaggi vicini. Risultato: livelli di contaminazione fino a cinquecento volte oltre il livello di fondo, anche negli stessi punti che AREVA sosteneva di aver bonificato.
Non possiamo fidarci di AREVA, né nel Niger né in Italia: quali garanzie possono dare con questo approccio fantasioso alla sicurezza nucleare?
La contaminazione per le strade di Akokan, e presumibilmente in altre zone del circondario, è causata dalla folle idea di AREVA di "riciclare" gli scarti delle miniere di uranio per la costruzione delle strade: un modo comodo e poco costoso per smaltire scorie radioattive. Ai livelli di radioattività da noi rilevati basta stare fermi un'ora al giorno in queste strade per assorbire il massimo della dose annua ammessa dalla Commissione Internazionale per la Radioprotezione (International Commission on Radiological Protection, ICRP).
Adesso AREVA ha ricominciato a pulire i siti che abbiamo segnalato ma ovviamente l'affidabilità dei padroni del nucleare francese è ai minimi storici: quelle strade erano state già bonificate due anni fa, e con tanto di conferma del Niger Department of Mines (Ministero delle Miniere del Niger).
Solo una valutazione estesa, trasparente e indipendente dello stato dell'ambiente della zona colpita potrà mettere al sicuro le popolazioni del Niger dalla radioattività. E solo la chiusura del capitolo 'nucleare' potrà metterci tutti al sicuro dalla follia di chi continua a fare soldi sulla nostra pelle. http://www.greenpeace.org/italy/news/areva-niger
"Sono Patrizia Gentilini, un medico, un oncologo, appartengo all’Associazione dei Medici per l’Ambiente e sono qui per spiegare il nostro comunicato stampa del 25 novembre scorso, in occasione del nostro ventennale. Vogliamo portare alla conoscenza di tutti e denunciare il fatto che sono stati modificati i risultati di studi scientifici in documenti in uso ad associazioni pubbliche, per attestare la presunta innocuità degli impianti di incenerimento dei rifiuti.
Ci rifacciamo a un documento: il Quaderno N. 45 di ingegneria ambientale. Il documento a firma di Umberto Veronesi, Michele Giugliano, Mario Grasso e Vito Foà, è stato ripreso dalla Regione Sicilia e da altre Regioni, quali la Regione Toscana e altre Province in Italia. L’impatto sanitario è sviluppato a pag. 54/55 a firma di Vito Foà, nel documento sono presi in esame 4 studi, tutti riportati in maniera non corretta. In particolare per lo studio condotto in Inghilterra, di Elliot, in prossimità di 72 inceneritori, è riferito che non è stata trovata alcuna diversità di incidenza e mortalità per cancro nei 7,5 chilometri di raggio circostanti gli impianti di incenerimento e in pratica non si è riscontrata nessuna diminuzione nel rischio mano a mano che ci si allontanava dalla sorgente emissiva.
Quello scritto nel lavoro originale di Elliot è esattamente il contrario, perché viene riportata, per l’esattezza, una diminuzione statisticamente significativa, mano a mano ci si allontanava dall’impianto di incenerimento per tutti i cancri: il tumore allo stomaco, al colon retto, al fegato e al polmone, quindi mano a mano che ci si allontanava dagli impianti il rischio diminuiva.
Nella versione italiana è stata aggiunta una negazione in modo da capovolgere il significato del lavoro.
Un altro esempio è lo studio condotto in prossimità dei due impianti di incenerimento di Coriano a Forlì e anche in questo caso è riportata solo la frase iniziale delle conclusioni, in cui si dice che lo studio non ha messo in evidenza eccessi di mortalità generale e di incidenza per tutti i tumori, è un’interpretazione molto parziale. Vi spiego come stanno le cose: lo studio di Coriano è stato condotto valutando l’esposizione a metalli pesanti, secondo una mappa di ricaduta di questi inquinanti, questa è la mappa che riguarda lo studio di Coriano (vedi video) fatta per valutare le ricadute sulla popolazione in base alle emissioni dei due impianti di incenerimento. I due inceneritori sono questi due continui al centro (vedi video) : 1) per i rifiuti urbani; 2) per rifiuti ospedalieri; è stata considerata l’emissione di metalli pesanti in aria e la loro ricaduta nel territorio. L’area più scura è dove è massima la ricaduta, poi via, via i livelli sfumano, fino a un colore giallo più chiaro preso come livello di riferimento.
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