Che brutto clima!
Gli sconvolgimenti climatici sono sempre più evidenti e ci coinvolgono con maggiore forza e cadenza. Non si tratta solo di ghiacciai o di isole tropicali che potremmo continuare a far finta di non conoscere e a mettere la testa sotto la sabbia come hanno fatto, in grande maggioranza, politici nazionali e amministratori locali, sensibili alle aziende scordandosi del bene comune. La salute pubblica, l’ambiente, la qualità della vita interessano poco ai “nostri” (miei non per mia scelta né voto) “rappresentanti” (mi verrebbe in mente un altro termine…). Dalle nostre parti poi è tutto un campionario di progetti incompatibili con il territorio, progetti “fanta” (siosi e speriamo che continuino a rimanere irrealizzabili), “onirici” (secondo qualche “amministratore illuminato”). Dai porti che, come sapevano anche i romani 2000 anni fa senza scomodare “professori”, “luminari” (visto che siamo in tema natalizio) e “scienziati” provocano erosione in sottoflutto e che contrastano clamorosamente con i progetti di rinascimento futuri, presenti e passati. La memoria, la logica, la coerenza non sono doti richieste. Si passa ad autostrade con “finanziamenti disponibili dal giugno 2005” (i cantieri ancora non aprono), oppure a strade ultimate in 35 anni di lavori, altre al settimo progetto (ancora non definitivo) dopo un decennio di inizio lavori con proteste della parte politica locale che li ha finanziati, con blocchi e disagi stradali di cui nessuno con precisione la data di fine lavori. Per continuare con centrali elettriche inutili e dannose, in contrasto al piano energetico regionale vigente dal 2001, provinciale (del 2008), scelte e programmazioni locali (comune, provincia e regione), contrarie al protocollo di Kyoto che aumentano emissioni e non portano beneficio alcuno. Ma se a livello locale è stato un anno da dimenticare per molte situazioni a livello mondiale, grazie anche all’intervento dell’Italia che ha tentato fino all’ultimo di impedire qualsiasi accordo, è stata persa l’ennesima occasione. Le feste, i “telegiornali” farsa hanno cercato di far dimenticare questi orrori. Ma il clima non concede tregua. Mentre in Italia siamo all’ennesimo tentativo di distruggere ricerca e ambiente con i lavoratori dell’Ispra (anche qui tranne qualche raro caso, silenzio assoluto). Il prossimo obiettivo è il 31 gennaio, dove secondo quanto accaduto a Copenaghen i paesi industrializzati, per contenere il limite di 2 gradi di aumento della temperatura media, devono mettere nero su bianco i propri impegni di taglio delle emissioni e quelli in via di sviluppo le azioni nazionali - registro dei progetti finanziati nei paesi in via di sviluppo per controlli biennali - 30 miliardi di dollari l'anno nel triennio 2010-2012 dai paesi ricchi verso quelli in via di sviluppo e 100 miliardi di dollari l'anno dal 2012 al 2020 - revisione nel 2015 con la possibilita' di un obiettivo di limitazione del riscaldamento a 1,5 gradi. Poi i prossimi appuntamenti: dal 31 maggio all'11 giugno a Bonn si svolgera' un incontro dei ministri che dovra' preparare la prossima conferenza internazionale in Messico, dal 29 novembre al 10 dicembre 2010.
Giorgio Libralato
2009: ANNO DEL CLIMA;POSIZIONI PAESI E OBIETTIVI 2010 / ANSA
(ANSA) - ROMA, 27 DIC - Ecco le basi su cui si chiude il 2009 per il clima: 1) IMPEGNO TAGLI CO2: - Ue: riduzione vincolante delle emissioni di gas ad effetto serra del 20% entro il 2020 rispetto al 1990. E' disponibile a salire al 30% solo in presenza di impegni comparabili degli altri partner - Usa: hanno promesso una riduzione del 17% entro il 2020 rispetto al 2005 - Cina: si e' impegnata ad una riduzione del 40% di intensita' carbonica entro il 2020 - India: ha annunciato la volonta' di tagliare del 20-25% entro il 2020 l'intensita' delle emissioni di carbonio, rispetto al 2005; - Brasile: riduzione di Co2 tra il 36,1 e il 38,9% entro il 2020; - Russia: Mosca lavorera' per tagliare le emissioni di anidride carbonica del 25% 2) ACCORDO DI COPENAGHEN: - limite 2 gradi aumento temperatura media - 31 gennaio, i paesi industrializzati devono mettere nero su bianco i propri impegni di taglio delle emissioni e quelli in via di sviluppo le azioni nazionali - registro dei progetti finanziati nei paesi in via di sviluppo per controlli biennali - 30 miliardi di dollari l'anno nel triennio 2010-2012 dai paesi ricchi verso quelli in via di sviluppo e 100 miliardi di dollari l'anno dal 2012 al 2020 - revisione nel 2015 con la possibilita' di un obiettivo di limitazione del riscaldamento a 1,5 gradi 3) non si abbandona il Protocollo di Kyoto 4) appuntamenti 2010: 31 maggio-11 giugno a Bonn; 29 novembre-10 dicembre Citta' del Messico. (ANSA). GU
27/12/2009 15:46
© Copyright ANSA Tutti i diritti riservati
2009: ANNO DEL CLIMA, UNA SCOMMESSA VINTA A META' / ANSA
(di Elisabetta Guidobaldi) (ANSA) - ROMA, 27 DIC - Il 2009 doveva essere ricordato come l'anno della vittoria globale sull'effetto serra e invece i 12 mesi che stanno per chiudersi rimarranno impressi negli annali come una scommessa vinta a meta' e, per i piu' pessimisti, come la vittoria del fallimento. Chiuso il capitolo Copenaghen, con il 15/o vertice Onu sul clima, ora si guarda al 2010. La presenza del presidente americano, Barack Obama, e di altri 120 premier e capi di stato ha dato lustro al vertice. Da Obama il mondo si attendeva una sorta di 'miracolo' ma cosi' non e' stato. La sola presenza, pero', e' stata gia' un fatto da non dimenticare. Il tutto ora e' rimandato di un anno con tre tappe intermedie: il 31 gennaio, quando ci si aspetta che i paesi industrializzati dichiarino i loro singoli impegni di riduzione delle emissioni; a sei mesi (dal 31 maggio all'11 giugno), quando a Bonn ci sara' un maxi-vertice per preparare il terreno alla terza e ultima tappa del prossimo anno; a Citta' del Messico, dal 29 novembre al 10 dicembre, per la 16/a Conferenza mondiale Onu. Intanto il tempo stringe. Il Protocollo di Kyoto, operativo dal 1/o gennaio 2008 scade il 31 dicembre del 2012. Un nuovo trattato e' urgente, ma che sia mondiale. Il rischio e' che se non si decide in fretta il mondo potrebbe conoscere due anni di 'far west' del clima in attesa della ratifica dell'eventuale accordo post-Kyoto. A Copenaghen, la 15/a Conferenza Onu sul clima si e' chiusa con un accordo politico siglato da Usa e paesi Basic, ovvero, Cina, India, Brasile e Sudafrica. L'Europa ha detto si' con rammarico e sofferenza. Manca tutto il mondo delle vere vittime dei cambiamenti climatici: le piccole isole del Pacifico, come Tuvalu, protagonista assoluto del vertice danese (''il nostro futuro non e' in vendita'', ha detto davanti ai rappresentanti di 193 paesi il presidente del mini-Arcipelago, Apisai Ielemia) o gli Stati africani (l'ambasciatore del Sudan ha denunciato ''l'olocausto'' causato dal riscaldamento globale). Dura la reazione al testo di Copenaghen anche di parte dell'America Latina, con Venezuela, Cuba, Costarica e Nicaragua. E il mondo si spacca di nuovo in due: da una parte i paesi ricchi e dall'altra quelli poveri. In mezzo la linea climatica non tanto quella delle conseguenze quanto quella degli impegni di riduzione delle emissioni. Le economie emergenti, Cina in testa, con diritto di scelta se stare da una parte o dall'altra. Fallito completamente, a Copenaghen, il tentativo di mettere nero su bianco il taglio globale delle emissioni per tutti i paesi, tranne quelli non emettitori, del 50% al 2050 e dell'80% al 2050 per i paesi industrializzati. Obiettivo centrato invece per lo stop a 2 gradi, con la possibilita' nel 2015 di scendere ancora a 1,5 gradi, del riscaldamento, si' al piano per i finanziamenti a vantaggio dei paesi in via di sviluppo (30 miliardi di dollari nel triennio 2010-2012 e 100 miliardi di dollari l'anno fino al 2020), si' ai controlli biennali (con un meccanismo di registrazione) sui progetti finanziati. Il tutto pero' non e' vincolante ne' legalmente ne' politicamente. C'e' ancora una griglia vuota da riempire che e' quella degli impegni di riduzione sulle emissioni (entro il 31 gennaio 2010). Ma c'e' da superare la formula adottata a Copenaghen (mai prima in 15 anni di vertice Onu sul clima): la Conferenza ha 'preso nota' dell'Accordo di Copenaghen. Dodici punti che rappresentano una dichiarazione politica di cui si prende nota per non buttare all'aria 24 mesi di lavoro. Per due anni il mondo si era infatti preparato a questa sfida. Il 15 dicembre del 2007 a Bali, in Indonesia, la 13/a Conferenza Onu sul clima aveva messo il sigillo, con l'avallo fondamentale degli Stati Uniti, sulla ormai conosciuta road-map di Bali che aveva stabilito l'appuntamento di Copenaghen come quello ultimo per dare il via libera all'accordo mondiale per il dopo Kyoto. Ora l'orologio e' stato spostato necessariamente in avanti. Sulla scena ancora gli Usa con la loro legge su clima ed energia ferma al Senato, e la Cina che continua a crescere e che ha superato gli Stati Uniti in emissioni. Su tutti la scienza. Da una parte il 2009 lascia dubbi sui risultati dopo il 'climagate' e le lettere rubate agli esperti inglesi in cui si parla di maneggiamenti dei dati a favore del riscaldamento, dall'altra l'allarme di un'accelerazione dei cambiamenti climatici. (ANSA). GU
27/12/2009 15:45
© Copyright ANSA Tutti i diritti riservati
COPENAGHEN: GERMANIA ACCUSA CINA E USA, TOCCATO IL FONDO
(ANSA) - BERLINO, 26 DIC - Dopo la deludente conferenza mondiale sul clima a Copenaghen la Germania accusa la Cina e gli Usa. ''La Cina non vuole guidare e gli Usa non sanno guidare'', ha detto il ministro dell'Ambiente Norbert Roettgen (Cdu) in una anticipazione dello Spiegel. ''I colloqui - cosi' il ministro - hanno toccato il fondo, quando la Cina si e' opposta addirittura ad una riduzione unilaterale da parte degli stati industrializzati dell'80% delle emissioni di Co2 entro il 2050. Ai cinesi non interessava la salvaguardia dell'ambiente, ma il suo impedimento''. Secondo Roettgen, ''l'elite politica degli Usa non e' in grado di trovare una maggioranza per la tutela del clima''. Dure critiche arrivano anche dal ministro allo Sviluppo, Dirk Niebel (Fdp), che accusa ''la Cina e gli altri paesi emergenti di essersi comportati come paesi in via di sviluppo''. ''La Germania - ha aggiunto in una intervista all'Hamburger Abendblatt di domani - vuole restare apripista'', ma non accettera' mai ''una semplice prosecuzione del protocollo di Kyoto''. Dal 31 maggio all'11 giugno a Bonn si svolgera' un incontro dei ministri che dovra' preparare la prossima conferenza internazionale in Messico, dal 29 novembre al 10 dicembre 2010. (ANSA). WA
26/12/2009 15:02
© Copyright ANSA Tutti i diritti riservati
domenica 3 gennaio 2010
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento