ricevo e pubblico il comunicato comitato ospedale Colleferro "Costruire e smantellare"
"A difesa dell'ospedale di Colleferro-Coordinamento territoriale"
Colleferro, 24.1.2024
“Costruire e smantellare, al cittadino l’onere di pagare”
Chi è tenacemente attaccato al territorio e ha qui le sue radici vorrebbe che la valle del Sacco potesse avere un futuro e potesse dare una prospettiva anche ai più giovani.
Negli ultimi anni il territorio di Colleferro è stato sottratto alla città e concepito come spazio per la logistica, per i capannoni commerciali e per la discarica. Ora si vogliono alzare i muri di un nuovo ospedale e di una nuova scuola, a dispetto delle delibere della Giunta Sanna sulla rigenerazione urbana. La politica locale non è riuscita a recuperare il valore del governo del territorio attraverso la salvaguardia dell’architettura esistente e la limitazione del consumo di suolo e di cemento, aspetti su cui, nella piatta discussione in Consiglio comunale sul bilancio di previsione 2024-2026, Sanna è stato generico, nonostante questo sia potenzialmente l’impegno strategico più importante dei prossimi anni.
Verso sud il nuovo ospedale della valle del Sacco
Per il momento si sa che il Sindaco progetta di costruire il nuovo ospedale della valle del Sacco “nella zona più a sud”, “vicino al confine con la Ciociaria” e che il terreno (del Comune o privato?) sarà da subito inserito nel quadro della nuova programmazione urbanistica della città.
Decisione azzardata che mette da parte il fatto che Colleferro ha già l’ospedale di zona e che la Regione, che dovrebbe finanziarlo, non ha ancora dato parere favorevole, non si sa “se ci sta”, e lo stanziamento nei giorni scorsi di 6 milioni e 374mila € per l’ospedale di Colleferro lascia molti dubbi.
La risposta alle criticità della sanità regionale non è la costruzione di altri reparti, dove, a regime invariato, finirebbero per ripresentarsi le stesse problematiche con costi economici ed ambientali di edificazione enormi ed in controtendenza rispetto alle politiche di contenimento e preservazione dell’esistente, che in Italia e in Europa sono una costante.
Il progetto del nuovo ospedale, ancora sconosciuto ai più, da piazzare nell’ultimo lembo di paesaggio agricolo, sembra il sogno utopico delle storiche ex avanguardie del mondo dell’architettura.
Informare per conoscere
Il Sindaco non sente il dovere di far conoscere ai cittadini lo studio di fattibilità, informandoli sul costo di investimento e sugli anni necessari per realizzarlo, sul personale sanitario ed amministrativo richiesto per garantire il suo funzionamento, sull’entità della spesa per acquistare nuove attrezzature. Il progetto è pubblico, privato o misto? I posti letto sono in aggiunta o in sostituzione degli attuali 180 del L. P. Delfino?
A sentire il Sindaco il progetto non è giustificato da una valutazione negativa dei risultati del Polo ospedaliero (ci sarà una relazione?), istituito nel 2019, nè da una analisi del fabbisogno sanitario regionale dei prossimi anni o da un rapporto ricognitivo sui bisogni clinici e di cura della popolazione. Secondo Sanna siamo “uguali agli altri territori” e non possiamo avere meno dei distretti sanitari che hanno o stanno realizzando una nuova struttura ospedaliera, come i Castelli romani e la zona tiburtina.
Una rivendicazione puramente recriminatoria che tralascia di riaffermare con forza il fatto che non siamo per niente “uguali” in quanto solo la valle del Sacco è classificata sito di interesse nazionale da bonificare (SIN), con un inquinamento ambientale che ha compromesso in modo drammatico lo stato di salute dei residenti.
Dimenticando inoltre che Colleferro ed Anagni vedono la presenza di aziende industriali a rischio potenziale di incidente rilevante, con stabilimenti che, per tipo di attività, sostanze detenute e condizioni di contesto, sono, in base alla legge, assoggettati alla direttiva Seveso.
Per questi motivi la comunità ha diritto oggi ad avere potenziati i servizi sanitari, un ospedale efficiente, con un organico e posti letti adeguati, riqualificando il L. P. Delfino in DEA di I livello.
L’ospedale generale di zona L. P. Delfino c’è
Il L. P. Delfino c’è e non è fatiscente. Il suo depotenziamento con la chiusura di reparti e servizi è dovuta a scelte politiche e non allo stato della struttura. Non vorremmo che tutto il progetto fosse solo un modo per rilanciare l’immagine di Colleferro, presentandola, dopo la città della cultura e dello spazio, dopo il polo logistico ed il polo ospedaliero (fallimentare?), come il polo attrattivo della cittadella sanitaria.
Abbandonare l’ospedale è un sacrificio necessario per allargare l’orizzonte verso l’Europa, secondo l’Amministrazione comunale che, esperta e campione nella stipula di Protocolli d’intesa con la Regione Lazio, dovrebbe invece prodigarsi per mantenere e potenziare il L. P. Delfino nella visione futura della città. Se sa pensare in grande deve ottenere per la gestione ordinaria e quotidiana l’assegnazione di personale e farsi portatrice di un progetto di innovazione, che accolga un policlinico universitario, percorso che già stanno facendo molte città italiane.
Il progetto diventa innovativo, qualitativo e proiettato verso il futuro se riesce ad avere un respiro di area vasta, che coinvolga e non sia in competizione con gli altri Comuni, per portare qui la facoltà di medicina e chirurgia, non accontentandosi del corso di laurea triennale in infermieristica.
Per confrontarsi con le città europee l’Amministrazione comunale deve puntare sull’istruzione universitaria, sui giovani, su una nuova classe medica, sulla capacità di attrarre professionalità.
Scommettiamo che pensano di propinarci un sistema a rete, un “ponte” tra l’Ospedale ed il territorio, con spazi commerciali, sale di consultazione, aree di attesa a vista, con luce naturale, area giochi per bambini all’aperto, zone di incontro dei pazienti con i loro animali, giardino dei libri, da collegare con il parco fluviale del Sacco, dove attrarre gli ultimi uccelli della Selva di Paliano, utilizzando una mini pista ciclabile?
Sarà più o meno questo il progetto che hanno in mente e che non compete alla politica locale finanziare, né trovare i fondi per (riqualificare) i compensi economici del personale sanitario, risorse pubbliche che, se reperibili, andrebbero investite per migliorare il servizio sanitario, l’ospedale esistente e chi ci lavora più che spenderlo per alzare muri.
Le trasformazioni urbanistiche, gli investimenti nell’edilizia e nei macchinari non bastano o nella peggiore delle ipotesi il loro finanziamento è sperpero di denaro pubblico, distolto da altre voci di bilancio.
Non è un’opera richiesta dai cittadini, che l’ospedale ce l’hanno già, nè è di interesse per il territorio e del suo indotto al quale, come accaduto in altre situazioni simili, arriverebbe la fetta più piccola della torta.
E’ interesse della comunità che il Consiglio comunale spinga per far rientrare il L. P. Delfino nel patrimonio pubblico della città per il suo rilevante valore socioculturale, che lo rende assoggettabile, anche sotto il profilo architettonico, al regime di tutela per la sua preservazione.
Riqualificare il Polo ospedaliero Colleferro Palestrina DEA di I livello
Il L. P. Delfino ha diritto ad essere riconosciuto sede di Dipartimento di emergenza urgenza e accettazione (DEA) di I livello, che significa dotazione di personale appropriata ed apertura dei più importanti reparti specializzati.
La decisione della Asl Rm5 di attribuire temporaneamente all’ospedale di L. P. Delfino, dopo il drammatico incendio scoppiato al S. Giovanni Evangelista di Tivoli, tale funzione richiede da parte dei Sindaci del distretto, in particolare da quello di Colleferro, il massimo impegno affinchè l’assegnazione diventi definitiva, come prevede la legge.
La nostra Asl Roma5 infatti supera i 500 mila abitanti e per legge ogni bacino con 250 mila abitanti deve avere il Dea di I livello, obiettivo su cui tutte le forze politiche si dicono favorevoli ed è urgente l’individuazione di un’area dedicata alla costruzione di un’elisuperficie, di cui si parla da tempo.
Il polo ospedaliero, se potenziato, possiede i requisiti strutturali, impiantistici, tecnologici ed organizzativi corrispondenti al livello di cure erogato e al volume di attività assistenziale.
Gabriella Collacchi, Portavoce e Ina Camilli, Coordinatore del Comitato libero “A difesa dell’ospedale di Colleferro” - Coordinamento territoriale
FB Comitato libero “A difesa dell'ospedale di Colleferro” - Coordinamento territorialeCell. 349055850 - 3357663418
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