LA SENTENZA
SUGLI ABUSI EDILIZI
Assolti penalmente
ma non moralmente:
assicurati vantaggi
a familiari e amici,
privilegi col potere
a loro affidato » GIAMPIERO CALAPÀ
E MELISSA DI SANO
“La collega non si tira
mai indietro, lavora
come una matta, non
si risparmia mai e così
ha fatto anche mercoledì 18”. La
tragedia di Rigopiano è sempre
più un intreccio di drammi che si
sovrappongono fra loro e vengono
giù proprio come una valanga
capace di rovinare e spezzare vite
umane. Non si dà pace chi lavora
al fianco della dirigente della Prefettura
di Pescara – trent’anni di
carriera alle spalle, riconosciuta
da tutti qui come “una gran lavoratrice,
estremamente qualificata”–
che ha risposto il pomeriggio
di mercoledì 18 alla telefonata di
Quintino Marcella, il datore di lavoro
di Giampiero Parete, a cui il
cuoco aveva appena lanciato l’al -
larme dopo aver visto la valanga
abbattersi sul Rigopiano.
UNA BUFALA per la funzionaria,
già ascoltata anche dagli investigatori,
che risponde: “Questa storia
gira da stamattina, a noi risulta
solo una stalla crollata”, e ancora:
“Il 118 mi conferma che hanno
parlato col direttore due ore fa, mi
confermano che non è crollato
niente, stanno tutti bene”. Arrivando
a teorizzare che qualcuno
abbia fatto uno stupido scherzo
sottraendo il telefono di Parete:
“La mamma degli imbecilli è sempre
incinta. Il telefonino... si vede
che glielo hanno preso...”.
Sono per questa professionista
i giorni del dolore, della disperazione
per non aver capito quanto
stava avvenendo al Rigopiano in
quelle ore concitate e piene di emergenze
a cui far fronte. Non è a
lavoro ieri, i colleghi preferiscono
non parlare, ma qualcuno fa notare
che “sulle scrivanie non ci sono
giornali, non ci sono distrazioni,
si lavora 24 ore su 24 e nessuno
si tira mai indietro, eppure quello
che è accaduto ci mortifica, anche
se non è la parola giusta: dispiace
a tutti e lei è la prima a starci male”.
L’emergenza, la confusione, le telefonate
che si susseguono, l’erro -
re di valutazione e adesso questo
pensiero così difficile da sopportare.
Meglio rifugiarsi in famiglia,
meglio mettere una distanza di
tempo e di spazio con un lavoro
trentennale divenuto improvvisamente
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento