Un saldatore, primo “liquidatore” a vincere il risarcimento governativo dopo aver contratto la leucemia in seguito all’esposizione alle radiazioni nella centrale nucleare di Fukushima, spera che la sua vittoria possa aprire la strada per altri casi simili.
“Ho avuto la ventura di essere il primo e spero che il mio caso sia di stimolo agli altri lavoratori degli impianti nucleari colpiti dal cancro perricevererisarcimenti
Se ci sono altre persone che hanno lavorato presso l’impianto di Fukushima e si sono ammalate di cancro, speRo che possano essere adeguatamente risarcite”, ha detto l’uomo di 41 anni, in un’intervista a Asahi Shimbun.
Il Ministero della Salute giapponese ha annunciato, il 20 ottobre scorso, di aver concesso un risarcimento a questo lavoratore, sposato e padre di tre figli, esposto alle radiazioni nelle attività di liquidazione e di messa in sicurezza della centrale nucleare di Fukushima, esplosa dopo lo tsunami del marzo 2011.
L’uomo, che vive a Kita- Kyushu, Prefettura di Fukuoka, in precedenza aveva lavorato per un’azienda partner della Tokyo Electric PowerCo (l’azienda che gestisce l’impianto atomico) ed è stato impiegato nelle attività di costruzione e di saldatura in prossimità dei reattori n.3 e 4, tra il 2012 ed il 2013.
“Sono stato felice di aver appreso questa decisione”, ha detto. All’uomo è stata diagnostica una leucemia mieloide acuta nel corso di un controllo effettuato a gennaio 2014, due settimane dopo aver prestato la sua opera all’impianto di Fukushima.
Era esposto ad una dose giornaliera pari a 16 millisievert di radioattività quando lavorava all’impianto e dosi da 4 millisievert durante un servizio di tre mesi nell’impianto di Genkai Kyushu, sempre di proprietà della Electric Power Co, nella prefettura di Saga, nel 2012.
“Inizialmente non pensavo che la malattia fosse stata causata dall’esposizione alle radiazioni. Ho sempre disperatamente cercato di rimanere in vita perché mi preoccupavano le situazioni finanziarie della mia famiglia. Il cancro è ora in remissione, ma rimangono comunque possibilità di ricadute. Non ho idea di quando potrò tornare a lavorare.
Non mi pento di aver lavorato a Fukushima. Ho deciso di andare là sperando di poter dare il mio contributo al risanamento delle comunità colpite dal disastro e non ho alcun rammarico per la mia decisione” ha detto l’uomo.
L’operaio dice di aver sentito parlare anche di un caso di un altro ex-operatore che ha contratto la leucemia dopo aver lavorato per molti anni presso le centrali nucleari. Pare che questo non potesse presentare la domanda di risarcimento al governo, in quanto la sua Società non ha riconosciuto il nesso di causalità tra malattia e lavoro.
Secondo le norme di assicurazione del governo per i lavoratori dell’industria nucleare, introdotte nel 1976, lo Stato deve pagare un risarcimento ai lavoratori che sono esposti a 5 millisievert o a più elevati livelli di radioattività all’anno qualora sviluppino forme di cancro come la leucemia. La patologia deve essere rilevata dopo più di un anno dal loro primo impiego in un’attività esposta a radiazioni, salvo l’accertamento che siano esclusi altri fattori.
Nel corso di una conferenza stampa, svoltasi il 20 ottobre, i funzionari del Ministero della Salute hanno detto che la certificazione del risarcimento non conferma che il legame tra l’esposizione alle radiazioni e gli effetti sulla salute dell’uomo sia scientificamente provato.
“Sulla base degli intenti assicurativi riguardanti gli infortuni sul lavoro, abbiamo preso in considerazione questo caso, per il fatto che cose di questo tipo devono essere comunque sottoposte a risarcimento.
Abbiamo preso in considerazione il fatto che la persona è stata continuamente esposta a dosi maggiori di quelle stabilite dalla legge del 1976, 5 millisievert, imposte come “ammissibili” per la gente comune”, ha dichiarato un funzionario del Ministero.http://www.progettohumus.it/public/forum/index.php?topic=2310
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