Ed è proprio nelle viscere di questa terra malata, che si trovano Is Angurtidorgius (Gli inghiottitoi), 11 chilometri di gallerie naturali che si estendono proprio sotto la base militare e che, secondo il geologoFrancesco Lai, potrebbero contenere accumuli di sostanze nocive per la salute. Al già citato uranio impoverito, si aggiunge il torio radioattivo, che a seguito delle indagini, è stato ritrovato nel miele, nel formaggio, ma soprattutto nelle ossa di alcuni pastori deceduti che avevano accesso all’interno del poligono.
Accanto a tutte queste agghiaccianti prove dell’effettiva esistenza di una vera e propria “sindrome”, c’è l’aspetto più triste che riguarda l’indifferenza sia della Regione Sardegna, sia dello Stato italiano che hanno rinunciato a costituirsi parte civile nel processo per disastro ambientale, che – secondo notizie recenti – vedrà imputati tutti gli otto ex comandanti del poligono dal 2004 al 2010, i quali dovranno difendersi dall’accusa di omissione aggravata di cautele contro infortuni e disastri.
Tuttavia, mi lascia un tantino interdetta il fatto che le altre dodici persone – tra cui medici, tenenti, studiosi dell’università di Siena – per le quali era stato chiesto il processo, siano state prosciolte; le motivazioni sarebbero da ricercare nella superperizia fatta dal perito Mario Mariani nel giugno scorso, nella quale si afferma che nel poligono di Quirra non si possa effettivamente parlare di disastro ambientale e che, tuttavia, per poter fare un’indagine più approfondita, sarebbe necessario coinvolgere più figure professionali. Stando così le cose, verrebbe da chiedersi che peso hanno, in questa storia, tutte le morti, i malati, le orribili malformazioni animali. Dovremmo credere che siano solo sfortunate coincidenze? O sarebbe lecito invece, pretendere di vedere chiaro in mezzo alla nebbia nella quale vogliono gettarci? Se da un lato, il rinvio a giudizio degli otto militari indagati, rappresenta un primo passo verso l’affermazione di quella giustizia che, da anni, Quirra pretende di avere, dall’altro lato esso non è altro che la vetta di una montagna ben nascosta da una terra malata e da un mare sempre meno blu. Ma non parlate di disastro ambientale, per carità.
Usando il titolo di una bellissima canzone dei Radiohead: “No alarms, no surprises”.
Piccolo consiglio cinematografico, vista la mia “qualifica” attoriale: Materia Oscura, un meraviglioso documentario di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti. Chissà che non vi venga voglia di andare in vacanza a Quirra, quest’estate. http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/07/24/uranio-linferno-di-quirra-ma-non-parlate-di-disastro-ambientale/1070416/
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