Mazzocchio, verità interrata e 10 mila euro
Appena eletto assessore all’ambiente della Regione Lazio (primavera 2005) Bonelli si è recato a Pontinia in un’affollata assemblea. Uno dei presenti ricordava una notizia di cronaca dell’interramento di materiale (forse tossico e/o nocivo) dell’apertura di un’inchiesta di cui non si era più saputo nulla. Lo stesso cittadino, già consigliere comunale, esprimeva il suo timore perché Mazzocchio potesse diventare un’altra Valle del Sacco (il caso era assorto alle cronache nazionali).
Anche per la Valle del Sacco da anni si mormorava quello che poi sarebbe stato scoperto.
Da quando i cittadini hanno iniziato a protestare contro i cattivi odori nella zona, li ho accompagnati a parlare prima con l’assessore Bonelli, poi con l’assessore Zaratti che ha sostituito Bonelli. Entrambi però, se la causa era dovuta ai rifiuti, non avevano la delega rimasta al presidente della Regione. Ho suggerito, ad aziende e a cittadini che protestano contro i cattivi odori, alcune iniziative. E’ chiaro che la denuncia per inquinamento non avrà seguiti rilevanti o meglio non risolverà il problema, se non per brevi periodi, che potrà essere attenuato ma non scomparire. Altrettanto era chiaro che la richiesta di risarcimento danni, da parte di una più aziende cause del problema, non avrebbe avuto un seguito significativo. Queste azioni legali corrono negli anni, costano molto di più di quanto alla fine potrà essere il ristoro economico. Per questi motivi invitavo, cittadini ed aziende, a citare per danni, oltre ai diretti responsabili, anche tutti quegli enti e dirigenti degli stessi che avrebbero dovuto verificare, certificare, analizzare quello che tutti pensiamo e temiamo. Gli enti pubblici risponderanno, giustamente, che le aziende non possono chiudere, perché sono necessarie per il corretto sviluppo della società, perché concorrono a migliorare la qualità della vita, perché sono realtà economiche che danno sostentamento a persone e famiglie. Altrettanto vi risponderanno, sempre giustamente, che hanno altre priorità, che se dovessero chiudere tutte le aziende non in regola sarebbero in pochi a lavorare, che l’attività di analisi e controllo è dispersiva che occorrerebbero diverse e ben superiori disponibilità di risorse, attrezzature, personale. Per questo avevo consigliato cittadini e aziende a fare da soli per difendere i propri diritti alla salute, alla qualità della vita e del lavoro. Con 10 mila euro si possono autotassare ed effettuare quelle analisi più volte richieste e che mai vengono diffuse pubblicamente, dai pozzi, ai carotaggi nel terreno, alla qualità dei corsi d’acqua all’esame degli inquinanti in atmosfera.
domenica 9 dicembre 2007
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