TRA
I CRITICI ANCHE GIULIANO AMATO, GIUDICE DELLA CONSULTA
IL
PROGETTO REALIZZA LE PROMESSE DI B. QUANDO ERA PREMIER
IL
“PIZZINO”
Il
dottor Sottile avrebbe
scritto
le sue perplessità
in
un biglietto riservato
al
capo dello Stato.
Ma
nessuno ferma
il
turbopremier
ZITTI
E MOSCA
Le
opere definite urgenti
e
indifferibili avranno
una
catena
di
comando blindata.
Le
amministrazioni locali
potranno
annuire e basta
L’evoluzione
della
specie.
In 45 articoli
e
56 pagine,
rese
pubbliche
quattro
giorni fa sulla Gazzetta
Ufficiale
Matteo Renzi si congeda
dal
sospetto e sviluppa –
apertis
verbis –
le fattezze di Silvio
Berlusconi,
raccoglie e
mette
in pratica i dieci comandamenti
dell’uomo
del fare.
Fare
strade, autostrade, ferrovie,
tralicci,
ponti, inceneritori,
canali
di scolo e ogni altro
genere
di combinato col calcestruzzo
nel
più breve tempo
possibile.
Fare, soprattutto
progettare,
possibilmente senza
gufi
intorno, mani alzate,
vincoli,
osservazioni, consigli,
deduzioni.
IL
MITO della
velocità è spirito
del
tempo e diviene finalmente
– dopo
un parto durato mesi –
pratica
legislativa. Il decreto
legge
si chiama Sblocca Italia,
ed
è una potente proiezione di
ciò
che diverrà il nostro Paese.
Persino
Giuliano Amato, il
dottor
Sottile, la punta massima
dell’eccellenza
insieme politica
e
tecnocratica, sembra
abbia
dato una sbirciatina al
turbopremier
e in un biglietto
riservato
al capo dello Stato
avrebbe
poi vergato le sue prime
considerazioni:
ciò che non
è
riuscito a fare Berlusconi lo fa
ora
Renzi. Napolitano ha letto
il
biglietto ma ha firmato
ugualmente.
È incostituzionale?
Se
la veda il Parlamento.
In
effetti la legge, organizzata
nei
dettagli da Maurizio Lupi,
ministro
delle Infrastrutture e
gran
rappresentante di interessi
diffusi,
è stata sottoposta
al
vaglio di legittimità della
dottoressa
Nicoletta Manzione,
ex
capo dei vigili urbani di
Firenze
oggi a presidio dell’uf -
ficio
legislativo di Palazzo Chigi.
Il
decreto trasforma le peggiori
promesse
in realtà.
INIZIA
col prendere di
petto
(articolo
1) la costruzione della
linea
ferroviaria ad alta capacità
Napoli-Bari
e indica
nell’amministrazione
delegato
delle
Fs il commissario all’ope -
ra.
Costui ha poco tempo (due
anni)
per fare e avrà – ex
lege –
poca
voglia di discutere. Sottoporrà
il
progetto definitivo,
quindi
già impacchettato bene,
alle
varie amministrazioni dello
Stato
e agli uffici chiamati alla
tutela
del paesaggio (che pure
è
un precetto costituzionale,
articolo
nove della Carta). Il
commissario
aspetterà (comma
4)
che i burocrati annuiscano
presto
e bene. Se così non
fosse
o – peggio – non si presentasse
al
tavolo della concertazione
o
– peggio del peggio –
si
presentasse ma senza averne
titolo,
il commissario tirerà
dritto
e aprirà i
cantieri.
Non
deve
informare
il
ministero
che
manca il visto ma fa come
se
ci fosse.
SE
L’ODIOSO burocrate
si presentasse
e
manifestasse dissenso
e
lo motivasse persino, il
commissario
si prenderebbe
una
pausa di riflessione. Riflettendo
con
sè medesimo valuterebbe
se
l’obiezione fosse
fondata
o incongrua, adeguata
o
tignosa, volenterosa del bene
comune
(quindi del cemento)
o
solo di quello dei pini marittimi.
Dopo
aver brevemente
dibattuto
(esame interna
corporis)
il
commissario decide
se
andare avanti o fermarsi. Da
solo.
Sembra una barzelletta
ma
è il risultato del combinato
disposto
degli undici commi
nei
quali si concentra e si
espande
la figura di questo superpotente
per
far viaggiare in
tempo
i treni tra Napoli e Bari.
È
una norma per adesso riferita
a
due sole opere (quella citata e
la
tratta Palermo-Catania-
Mes
-
sina),
ma nel futuro diverrà il
modello
autocratico, la dimensione
del
fare a qualunque costo.
Fare
o fare silenzio.
Tutte
le opere definite grandi,
urgenti
e indifferibili, avranno
una
catena di comando blindata
e
un progetto chiuso.
Le
amministrazioni locali
e
tutti gli altri uffici chiamati
a
decidere potranno
annuire
e basta. Ed
infatti
il progetto, che
prima
doveva essere
presentato
nella sua
formulazione
“pre -
liminare”,
adesso
viene
concesso in visione
a
chi deve giudicare
sull’impatto
ambientale
dell’opera
da
costruire nella sua
versione
definitiva. Non
ci
può essere una obiezione
assoluta
(es: no a una
tangenziale
che tagli in due
il
Vesuvio), è consentita invece
l’obiezione
costruttiva.
Un
secondo esempio sarà utile:
si
localizza un ponte su un terreno
massimamente
franoso.
Bisognerà
riconsiderare i termini
dell’evidenza
e addolcirla,
sminuzzarla,
renderla supina
alla
ragion di Stato. Cercare
dunque,
se proprio non ce n’è
altri,
un terreno meno franoso
sul
quale costruire il ponte. E
magari
incrociare le dita.
NELL’IDEOLOGIA
renziana il
mito
della velocità è un cardine
assoluto
e l’uomo del fare farà a
qualunque
costo.
Grandi
facilitazioni anche a chi
volesse
installare antenne, tralicci
e
ogni altra specie di impianti
radioelettrici.
Il
penultimo comma dell’arti -
colo
6 rende giustizia a Tim,
Vodafone
e a tutte le altre compagnie:
possono
poggiarle liberamente
e
ovunque, senza
chiedere
“autorizzazioni paesaggistiche”
a
condizione che
non
siano alte più di un metro e
mezzo.
Chiese, cattedrali, forse
anche
il Colosseo: ripetitori
ovunque
e dovunque e per tutte
le
tasche. E via libera anche
(comma
7 dell’articolo 7) a tutti
e
servizi di collettamento delle
acque,
agli impianti di depurazione,
alle
varie bonifiche.
L’autorizzazione
s’intende
concessa
se il burocrate entro i
trenta
giorni non dà parere. Il
silenzio-assenso
funziona così.
IL
TURBOPREMIER non
ha
previsto
due casi di scuola: se il
burocrate
di turno, solo e disperato,
fosse
chiamato nello
stesso
periodo di tempo a redigere
uno
sproposito di pareri
in
quel medesimo territorio
come
potrebbe onorare la puntualità?
Oppure,
secondo caso,
potrebbe
colpevolmente distrarsi.
Perché
convinto a stare
zitto
(magari corrotto?) oppure
restare
inerte per la sua inguaribile
fannullonaggine.
In
quel
caso la sua condotta non
verrà
più sanzionata.
Prima
del decreto l’autorità appaltante
chiedeva
la sostituzione
del
funzionario infingardo,
a
cui poteva seguire un provvedimento
disciplinare.
Da oggi
il
silenzio è come la tana libera
tutti:
meno si è meglio si
appare.
Uguale
uguale l’architettura legislativa
per
la costruzione degli
inceneritori.
Si possono localizzare
anche
dietro piazza
della
Signoria. Se l’ufficio non
vede,
cuore non duole. L’im -
patto
ambientale che significa,
nel
caso per esempio di una
fabbrica
di pesticidi da autorizzare,
anche
impatto sulla salute
di
chi vive nelle vicinanze è rubricato
come0
u0n fastidio e tenuto
in
conto con l’attenz0ione
che
si ha verso un ronzìo di
mosche.
Basta scacciarle con
una
mano o e il gioco è fatto.
Renzi
va veloce e, a quel che
promette,
il cemento pure.
il fatto quotidiano 17 settembre 2014
Nessun commento:
Posta un commento